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Pochi giorni e il Ministero delle Politiche agricole e la Commissione Europea decideranno su rinnovo concessione all’uso del temuto Glifosato. M5S: “Governo non ignori salute e made in Italy”.
Il dibattito sul glifosato sta diventando più attuale che mai. Nel Salento, prima dell’esplosione della vicenda xylella, per molti questo composto chimico era uno sconosciuto. Ora, invece, è molto più conosciuto e temuto.
Il glifosato (o glifosate) è una sostanza sintetizzata e brevettata dalla multinazionale statunitense Monsanto nel ’74 con il nome commerciale di Roundup ed è presente in diversi pesticidi largamente utilizzati in agricoltura.
Il suo uso massiccio utilizzo negli uliveti del Salento è stato considerato da alcuni esperti, tra i quali il professor Pietro Perrino, come possibile causa o concausa del complesso del disseccamento rapido dell’olivo.
Ma il dibattito intorno al glifosato è legato soprattutto alla sua presunta pericolosità per la salute. Infatti lo Iarc (International Agency for Research on Cancer) ha inserito questo composto nella lista “2A”, la lista delle sostanze “probabilmente cancerogene”.
Diametralmente opposta è la conclusione a cui è giunta l’Efsa (Agenzia europea della sicurezza alimentare), organo che fa capo dalla Commissione Europea. Secondo l’Efsa, infatti, il glifosato è “probabilmente non cancerogeno”.
A chi dare retta tra Efsa e Iarc? Le loro posizioni sono inconciliabili. L’Efsa è un’agenzia governativa, lo Iarc è un organismo indipendente. La decisione dell’Efsa si basa su sei studi finanziati dalle aziende coinvolte nella produzione del glifosato. Non tutti questi studi sono stati pubblicati su riviste scientifiche e non sono a disposizione della comunità scientifica in quanto protetti dalla stessa Unione Europea come “segreti commerciali”. Insomma, l’Efsa ha chiesto all’oste se il vino è buono e decide che è buono senza alcuna trasparenza.
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E’ stato anche avanzato il sospetto che di mezzo ci sia anche la trattativa sul TTIP, il trattato di libero scambio tra Stati Uniti e Unione Europea (il cui contenuto è in parte segreto) caldeggiato dalle multinazionali, ma che preoccupa non poco l’agricoltura locale e le organizzazioni per la difesa dei cittadini.
Si sospetta che la Commissione Europea (organo di Governo dell’Unione Europea), al fine di agevolare la trattativa, avrebbe deciso di offrire un salvacondotto al glifosato e di autorizzare il commercio di determinate mais OGM resistenti a questo composto, nonostante il voto contrario della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo e del Parlamento in composizione plenaria. Ma l’unico organo elettivo dell’Unione Europea (il Parlamento) è anche quello che conta di meno nel processo decisionale e la volontà popolare è stata disattesa.
Non sappiamo se effettivamente queste determinazioni politiche siano o meno relazionabili con la trattativa sul TTIP, ma ciò che è certo è che quasi 100 scienziati indipendenti hanno firmato una lettera indirizzata alla Commissione Europea, con la quale contestano il parere dell’Efsa. Ed anche la Lilt ha messo in guardia sulla pericolosità dei pesticidi.
C’è di più. Il Mediatore Europeo, che è una sorta di difensore civico in seno all’Unione Europea, su richiesta di Pesticide Action Network Europe, ha contestato le procedure e le modalità con cui la Commissione Europea approva i prodotti fitosanitari, anche in mancanza dei dati che permettono di sancirne la loro sicurezza.
Lo scorso 18 febbraio, il Mediatore ha chiuso la sua istruttoria ed ha ottenuto dalla Commissione la garanzia, per il futuro, di attenersi nell’approvazione di prodotti fitosanitari, oltre che alla normativa vigente, anche al principio di precauzione; l’approvazione dovrebbe avvenire solo se eventuali dati mancanti riguardano aspetti non marginali della sicurezza del prodotto.
E’ stato osservato che il Commissario europeo alla salute Vytenis Andriukaitis, abbia rilevato l’assenza dei dati necessari per escludere che il glifosato si comporti da interferente endocrino. Gli interferenti endocrini sono delle sostanze in grado di alterare o distruggere il funzionamento del sistema endocrino dell’essere umano e degli altri esseri viventi.
La Commissione su questo fronte dimostra di essere in grave ritardo, non avendo ancora affrontato il problema dell’impatto sulla salute di determinate sostanze. E a dirlo sono gli organi giurisdizionali dell’Unione Europea: la Corte Generale e il Tribunale. Quest’ultimo, in particolare, ha affermato che la Commissione è venuta meno agli obblighi imposti dal regolamento europeo che le imponeva, entro il 13 dicembre 2013, la definizione dei criteri scientifici necessari a determinare gli interferenti endocrini.
Quindi, in ossequio al principio di precauzione, allo stato attuale, non ci sarebbero le condizioni per rinnovare la concessione all’uso del glifosato.
Entro martedì il Ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina dovrà decidere se rinnovare la concessione all’utilizzo del glifosato su suolo italiano per altri 15 anni.
Ad opporsi nel nostro Paese c’è stato il Movimento 5 Stelle, il quale rivendica una mozione fatta approvare alla Camera nello scorso ottobre, che impegna il Governo ad opporsi al rinnovo anche in sede europea.
Lo stesso Movimento ha lanciato la campagna #stopglisofato. ed ha inviato anche una lettera all’indirizzo del Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, del Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, con cui chiedono:
“ai rappresentanti dell’Italia di opporsi in ogni modo alla riapprovazione del Glifosato, anche alla luce mozione del M5S approvata alla Camera che ha impegnato il Governo a bandire questo fitofarmaco dall’agricoltura italiana e in considerazione del fatto che quattro gruppi politici del Parlamento Europeo (S&D, GUE, Verdi, EFDD/M5S) hanno chiesto il rigetto della nuova autorizzazione al Glifosato inviando mercoledì una lettera al commissario Vytenis Andriukaitis con l’invito a rimandare il voto”.
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