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Un lettore ci invia delle foto che documentano la mancata bonifica dell’area in cui sorgeva la CoperSalento.
La CoperSalento continua a far parlare di sé. Nonostante la sua dismissione, avvenuta circa 6 anni fa, il territorio che ospitava lo stabilimento è ancora da bonificare. La questione si è riaperta grazie alla segnalazione di un lettore, che ha inviato alla nostra redazione, ad altri organi di stampa e alle amministrazioni pubbliche interessate delle foto scattate nel sito.
Torniamo un po’ indietro negli anni. La CoperSalento è uno stabilimento che è sorto nel territorio di Maglie, al confine con quello di Melpignano, quasi 60 anni fa. Per circa 30 anni è stato un sansificio, fino a quando la sua vocazione si è spostata verso l’incenerimento di “combustibile da rifiuto” (cbr), diventando una centrale termoelettrica che ricavava elettricità dalla combustione di sansa esausta e di altri rifiuti e la rivendeva a Enel. Nello svoglimento di questa attività, CoperSalento ha percepito anche gli incentivi statali (i cosiddetti CIP6) riconosciuti alle imprese che producono energia da fonti rinnovabili e “assimilate”. Proprio la voce “assimilate” ha permesso di destinare incentivi anche agli inceneritori, che di rinnovabile non hanno nulla.
Diversi enti pubblici, tra cui Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), Provincia e Asl, hanno effettuato delle analisi nel corso degli anni, registrando sforamenti nelle emissioni di sostanze pericolose. In particolare, nel luglio 2008, l’Arpa ha reso noto che il livello di policlorodibenzodiossine emesso durante il ciclo di produzione dell’impianto è stato 420 volte superiore ai limiti consentiti dal D.lgs. 133/2005, il quale fissa il tetto massimo a 0,1 nanogrammi al chilo.
Le diossine sono cancerogene e costituiscono degli interferenti endocrini. Sul punto sono intervenuti diversi oncologi, preoccupati della situazione gravissima in cui versano i cittadini salentini. La CoperSalento, insieme ad altri stabilimenti industriali (tra cui Colacem, Ilva, la centrale Enel di Cerano), sono state prese di mira da associazioni ambientaliste e per la salute. In più occasioni il dottor Giuseppe Serravezza, di Lilt Lecce, ha messo in relazione l’alta incidenza di tumori nel Salento con le emissioni inquinanti di questi stabilimenti.
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Ecco uno stralcio dell’intervista che l’oncologo rilasciò il nostro direttore Alessandro Chizzini oltre 6 anni fa:
“In questi anni è stato dimostrato più volte come proprio la Copersalento fosse una fonte di emissioni nocive per la natura e per l’uomo, e le conseguenze si sono viste. Cosa può dirci in più al riguardo?”
“Già nel 2004 avevamo rilevato come l’impatto dell’impianto nel triangolo Maglie-Otranto-Galatina avrebbe potuto avere degli effetti drammatici; i dati parlavano chiaro. Da quel momento passarono però anni di silenzio fino appunto allo scoppio del “caso Copersalento” e fu solo allora che vennero presi quei provvedimenti che tutti però attendevano anni prima. Purtroppo questo ritardo non è passato indenne: il cancro è una malattia cronica e ciò significa che gli effetti di una contaminazione si pagano per molti anni a venire. Ci si ammala oggi per tutto ciò che si è respirato, mangiato o bevuto trent’anni prima. Questo concetto vale sia per la Copersalento, sia per tutti gli altri impianti la cui attività non è mai stata monitorizzata e che può essere stata fonte di un importante inquinamento ambientale”.
Verso la fine del 2010 furono avviati i lavori di smantellamento della CoperSalento, dopo che nel febbraio dello stesso anno l’impianto fu sottoposto a sequestro preventivo, a seguito del decreto emesso dal Gip Andrea Lisi, su richiesta del procuratore aggiunto Ennio Cillo e del sostituto procuratore Giovanni Gagliotta.
Nel 2008, dopo 11 anni di processi, la Corte di Cassazione condannò il legale rappresentante Raffaele Rampino e il direttore di stabilimento Egidio Merico per diversi reati. Lo stesso Merico, è stato assolto dal Tribunale monocratico di Lecce, nello scorso ottobre, in un procedimento penale parallelo. Insieme a lui sono stati assolti, con la medesima sentenza, i due successivi legali rappresentanti: il genovese Francesco Della Casa e Giovanna Terrile, di Rapallo.
Come spesso accade nel nostro Paese, della CoperSalento oggi rimane un cimitero industriale, come documentato dalle foto inviateci. Le operazioni di bonifica non sarebbero mai partite e l’area sarebbe stata lasciata in stato di abbandono.
Il nostro lettore ha accompagnato le foto con una comunicazione di denuncia, tirando in ballo Sergio Blasi che sulla vicenda della CoperSalento avrebbe “costruito intere campagne elettorali”.
Riportiamo un estratto della comunicazione:
“La chiusura di quell’impianto è frutto di una battaglia collettiva di tanti e tante, ma come spesso accade qualcuno ci ha messo il cappello andando a costruirci consenso.
La CoperSalento non era la fabbrica della morte?
Perché non è mai stata bonificata?
Conquistata la poltrona ti sei dimenticato della bonifica?
Chi sono i responsabili?Un’area piena di veleni, mai bonificata e intorno c’è chi non ha mai smesso di coltivare.
Che le istituzioni non si lamentino se i cittadini hanno smesso di fidarsi!”
L’area in cui sorgeva la CoperSalento rientra nel territorio del Comune di Maglie. Oggi Sergio Blasi, ex Sindaco di Melpignano, è Consigliere regionale.
Ora si attendono eventuali repliche dagli organi istituzionali coinvolti.
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