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Ritardi, treni soppressi, mancanza di informazioni. Una situazione ormai insostenibile. Risorse del Governo sono briciole rispetto al fabbisogno reale.
Quello attuale è probabilmente il periodo più nero della società di trasporto pubblico regionale e locale Ferrovie del Sud Est, alle prese con una situazione debitoria gravissima (311 milioni di euro) ed un servizio ridotto all’osso.
Da anni i pendolari delle FSE sono abituati a tollerare ritardi e disservizi, ma quello che sta accadendo in quest’ultimo periodo ha raggiunto livelli inaccettabili. In tutta la Puglia le segnalazioni di ritardi, soppressioni di corse e mancanza di informazioni agli utenti sono aumentate in maniera esponenziale.
Capita di dover aspettare un treno per mezzora, o anche più. Capita all’ultimo momento di scoprire che il mezzo non passa più, perché soppresso e occorre aspettare quello successivo, il tutto senza un congruo preavviso o, peggio, senza nessun preavviso.
Una persona ci ha segnalato una conversazione telefonica intercorsa tra lei e un dipendente FSE. Dopo aver atteso invano per mezzora, in una delle tante stazioni ormai prive di personale, l’arrivo del treno sulla tratta Gagliano – Lecce (via Zollino), l’utente decide di chiedere spiegazioni telefonando alla stazione vicina. Le viene comunicato che quella corsa è stata soppressa per alcuni giorni (non è chiaro quanti). Lei chiede come mai non sia stato dato un preavviso, né sulla bacheca della stazione, né sul sito web ufficiale della società. Ma la risposta è disarmante: “E’ un casino in questo periodo per le Ferrovie Sud Est”.
E così a pagare per gli “errori” (chiamarli “errori” sarebbe un eufemiso) dell’amministrazione Fiorillo (oggi indagato) e della politica regionale e nazionale degli ultimi decenni, sono i cittadini.
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I gruppi facebook dedicati a trasporti pubblici locali e FSE sono pieni di lamentele. La situazione è insostenibile. E la politica continua a mancare, perché non basta commissariare la società per risolvere la gravissima situazione in cui versa questa società.
Mancano anche quei politici che tanto si sono spesi per ottenere il prolungamento del Frecciarossa da Milano a Lecce, come se fosse più importante arrivare un’ora prima da Milano, anziché garantire a decine di migliaia di pendolari pugliesi un dignitoso servizio per andare a studiare, lavorare o semplicemente per spostarsi sul territorio.
La ragione di tutto questo sembra essere dovuta, oltre ai debiti accumulati e ad una rete vecchia di decenni e ad un servizio commisurato alle esigenze di un secolo fa, alla coperta troppo corta tra finanziamenti pubblici e le risorse necessarie ad andare avanti.
Il Comissario Andrea Viero e i subcommissari sono costretti a tagliare per ridurre le spese, ma tagliando le spese si riduce anche il servizio.
E’ stata avviata una politica di riduzione degli emolumenti destinati ai dirigenti, i quali arrivavano a percepire anche più 100 mila euro all’anno (con risultati che sono sotto gli occhi di tutti) e l’eliminazione di tutti gli incarichi esterni.
Ma il taglio agli stipendi non basta fronteggiare la crisi; Andrea Viero e i suoi sono stati costretti anche a fare tagli alla manutenzione. Il risultato è che diversi mezzi sono fermi. Dei 25 treni Atr 220 (quelli nuovi, che sarebbero stati acquistati a prezzi gonfiati), 7 sono fermi per mancata manutenzione, mentre altri 10 potrebbero avere la stessa sorte. Le carrozze Silberling, pagate il doppio rispetto al valore di mercato, sono ferme. E con gli autobus le cose non vanno meglio.
La situazione venutasi a creare è grottesca. La manutenzione spetta alla società Filben, che ha un credito milionario nei confronti delle FSE. La società ha dichiarato di non poter procedere alla manutenzione per la mancanza di alcune parti di ricambio che la stessa FSE sarebbe tenuta a fornire.
La società polacca Pesa, che fornisce di pezzi di ricambio alla Filben, a suo volta vanta un credito di quasi 2 milioni di euro nei confronti della stessa Filben. Quindi la FSE è debitrice nei confronti di Filben, che a sua volta è debitrice nei confronti della Pesa. E i pendolari restano a terra.
La indagini delle Procure di Firenze e Bari vanno avanti, così come vanno avanti i contenziosi in sede civile per definire e ottenere i crediti insoluti, ma intanto occorre garantire un servizio pubblico essenziale: quello del trasporto. Lo stanziamento contenuto nella legge di stabilità, di 70 milioni, evidentemente è insufficiente, sia rispetto al risanamento dei conti, sia per garantire il servizio regolare. Viero ha dichiarato che servono almeno altri 58 milioni. Ma per giungere a cosa?
Quand’anche fosse ripristinato il “normale” servizio, già di per sé sarebbe inadeguato. Prevedere poco più di 10 corse giornaliere per tratta non è di certo sufficiente per un servizio di trasporto pubblico locale. Non basta tornare alla normalità, occorre un piano per il servizio di trasporto pubblico che sia capillare, in grado di collegare tutte le località, centro e periferie, come avviene in tutta Europa. Ed invece l’unica speranza concessa è quella di tornare ad avere un servizio mediocre e inadeguato.
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