Warning: Attempt to read property "post_excerpt" on null in /home/mhd-01/www.salentometropoli.it/htdocs/wp-content/themes/morenews/single.php on line 53
Secondo uno studio di Agroinnova i cambiamenti climatici porteranno una grave minaccia all’agricoltura italiana ed europea, rappresentata da parassiti provenienti dalle aree tropicali.
E’ di questi giorni la notizia secondo la quale microorganismi pericolosi provenienti dalle zone tropicali potrebbero presto migrare verso il sud dell’Europa e creare enormi danni all’agricoltura. La causa? I cambiamenti climatici.
A lanciare l’allarme è Agroinnova del centro per l’innovazione in campo agro-ambientale presso l’Università di Torino, a conclusione di una ricerca condotta nell’ambito del progetto Plantfoodsec, finanziato da fondi europei.
E’ stata stilata una lista 63 patogeni, tra batteri e altri microorganismi, pericolosi per le specie vegetali presenti in Italia, ma anche nel resto dell’Europa.
Secondo le previsioni l’agricoltura, ma anche la soprvavvivenza di alcune specie vegetali, potrebbero essere messe a rischio se le temperature dovessero continuare ad aumentare.
“I cambiamenti climatici per l’Italia avranno un impatto negativo: le minacce biologiche saranno più frequenti e più probabili. Gli attacchi di alcuni funghi come la ‘Peronospora belbahri’, devastante per il basilico, o la peronospora della vite, i funghi del terreno e le ruggini del grano, aumenteranno di gravità e saranno più precoci” ha dichiarato Maria Ludovica Gullino, docente di patologia vegetale dell’Università di Torino e direttrice di Agroinnova.
[tagpress_ad_marcello]
In laboratorio sono stati simulati e valutati gli effetti dell’aumento delle temperature su diversi tipi di piante e alberi. A rischio sarebbero 21 tipi di colture, tra cui la vite, gli olivi, i pomodori, la lattuga, le arance e i girasoli.
I rimedi? Gli esperti suggeriscono di agire preventivamente, applicando ai semi delle piante a rischio alcuni trattamenti non invasivi e sostenibili, come trattamenti termici (acqua o aria calda), con oli essenziali o, a seconda dei casi, altri tipi di cura.
Un secondo approccio sarebbe quello di creare varietà più resistenti, intervenendo sulla genetica, senza ricorrere però ai prodotti Ogm.
Torna d’attualità, quindi, il pensiero di Kristos Xiloyannis, docente dell’Università della Basilicata, il quale, a proposito del CoDiRO e della xylella, ha da sempre manifestato contrarietà agli abbattimenti, favorendo invece trattamenti volti a rinforzare il sistema immunitario delle piante, anche perché in futuro potrebbero arrivare minacce da microorganismi diversi da quelli coinvolti nel complesso del disseccamento rapido degli ulivi (xylella, funghi e rodilegno).
Inoltre, molti scienziati hanno sottolineato come la progressiva scomparsa della biodiversità rende le piante più esposte agli attacchi dei parassiti, poiché scompaiono quei microorganismi “buoni”, che proteggono quelle specie vegetali utili all’uomo e agli animali.