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Un test condotto dall’Istituto per l’ambiente di Monaco rivela presenza di glifosato su 14 marche di birra tedesche. L’Unione dei birrai contesta i dati.
Con l’esplosione della vicenda xylella, nel Salento è maturata una certa coscienza e una maggiore attenzione sui pesticidi, in particolare sul glifosato (o glifosate), principio attivo contenuto in diversi pesticidi, di cui il più noto è il Roundup, prodotto dalla Monsanto.
Il glifosato è anche considerato dannoso per le stesse coltivazioni, in quanto è responsabile della perdita di bodiversità, fondamentale anche per il nutrimento e le difese naturali delle piante. E’ quanto sostenuto, peraltro, dal professore emerito di chimica organica Vincenzo Calò e da Pietro Perrino, docente e ricercatore, il quale ha messo il CoDiRO in relazione con l’abuso di pesticidi ed in particolare con l’azione del glifosato.
Ma questo composto chimico è anche considerato dall’Iarc (International Agency for Research on Cancer) lo ha classificato come “probabile cancerogeno per l’uomo” nel marzo del 2015. L’inclusione nella lista dei “probabili cancerogeni” rappresenta una quasi certezza per la medicina, anche se ancora richiede la “prova del nove” per essere definita sicuramente cancerogena.
Il glifosato, come altri pesticidi, utilizzata in grossa quantità in agricoltura, finisce nei nostri piatti e nel nostro organismo.
Un test condotto dall’Istituto per l’ambiente di Monaco su 14 marche di birra tedesche ha rivelato, la presenza di glifosato, talvolta in misura preoccupante.
Le birre coinvolte nel test sono: Beck’s, Paulaner, Warsteiner, Krombacher, Oettinger, Bitburger, Veltins, Hasseroeder, Radeberger, Erdinger, Augustiner, Franziskaner, König Pilsener e Jever.
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I livelli registrati oscillano fra 0,46 e 29,74 microgrammi per litro, ma in alcuni supera i 30 microgrammi, che rappresenta il limite massimo consentito per quanto riguarda l’acqua potabile. Non è stato stabilito, invece, un limite specifico per la birra.
Sophia Guttenberger, ricercatrice dell’Istituto che ha compiuto la ricerca, ha dichiarato che “una sostanza, che potrebbe essere cancerogena, non perde nulla né nella birra né nel corpo umano”.
Per l’Istituto federale per la valutazione del rischio (Bfr) i residui di glifosato nella birra sono “dal punto di vista scientifico plausibili”, dal momento che l’erbicida è autorizzato come diserbante, ma ritiene il dato non preoccupante. “Un adulto dovrebbe bere intorno ai mille litri di birra al giorno – ha spiegato – per assumere una quantità di glifosato preoccupante per la salute”.
L’Unione dei coltivatori tedeschi (Dbv) ritiene plausibile che tracce di glifosato siano finite nella catena di produzione con l’importazione di malto d’orzo. “In Germania abbiamo la più ferrea regolamentazione per la tutela delle piante”, ha dichiarato un portavoce dell’associazione a Berlino.
L’Unione dei birrai tedeschi, invece cosidera lo studio “non credibile” e respinge l’accusa secondo la quale i birrai non controllerebbero sufficientemente le loro materie, definendola “assurda e completamente infondata”. L’organizzazione rivendica l’esistenza di un proprio sistema di controllo per il malto d’orzo: “Il nostro monitoraggio indica che i valori misurati sono sempre chiaramente al di sotto dei limiti massimi, e in nessun momento sono stati riscontrati superamenti dei limiti massimi permessi per i residui di glifosato”.
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