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TAP tira dritto senza modificare la tabella di marcia. Entro fine mese inizierà l’espianto degli ulivi nell’area del microtunnel. Emiliano continua a credere nell’approdo a Brindisi.
Entro la fine di gennaio verrano espiantati 231 ulivi. Non è colpa della xylella o delle misure di contrasto a questo batterio. La ragione si chiama TAP e non è un batterio, anche se è di difficile eradicazione.
Per far posto al gasdotto TAP dovranno essere espiantati, stoccati e ripiantati oltre 1000 ulivi nel territorio di Melendugno.
Nella prima fase toccherà ai primi 231 alberi, quelli dell’area più prossima alla costa di San Foca, dove dovrebbe essere realizzato il microtunnel. Questi, una volta espiantati dovrebbero essere stoccati in un’area idonea, che potrebbe essere rappresentata dallo stesso fondo agricolo di origine oppure un’azienda vivaistica.
La zona di Melendugno, come tutta la provincia di Lecce, è stata definita dalla normativa anti xylella come zona infetta. Da ciò derivano una serie di conseguenze giuridiche, anche a prescindere dalla positività al batterio o dalla presenza di sintomi da disseccamento nelle piante che vi rientrano.
Una delle conseguenze derivanti dall’appartenenza alla zona infetta è il divieto di movimentazione delle piante potenzialmente ospiti del batterio, con l’eccezione di alcune parti di esse, come branche e tronchi.
Inoltre vige il divieto di reimpianto degli ulivi, sebbene mitigato da un’apertura verso il reimpianto a fini sperimentali.
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Ad ogni modo la multinazionale TAP avrebbe ricevuto un’autorizzazione che le permetterà di eseguire legittimamente queste operazioni, purché si compiano all’interno di zone con lo stesso status fitosanitario. In altre parole gli ulivi espiantati nella zona infetta non possono uscire dalla zona infetta. Qualcuno potrebbe obiettare che la ratio della normativa anti xylella sarebbe quella di evitare di favorire la diffusione del batterio attraverso la movimentazione, non quello di rispettare la delimitazione delle zone.
Ad ogni modo si è giunti ad una situazione paradossale in cui per la realizzazione del gasdotto è possibile espiantare, movimentare e ripiantare oltre 1000 alberi di ulivo, mentre scambiare il ramoscello di ulivo in occasione della Domenica delle Palme è vietato. E non è nemmeno possibile prelevare campioni dalle piante, anche a fini di ricerca. Ricerca che di fatto fino oggi è stata monopolizzata.
Va detto comunque che gli alberi da espiantare sono stati analizzati e ne è stata certificata la non positività alla xylella. Ulteriori misure fitosanitarie potranno essere stabilite dall’Ufficio fitosanitario regionale.
Si nutrono dubbi anche sull’effettiva possibilità che tutti gli ulivi verranno poi ripiantati. Intanto gli alberi saranno sottoposti a notevole stress e perciò saranno più vulnerabili agli attacchi dei parassiti e ai patogeni che possono contribuire al loro disseccamento. In secondo luogo, il Comando provinciale dei Vigili del fuoco, col parere del 30 novembre scorso, ha confermato che occorre mantenere una distanza minima di sicurezza di 5 metri “tra il contorno della condotta a terra e gli alberi ad alto fusto”. Che succederà quindi a quegli ulivi che rientrano in questa fascia?
Mentre TAP continua determinata con la sua tabella di marcia, il Presidente Michele Emiliano continua a proporre lo spostamento dell’approdo da San Foca a Brindisi. Dal canto suo TAP avrebbe apprezzato l’atteggiamento collaborativo di Emiliano, ma a quanto pare è solo lui a crederci. O forse nemmeno lui, ma la strategia potrà comunque fruttargli un ritorno di immagine.
L’ipotesi di Emiliano, oltre che pervenire con notevole ritardo, è anche osteggiata dai No al Carbone, dall’Amministrazione comunale brindisina e dallo stesso PD brindisino. E la proposta non trova sponda nemmeno nei comitati e nelle associazioni della provincia di Lecce che si sono battute e che continuano a battersi contro TAP.
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