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Non si tratta si presunti avvistamenti alieni, ma di sperimentazioni che hanno avuto luogo nelle stesse aree poi colpite anni dopo dal CoDiRO e all’interno dei quali è stato autorizzato anche l’uso di prodotti il cui utilizzo è vietato. Tra questi prodotti c’erano anche quelli della Monsanto.
“Persino l’ex Presidente del Tribunale di Bari Vito Savino ha preso le distanze da questa iniziativa giudiziaria e ha manifestato sulla stampa il proprio «sconcerto»”, ha aggiunto Mieli per legittimare ulteriormente il proprio punto di vista. Ma quanto vale l’opinione di un ex magistrato (Savino) che esprime pubblicamente giudizi sull’operato di ex colleghi, senza avere né la competenza (sia funzionale che territoriale), né la conoscenza degli atti di indagine? Ricordiamo che gli atti sono ancora secretati, fatta eccezione delle informazioni rese pubbliche per motivare il provvedimento di sequestro degli alberi colpiti da ordinanza di abbattimento.
Secondo Mieli, alle dichiarazioni di Savino, sarebbe seguita la controffensiva dei magistrati leccesi che “- come sempre si fa in casi del genere – hanno ribattuto allargando il campo delle accuse ad un numero sempre più vasto di imputati, i quali (Savino, Godini, Martelli) avrebbero condiviso «un medesimo approccio culturale nell’Accademia dei Georgofili di cui fa parte anche il professor Paolo De Castro, già ministro dell’Agricoltura, attualmente eurodeputato, che ha riferito in commissione proprio sulla questione Xylella»”.
In realtà il contenuto di questo estratto era già presente prima dell’esternazione di Vito Savino. In secondo luogo Mieli, in virtù della sua notevole esperienza, dovrebbe sapere che in fase di indagini preliminari non ci sono imputati. Lo status di imputato lo assume solo chi viene rinviato a giudizio. Semmai ci possono essere indagati in questa fase. Godini e Martelli, che lui espressamente cita, non risulterebbero indagati, ma solo menzionati negli atti.
L’esperto giornalista ritorna poi per la terza volta nello stesso editoriale a parlare di complotti e va ben oltre quello che hanno scritto e dichiarato i magistrati: “Europa, Guardia forestale, Georgofili, ex ministri avrebbero dunque congiurato per distruggere gli ulivi salentini allo scopo di impiantare in quel di Gallipoli nuove coltivazioni. E gli scienziati dell’Università di Bari, del Cnr e dell’Istituto agronomico alimentare (Iam) avrebbero aderito (dietro compenso?) al complotto”.
Anche Mieli ricorre a quello che ormai è diventato un “classico”, quello di creare confusione mettendo in mezzo vicende molto diverse tra loro, come quelle dalla cura Di Bella, di Stamina, del terremoto dell’Aquila, per screditare l’operato dei magistrati di Lecce attraverso dei precedenti che poco hanno a che fare con la vicenda xylella.
Arriva anche ad attingere informazioni da un nuovo adepto della stampa nazionale, Luciano Capone de Il Foglio, che con un’interpretazione a dir poco forzata aveva rilevato “una grande contraddizione logica”: da un lato i magistrati sostengono che non esiste «un reale nesso di causalità tra il batterio e il disseccamento degli ulivi», dall’altro accusano i ricercatori di aver diffuso il batterio. L’accertamento di responsabilità penali in ordine alla diffusione di un patogeno pericoloso (che potenzialmente può attaccare centinaia di specie vegetali) è indipendente dal suo grado di patogenicità su una particolare specie.
In verità, pur non essendo provata la patogenicità sull’ulivo, i consulenti incaricati dalla Procura parlano comunque della presenza di xylella di un ruolo che potrebbe avere nel disseccamento in concorso con altri fattori e microorganismi.
Il giornalista smentisce che l’esperto mondiale di xylella Alexander Purcell abbia affermato che gli abbattimenti sono inutili: “lo stesso Purcell nega di aver mai pronunciato ed è stata riferita da un’europarlamentare grillina”, ha dichiarato. Non è chiaro tuttavia quando e in che circostanza sarebbe avvenuta questa smentita.
Infine Paolo Mieli conclude così: “A questo punto non è lecito nutrire dubbi: vincerà la Xylella e gli italiani si troveranno a dover pagare una multa all’Europa. Poi, come sempre accade, tra un decennio verrà il tempo delle pubbliche scuse ai ricercatori che hanno fatto il loro dovere e per questo hanno avuto dei guai. Così vanno le cose nel nostro Paese”.
Chissà se in futuro si scoprirà che è lui ad essersi sbagliato e non sarà lui a trovarsi in condizioni di chiedere scusa a qualcuno, magistrati in primis. Paolo Mieli non ha considerato che fin da principio ci sono stati scienziati che non hanno condiviso le conclusioni a cui sono giunti gli esperti del Comitato scientifico incaricato e che non c’è nessun conflitto tra magistratura e scienza.
La stessa magistratura si è rivolta a due scienziati come consulenti. Semmai si può parlare di profonde divergenze all’interno del mondo scientifico. Inoltre sorprende l’approssimazione e la superficialità con cui ha affrontato questo delicato argomento, non risparmiandosi mai nel criticare l’operato della magistratura.
Articolo pubblicato originariamente su TagPress