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La nuova task force anti xylella si compone di 60 membri. Coinvolti anche gli atenei di Lecce, Foggia, Basilicata e diversi istituti scientifici. Tra i componenti anche giuristi, medici, imprenditori.
L’auspicio di molti era che finalmente la ricerca sul CoDiRO e sulla xylella si aprisse ai contributi scientifici provenienti da diverse università e istituti di ricerca, con un approccio multidisciplinare, in modo da avviare un dibattito scientifico che metta a confronto i diversi contributi e metodi per affrontare il batterio della xylella fastidiosa, l’albero dell’ulivo, ma soprattutto tutti gli elementi potenzialmente in grado di portare le piante al disseccamento: dai parassiti (rodilegno, funghi, batteri), alle cattive pratiche agricole, dello stato di abbandono di alberi e terreni, all’uso e l’abuso di pesticidi, dall’impoverimento dei terreni, all’indebolimento delle difese immunitarie delle piante.
Qualcosa, tanto, si può fare per curare le piante malate, anche con metodi semplici. Lo dimostrano i risultati delle sperimentazioni condotte dall’Università di Foggia, dall’Università della Basilicata, dal Crea di Caserta, dalle semplici cure del terreno e dell’albero messe in atto dai contadini.
Il nuovo Comitato tecnico scientifico (o task force, che dir si voglia) sembra voler dar seguito a queste aspettative. La prima novità, rispetto alla gestione precedente, è il passaggio da un sistema chiuso, che coinvolgeva solo gli istituti di Bari (Università, CNR, Iam, istituto di ricerca Basile-Caramia) ad un sistema più aperto, che coinvolge diversi atenei e istituti di varie parti d’Italia, comprese diverse Facoltàdell’Università del Salento.
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Diverse sono le figure e le competenze coinvolte, compresi medici (anche per conoscere in anticipo pareri sui possibili impatti sulla salute pubblica di eventuali misure), ingegneri (GIuseppe Ciccarella, dell’Università del Salento, ha proposto uno studio basato sull’impiego delle nanotecnologie per fermare il batterio), giuristi (per sapere come muoversi restando all’interno del diritto e dei diritti, bilanciando i vari beni giuridici coinvolti), imprenditori (tra questi anche Giuseppe Palumbo, amministratore dell’azienda Tormaresca).
Il nuovo Comitato, così come voluto dal Governatore Michele Emiliano, si è insediato lo scorso 16 novembre, mentre la seconda convocazione è prevista per il prossimo 28 gennaio in Regione. Sarà la prima dopo il sequestro degli ulivi da parte della magistratura. Il numero di componenti da 45 sale a 60, non ci sono più tra essi le persone finite sotto indagine.
C’è Marco Scortichini, il quale con il Crea di Caserta sta sperimentando un fitofarmaco che, in base ai primi riscontri, è in grado di eliminare i sintomi da disseccamento e far rivegetare l’albero malato; c’è anche il professor Cristos Xiloyannis, dell’Università della Basilicata, il quale guida un gruppo di lavoro che sta ottenendo risultati promettenti agendo sull’arricchimento del terreno e sulla potatura leggera e regolare dell’ulivo.
Ci sono scienziati che sostengono l’inutilità e la dannossità degli abbattimenti ai fini del contenimento della malattia, affiancati da chi finora ha lavorato a fianco di chi ha sostenuto la necessità di estirpare le piante.
Tra i nuovi componenti spicca il professore emerito dell’Università di Bari Giovanni Martelli, membro dell’Accademia dei Georgofili, colui che intuì nel 2013 la possibile presenza di xylella fastidiosa nel Salento. Martelli ha condiviso il pensiero del precedente Comitato, ha il difeso il suo operato. Tuttavia ha avuto un periodo in cui manifestava scetticismo sulla responsabilità di questo batterio come agente primario nel disseccamento. Sostenne che in assenza di prove di patogenicità, affermare la xylella fosse il batterio killer era solo il frutto di congetture e allarmismi mediatici ingiustificati.
Il 28 gennaio, questa nuova formazione, si riunirà. Si parlerà in particolare di ricerca e sperimentazione per contenere e prevenire la sindrome da disseccamento rapido dell’ulivo, oltre che di monitograggio e strategie ed azioni di contenimento del batterio xylella fastidiosa.
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