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Firmato il nuovo decreto salva Ilva per vendere i complessi aziendali. Emiliano punta tutto sul gas. Ma è realizzabile il progetto di riconversione?
Ci si gioca il tutto per tutto pur di salvare l’Ilva, la più grande acciaieria d’Europa che sorge a Taranto, considerata una fabbrica di morte per via delle sue emissioni nocive. Governo nazionale e Regione Puglia sono pronti a sfidare il mercato, non molto generoso con l’Ilva, ma anche l’Europa, pronta ad aprire una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per aiuti di Stato.
Dopo una gestazione difficile, il piano è stato varato. Ieri il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, ha firmato il decreto con cui è stata autorizzata la cessione dei complessi aziendali e sono state avviate le procedure per il trasferimento delle aziende del del gruppo. L’Ilva, quindi, ora sotto l’amministrazione straordinaria portata avanti dai commissari Piero Gnudi, Corrado Carruba ed Enrico Laghi, si appresta a cercare nuovi proprietari.
Il prossimo passo è rappresentato dalla pubblicazione di un del bando per le manifestazioni di interesse. Questa fase, salvo proroghe, dovrebbe concludersi entro il mese di giugno.
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Il Governatore Michele Emiliano, visibilmente soddisfatto, pone come condizione la conversione a gas dell’acciaieria, con il passaggio dall’uso del carbon coke al meno inquinante “preridotto”. Per Emiliano questa è “l’unica reale possibilità di conciliare esigenze produttive e salute.
Ricordo che l’utilizzo del gas naturale – ha aggiunto – e del cosiddetto preridotto, abbatte le emissioni nocive del 100% e del 60% quelle di CO2″, nonché l’unico modo per rendere compatibile la nuova Ilva con gli impegni che tutta la Unione Europea ha preso a Parigi, in occasione della conferenza internazionale sul clima, e in merito alla totale decarbonizzazione dell’industria europea.
La chiave di volta per effettuare questa conversione è, secondo il Presidente, il gasdotto TAP, che porterebbe dall’Azerbaijan 20 miliardi di metri cubi di metano all’anno. Va detto che uno dei presupposti di questo piano è lo spostamento dell’approdo del gasdotto TAP da San Foca a Brindisi, ipotesi non facilmente realizzabile. Inoltre, 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno rappresentano la capacità massima del gasdotto, ma TAP ha sempre affermato che il gasdotto ne trasporterà la metà, almeno per i primi anni di esercizio.
Oltre al gas di TAP, stando al piano di Emiliano, l’Ilva dovrebbe attingere anche ad un giacimento di gas scoperto recentemente in Egitto e al gas proveniente dalla Basilicata. In questo modo l’acciaieria avrebbe addirittura la disponibilità forniture “illimitate”.
Ammesso che il piano sia effettivamente realizzabile, quanto tempo sarebbe necessario per portarlo a termine? Quand’è che l’Ilva inizierebbe a produrre acciaio utilizzando gas e preridotto? Gli investitori sono disposti ad aspettare?
Di sicuro l’unica a non aspettare sarà la Commissione Europea, che aprirà una procedura di infrazione ai nostri danni per aiuti di Stato.