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La ripresa tarda ad arrivare soprattutto al sud. Impennata del ricorso alla CIG per imprese leccesi secondo il rapporto della Uil. Giannetto: “Serve piano industriale”.
Probabilmente non basta un ostentato ottimismo e dire che tutto va bene per fare arrivare la tanto agognata ripresa economica. Sono i dati dell’Inps sul ricorso alla cassa integrazione (CIG) a rompere l’incantesimo, soprattutto con riferimento alle regioni del sud.
I dati, che si riferiscono ai primi 11 mesi del 2015, sono stati elaborati nel rapporto della Uil – Servizio Politiche del Lavoro.
I risultati riportati non sono molto incoraggianti. Il ricorso alla cassa integrazione in provincia di Lecce, a novembre avrebbe registrato un aumento del 164,7% rispetto al mese precedente. In particolare la CIG straordinaria ha segnato un aumento dell’810%, passando da quasi 47 mila richieste a oltre 427 mila. Anche la CIG in deroga ha regstrato un aumento, mentre la cassa integrazione ordinaria, in controtendenza, ha segnato un calo.
Complessivamente, da gennaio a novembre 2015, l’Inps ha autorizzato quasi 4 milioni e 300 mila ore di cassa integrazione. Non c’è dubbio che i segnali di ripresa tardino a farsi vedere, almeno nella nostra provincia. Le aziende del leccese, per non licenziare, sono costrette a ricorrere allo strumento della cassa integrazione.
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Secondo il segretario generale della Uil di Lecce Salvatore Giannetto, “ancora una volta ci troviamo di fronte a un dato allarmante”, dovuto in questo caso “alla scarsezza delle risorse a disposizione delle Regioni” e ai “vincoli, fortemente riduttivi, che hanno fissato il tetto massimo di utilizzo a 5 mesi”.
L’aumento sostanziale nella provincia di Lecce delle ore autorizzate di cassa integrazione straordinaria, considerata da Giannetto “unico dato veritiero dal punto di vista socio-economico”, “non può non preoccupare in quanto, per la caratteristiche di questo strumento di protezione sociale, sembra mantenersi alto il numero di imprese che sono costrette a dolorosi processi di ristrutturazione”.
“In sostanza il sistema produttivo – sentenzia il segretario – sembra un puzzle in cui convivono settori il (leggera) ripresa con altri in cui la crisi è ancora profonda”.
“A tal proposito – aggiunge – ricordo che il quadro delle vertenze nella nostra provincia registra una drammatica assenza di risposte istituzionali su tutto il versante delle crisi aziendali più rilevanti, nonostante i numerosi tavoli aperti dal sindacato nazionale, regionale, e provinciale”.
Giannetto ribadisce poi l’importanza che le politiche non si limitino all’assistenzialismo, ma siano più strutturali: “la sfida che ci attende – afferma – in questo nuovo anno non sarà solo quella di assicurare gli stipendi ed evitarne il fallimento, perché è necessario un rilancio che passi attraverso la regionalizzazione ed un vero piano industriale”.
Infine il segretario riserva una critica al Jobs act, che a suo parere avrebbe notevolmente indebolito lo strumento della cassa integrazione.
“La nostra analisi – conclude – conferma ad ogni modo che la cassa integrazione rimane uno scudo importante per evitare il passaggio alla disoccupazione e non può non preoccupare che gli ultimi interventi legislativi (Jobs act) l’abbiano significativamente indebolita”.