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La rinuncia della Petroceltic salva le Tremiti dalle trivelle. Per i No Triv è una vittoria, ma la scelta è stata dettata da motivazioni economiche.
Le isole Tremiti saranno risparmiate dalle trivelle. Retromarcia del Governo? No. Semplicemente la Petroceltic, compagnia petrolifera con sede a Dublino, che aveva ottenuto le concessioni per svolgere attività petrolifere a ridosso delle isole pugliesi, ha presentato istanza di rinuncia. La concessione riguardava quasi 374 chilometri quadrati di costa al largo delle Tremiti, nel Parco nazionale del Gargano; nelle casse Stato sarebbero entrati appena 1929,292 euro all’anno.
La rinuncia sarebbe dovuta alla caduta del prezzo del greggio, da un lato, e alla poca liquidità di cui disporrebbe la multinazionale irlandese. La Petroceltic andrebbe incontro ad un rischio di fallimento di mercato piuttosto elevato. Così ha formalizzato al Ministero per la sviluppo economico l’istanza di rinuncia alla concessione relativa alle isole Tremiti.
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La multinazionale non intende invece rinunciare alle concessioni ottenute per le attività lungo la fascia centrale del Mare Adriatico e nella Pianura Padana. Inoltre, sul resto della Puglia, in particolare sul Salento, la minaccia incombe ancora, per delle concessioni rilasciate ad altre compagnie petrolifere.
La retromarcia di Petroceltic, in Puglia, fa cantare vittoria a buona parte dei “No Triv”. Tra questi Angelo Bonelli, dei Verdi, il quale ricorda che la multinazionale aveva ottenuto il permesso di utilizzare la tecnica dell’Air-gun sui fondali delle Tremiti, “che avrebbe devastato la biodiversità marina in un’area tra le più belle d’Italia e non solo”.
Più che di una vittoria per meriti della politica, si è trattato di una sconfitta a tavolino, per ritiro dell’avversario. Ma tant’è, se è il risultato quello che conta, per il movimento No Triv va più che bene. Mentre la politica del Governo rimane votata allo sfruttamento delle fonti fossili.