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Disseccamenti ulivi segnalati al CNR di Bari. Coldiretti torna a proporre cultivar resistenti a xylella. Ma la presenza del batterio è ancora da accertare.
Si tratterebbe della prima segnalazione di ulivi con sindrome da disseccamento rapido nella provincia di Taranto. Il territorio interessato è quello di Avetrana, Comune del tarantino al confine con la provincia di Lecce. A renderlo noto è Coldiretti Puglia. La segnalazione è stata inviata al CNR di Bari, ma non sarebbe avvenuto ancora alcun accertamento per la presenza del batterio sugli alberi.
Coldiretti parla comunque di xylella e di malattia che continua ad avanzare. Tanto è bastato ad alcuni organi di informazione e associazioni di categoria per tornare ad usare toni allarmistici, senza attendere il riscontro scientifico.
Va detto che negli ultimi 2 – 3 anni, anche nell’immaginario comune, è stata coniata una sorta di equivalenza “foglia secca = xylella fastidiosa”. Ma il disseccamento degli ulivi non è un fenomeno nuovo nel nostro territorio. Fino al 2013 veniva attribuito ad altre cause, quali funghi e insetti. Con l’affermarsi dello spauracchio xylella, tutte le altre possibili e probabili cause di disseccamento sono state quasi spazzate via. Pur ammettendo che il batterio della xylella sia in grado di provocare il disseccamento (mancherebbero però le prove di questo), non si terrebbe conto degli alberi che seccano per altre cause. Così nel calderone degli alberi ufficialmente ammalati di xylella ci finiscono ulivi seccati per qualsiasi altra causa. In questo modo regna l’incertezza più totale sul numero di alberi che effettivamente seccherebbero a causa del batterio.
Sembrano inoltre cadute nel vuoto le risultanze scientifiche contenute nella consulenza disposta dalla Procura di Lecce, come la mancanza della prova del nesso di potogenicità tra disseccamento rapido dell’olivo e presenza di xylella fastidiosa e l’attribuibilità di questo fenomeno ad un complesso di fattori all’interno del quale il ruolo della xylella è incerto.
Alcune associazioni di agricoltori preferiscono credere alla tesi del batterio killer. Tra queste Coldiretti: “La notizia di nuove piante infette ad Avetrana – ha dichiarato Gianni Cantele, presidente Coldiretti – è solo, purtroppo, una conferma che la malattia sta continuando a ‘camminare’ sul territorio e che dopo Lecce e Brindisi ha raggiunto la provincia di Taranto. Servono immediatamente controlli e monitoraggi stringenti”.
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La situazione è in fase di stallo. Il piano di estirpazioni non è più attuabile e lo stato d’emergenza sembra ormai al tramonto. La sua scadenza naturale è prevista per i primi di febbraio, salvo improbabili proroghe. La sua fine potrebbe anche essere anticipata, dal momento che Emiliano sembra intenzionato a proseguire in regime ordinario, anche se ad oggi non ha ancora predisposto un piano.
Nel frattempo Coldiretti propone il ricorso alle buone pratiche agricole e ad un nuovo approccio al problema. “Bisogna fare ordine – continua Cantele – e dire ai nostri olivicoltori esattamente cosa devono fare, e sollecitare buone pratiche agronomiche anche in aree pubbliche e demaniali. Dopo aver avviato un percorso proficuo con l’Assessore al ramo, Leonardo Di Gioia, abbiamo illustrato le nostre priorità al nuovo Direttore del Dipartimento Agricoltura della Regione Puglia, Gianluca Nardone, a cui abbiamo chiesto di affrontare l’emergenza con un nuovo approccio più di sistema. Ci aspettiamo a breve di affrontare la complessità del problema con il Governatore Emiliano”.
A questa generica proposta se ne aggiunge un’altra, più specifica: quella di individuare nuove cultivar, più resistenti alla xylella.
“Il sistema della ricerca va assolutamente supportato – ha affermato Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia – per individuare indubitabilmente le varietà resistenti al patogeno. C’è assoluta convergenza con il direttore Nardone circa la necessità di predisporre un piano di comunicazione che fornisca al tessuto imprenditoriale e sociale informazioni utili e puntuali per contrastare e prevenire la malattia”.
Il ricorso all’impianto di nuove varietà di ulivo, più resistenti, è visto con un certo sospetto tra gli attivisti, soprattutto da quando è stato osservato che Angelo Godini, docente dell’Università di Bari, uno dei sostenitori della misura dell’abbattimento degli ulivi finalizzata a contrastare il batterio, già nel 2009 sosteneva la necessità di rivedere le leggi sull’abbattimento degli ulivi, eliminare gli uliveti “in esubero” e passare alla coltura intensiva e ultraintensiva attraverso l’impiego di nuove cultivar di ulivo. Obiettivi diversi, stessi strumenti.
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