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Organizzazione Popolo degli Ulivi chiede incontro pubblico a Emiliano e propone modello di agricoltura sostenibile che sia un riferimento anche per altre Regioni.
Se si crede che il problema dell’agricoltura nel Salento sia rappresentato solo dall’estirpazione degli ulivi, dalla minaccia della xylella fastidiosa e del complesso del disseccamento rapido dell’olivo, allora siamo ben lontani dal focalizzare il nucleo della questione.
Il disseccamento degli ulivi, qualunque sia la causa effettiva, è sicuramente il prodotto dello stato di abbandono dei terreni e degli alberi, cui si aggiunge l’uso sconsiderato di pesticidi che hanno ridotto la biodiversità e contaminato l’ambiente. Ne è derivato un indebolimento del sistema immunitario delle piante, che in tal modo sono rimaste maggiormente esposte all’attacco dei parassiti.
Il Popolo degli Ulivi, una delle organizzazioni che si è battuta contro i piani di abbattimento e uso intensivo di prodotti chimici per contrastare la diffusione della xylella, ha ribadito questo concetto, inviando un comunicato in cui si legge:
“Con 21 richieste e 8 proposte, protocollate presso la Regione Puglia il 10 febbraio 2016, il Popolo degli Ulivi ancora una volta si mostra propositivo verso le Istituzioni per risolvere le problematiche inerenti il fenomeno dei disseccamenti degli Ulivi e della Xylella in Puglia, ma non solo. Affronta la problematica con una visione di più ampio respiro, coinvolgendo tutto il comparto agricoltura che negli ultimi anni ha subito una profonda crisi dettata non solo dall’uso spropositato di fitofarmaci (che hanno avuto un forte impatto sulla salute dei terreni e su quella umana), ma anche da una visione politica sin troppo semplicistica, che non ha saputo guardare ai problemi che i contadini hanno sempre evidenziato”.
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L’olivicoltura, negli ultimi decenni in particolare, ha attraversato una grave crisi nel nostro territorio, per una serie di ragioni, di carattere colturale, culturale e per l’assenza di piani per la rivalutazione del nostro prodotto. Una delle proposte avanzate, anni or sono, per risolvere la situazione prevedeva (o prevede) l’estirpazione degli uliveti “in esubero” e la riconversione dell’olivicoltura e dell’agricoltura in generale nel Salento. Alcuni dei ricercatori che hanno avanzato o sostenuto questa proposta, appoggeranno qualche anno dopo la misura degli abbattimenti nel contrastare l’avanzata del batterio della xylella.
Per quanto possa essere fattibile, questa proposta non tiene conto dell’impatto che avrebbe, se attuata, a livello paesaggistico, né degli effetti irreversibili sulle caratteristiche del territorio. Inoltre un passaggio alle colture intensive produrrebbe anche degli effetti importanti all’ecosistema locale.
Dunque, il problema c’è ed è precedente a quello del disseccamento rapido dell’ulivo. Occorre assumere decisioni importanti ed è arrivato il momento di farlo. Riguardano il territorio, il paesaggio, l’agricoltura in generale, l’economia e non spetta ai ricercatori assumere queste decisioni, ma alla politica, che dovrà tener conto anche delle istanze delle comunità locali, oltre che degli imprenditori dei vari settori interessati e dei contributi scientifici prodotti, e valutare gli impatti sull’ambiente, sulla salute, sul paesaggio che ogni possibile decisione potrebbe comportare.
Per questo il Popolo degli Ulivi ha deciso di far sentire la propria voce, in senso propositivo. “In questo momento in cui la Procura ha bloccato le eradicazioni, il TAR del Lazio ha accolto le richieste del Popolo degli Ulivi – spiegano – e ha rimandato tutto alla Corte di Giustizia Europea e la gestione dell’emergenza è terminata, occorre voltare pagina e riprendere le fila di un problema che la Puglia si trascina da troppo tempo. I disseccamenti degli Ulivi sono solo la punta dell’iceberg di questo problema”.
L’organizzazione intende proporre un modello di agricoltura sostenibile e chiede di incontrare il Presidente della Regione Michele Emiliano in un dibattito pubblico, “nella consapevolezza di avere gli strumenti per gettare le fondamenta di un nuovo modello di agricoltura in Puglia, un modello che tutte le Regioni d’Italia – prima o poi – ci imiteranno”.
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