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Stop parziale alle trivelle: 27 istanze rigettate (9 totalmente, 18 parzialmente). Invocato “election day” per l’unico referendum rimasto in piedi.
In ossequio a quanto stabilito dalla legge di stabilità, il Ministero dello Sviluppo economico ha rigettato tutte le 27 istanze di permesso di prospezione, di permesso di ricerca e di concessione di coltivazione di idrocarburi insistenti nelle aree “interdette”, vale a dire a quelle che avrebbero dovuto svolgersi entro le 12 miglia marine.
Di queste 27 istante, 9 prevedevano attività interamente da svolgersi entro questa fascia di mare, mentre altre 18 erano solo parzialmente ricadenti nelle 12 miglia.
Per queste ultime il diniego dell’autorizzazione ha riguardato solo la parte “interferente”, la sola parte, cioè, ricadente nelle 12 miglia dalla costa, mentre restano salve le attività da attuarsi oltre questa fascia.
E’ stato il Ministero dello Sviluppo economico a dare comunicazione dei provvedimenti di rigetto delle istanze, così come previsto dalla legge di Stabilità.
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Viene bloccato quindi il contestatissimo progetto ombrina, davanti alle coste dell’Abruzzo, ma la questione è tutt’altro che chiusa. Sono diverse le attività che preoccupano Governatori, enti locali, cittadini, operatori turistici, ambientalisti, tra cui quelle che minacciano le Isole Tremiti, il Canal di Sicilia e tutta la Puglia in generale, dal Gargano al Salento. Sono 10 le Regioni interessate in tutta Italia.
Nei giorni scorsi i Comuni della provincia di Lecce hanno impegnato il Presidente Antonio Gabellone ad opporsi alle trivellazioni in ogni modo possibile.
Se per molti, tra cui Alfonso Pecoraro Scanio, il passo indietro del Governo rappresenta un vittoria, per altri non bisogna fermarsi e occorre bloccare le concessioni in corso e bloccare le attività oltre la fascia di 12 miglia.
Legambiente, Wwf e Greenpeace chiedono una moratoria per fermare subito ogni attività di estrazione di idrocarburi. “Il governo dimostri impegno e trasparenza – ha dichiarato Rossella Muroni, presidente di Legambiente – anche per la tutela del mare oltre le dodici miglia con una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione a mare e a terra”.
Tutti concordi nel movimento no triv sull’importanza di recarsi in massa a votare all’unico dei referendum rimasti in piedi, possibilmente inserendolo in “un election day”, in cui votare sia per le elezioni amministrative sia per il referendum, il che, oltre a far risparmiare alcune centinaia di migliaia di euro, assicurerebbe maggiore partecipazione, quindi maggiori possibilità di raggiungere il quorum.