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Potì: “Non si possono estirpare 231 ulivi senza che TAP sappia come procedere”. Nessuna prescrizione ante operam è stata soddisfatta.
Malgrado le apparenze il gasdotto TAP è lungi dall’essere realizzato. Il progetto sembra essersi “arenato” nell’area del micro tunnel, un’area lunga circa un chilometro e mezzo, che va dallo specchio d’acqua antistante la spiaggia di San Basilio (San Foca), fino agli uliveti da cui TAP dovrebbe espiantare 231 ulivi per ospitare il cantiere, che poi andrebbero ripiantati una volta ultimati i lavori.
All’incontro con la stampa avvenuto questa mattina presso l’aula consiliare di Melendugno, il Sindaco Marco Potì, il portavoce del Comitato No TAP Gianluca Maggiore e l’ingegnere Alessandro Manuelli, hanno esposto problematiche e criticità inerenti a TAP.
Dall’analisi esposta emergono delle vistose falle. Già ci eravamo occupati della questione della manutenzione del micro tunnel in caso di perdite e di altri aspetti. Ora si delinea un quadro più chiaro della situazione.
Innanzitutto nessuna delle prescrizioni ante operam è stata ad oggi soddisfatta. Per quanto riguarda alcune di esse la procedura è rimasta sospesa in attesa di integrazioni e chiarimenti. In ordine ad un’altra serie di prescrizioni non è stata presentata la documentazione non risulta nemmeno pervenuta.
Ciononostante TAP ha fretta comunque di iniziare i lavori nell’area del micro tunnel, i quali richiedono l’espianto di quei famosi 231 ulivi.
Perché questa fretta di cantierizzare dei lavori che probabilmente non sono nemmeno realizzabili?
Una possibile risposta deriverebbe dal fatto che gli ulivi possono essere spostati in qualsiasi periodi dell’anno, dovendo rispettare il riposo vegetazionale della pianta. Quindi queste operazioni dovrebbero iniziare il 18 gennaio per essere terminate entro la fine del mese. Altrimenti bisognerà far slittare i lavori di un anno. In questo modo accumulerebbero almeno un anno di ritardo sul cronoprogramma di TAP e quindi non verrebbero rispettati gli impegni contrattuali assunti.
Oltre alle inottemperanze, a bloccare i lavori ci sarebbero anche alcune carenze progettuali di difficile superamento.
Va premesso che l’area interessata presenta un equilibrio idrogeologico molto delicato ed il livello della falda acquifera è molto alto.
L’analisi tecnica esposta questa mattina riguarda esclusivamente l’area del micro tunnel, non anche le altre zone interessate dal progetto, sulle quali ci sono ulteriori aspetti controversi di tipo tecnico e ambientale.
Tuttavia la realizzazione del micro tunnel rappresenta la più delicata e complessa di tutte le fasi di realizzazione del gasdotto TAP.
Innanzitutto non sembra realizzabile il micro tunnel. Come osservato, si vorrebbe impiegare la tecnica del microtunneling, ma per realizzare una galleria del diametro di 3 metri. Considerate le dimensioni, il Sindaco Marco Potì preferisce parlare di “macro tunnel”.
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La lunghezza di questo tunnel indicata in progetto appare inadeguata. La condotta, secondo quanto imposto a livello ministeriale, dovrebbe uscire a 50 metri dalle praterie di posidonia e cymodocea. Pertanto, per ottemperare a questa prescrizione (A.6), TAP dovrebbe allungare il micro tunnel, portandolo dai 1485 metri previsti in progetto a 1616 metri. Ma aumentando la lunghezza aumenta anche la profondità marittima per circa 129 metri. Pertanto, secondo documentazione tecnica presentata dalla stessa TAP, per rendere realizzabile l’opera aumentando la lunghezza del micro tunnel sarebbe necessario rimuovere parte dello scoglio sottostante, tagliando in verticale per oltre un centinaio di metri. Questa operazione libererebbe una grossa mole di particelle che andrebbero a danneggiare la posidonia.
Secondo Potì in questo modo la multinazionale confessa di non poter realizzare l’opera.
Un ulteriore aspetto critico è legato alla conformazione del suolo e del sottosuolo. Secondo uno studio effettuato dall società E.on, ex socia TAP che ha successivamente venduto le proprie azioni, il sottosuolo è perlopiù sabbioso e argilloso e all’interno di esso è stata rilevata una anomalia morfologica compatibile con una cavità carsica. La zona del Bosco di San Basilio è nota per presentare grotte e fenomeni carsici.
Se sei considera il peso di tutte le infrastrutture (pozzo di spinta, pareti di cemento armato, tubo di acciaio) – spiega l’ingegnere Manuelli – è plausibile un rischio di sprofondamento dell’intera opera. L’unica soluzione possibile prospettata nello studio sarebbe quella di riempire le cavità carsiche con del cemento armato.
L’ingegnere aggiunge che i carotaggi sono stati fatti a 30 metri di profondità senza trovare roccia. Il problema è fare in modo che l’opera tenga per 25 anni. Se questa non dovesse reggere, l’acqua del mare entrerebbe a contatto con la falda acquifera.
Pertanto nella rete idrica delle utenze domestiche, nei pozzi, negli impianti per le irrigazioni, nell’impianto di fitodepurazione, nella Palude di Cassano entrerebbe acqua salata, con conseguenze irreversibili
Inoltre – osserva Potì – in caso di rottura della tubazione del gasdotto, le cavità carsiche si riempirebbero di gas metano.
Secondo uno studio condotto da Saipem, la realizzazione dell’opera provocherebbe un della abbassamento falda acquifera di 10 centimetri.
Alcuni studi tecnici avrebbero dovuto essere presentati da parte di TAP già durante la fase di valutazione della prefattibilità del progetto, come quelli riguardanti l’interferenza dell’opera con la falda acquifera, che già nel 2005 erano statati richiesti dall’Unione Europea.
Nel 2014 gli stessi studi sono stati nuovamente richiesti dal Ministero dell’ambiente. Ad oggi non risultano ancora essere stati prodotti, eppure TAP vuole avviare i cantieri.
TAP ad oggi non avrebbe chiarito se il micro tunnel è fattibile o meno. Da ciò che emerge dall’analisi “No TAP”, che pure si basa sulla documentazione TAP, non sarebbe possibile. Le prescrizioni richiedevano anche la presentazione delle alternative (comunque da sottoporre a valutazione di impatto ambientale) in caso di non fattibilità del micro tunnel. Ma anche queste risultano mancanti.
Potì non accetta che si estirpino 231 alberi di ulivo, che si cantierizzi un’opera, senza sapere ancora se il progetto è fattibile o no. Sull’incognita pesano le procedure sospese e la questione degli ulivi che secondo alcune aziende agricole sarebbero affette da CoDiRO e quindi, per ora, inamovibili. Per Gianluca Maggiore non è assolutamente verosimile il rispetto da parte di TAP del cronoprogramma previsto.
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