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I tentativi di condizionare l’azione dei magistrati e la necessità che i cittadini seguano le le attività della magistratura
Di Matteo fa un appello, rivolto soprattutto ai giovani:
“Guardate sempre senza una fiducia incondizionata, ma con una fiducia attenta anche al lavoro della magistratura. Controllate, state dietro al nostro lavoro, non necessariamente per condividerlo. Anzi, certe volte è più utile la critica, lo stimolo. Informatevi, pretendete la verità di giustizia. Pretendete che gli organi preposti, soprattutto noi magistrati e con noi la polizia giudiziaria facciano realmente tutti gli sforzi per accertare la verità.
Perché noi dobbiamo trovare anche nel controllo sociale la forza anche nella magistratura di allontanare la tentazione del pericolosissima, subdola, di scelte processuali condizionati da criteri di opportunità politica, piuttosto che è dall’unico che dovremmo seguire, che è quello della doverosità.
Sapete quante volte mi sono sentito dire “voi avete agito secondo la legge, nessuno vi può dire niente, però non era opportuno citare il Capo dello Stato a testimoniare…”
“Sempre più spesso si pretende dal magistrato una valutazione di opportunità politica”. Il magistrato fa anche l’esempio dell’inchiesta sull’Ilva di Taranto, in occasione della quale, diversi schieramenti politici attaccarono duramente la magistratura, rea di non aver considerato le ricadute economiche di alcune azioni.
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“L’ordine giudiziario, nella ripartizione dei poteri, è fondamento della domocrazia. Esercita il controllo sulle modalità con cui anche il potere esercita il potere. Non può diventare un ordine che valuto le opportunità di certe iniziative”.
“Dobbiamo lottare contro le tante sirene che ci vogliono portare verso un percorso di un sostanziale, ovviamente non dichiarato, collateralismo politico. Dobbiamo lottare contro chi – come c’era scritto nero su bianco sul Piano di rinascita democratica della P2 – vuole rendere la magistratura non più un ordine autonomo e indipendente dagli altri poteri, ma sostanzialmente un potere servente in funzione esclusiva del raggiungimento degli obiettivi politici dell’esecutivo. Questa non sarebbe più una democrazia sostanziale. E questa lotta per preservare l’autonomia vera della magistratura dai pericoli che vengono dall’interno e dall’esterno della magistratura, non può essere solo una lotta di noi magistrati, ma deve essere una lotta civile, di popolo e democratica, perché è una questione che riguarda la tenuta della democrazia in Italia”.