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Volontariato fittizio per coprire lavoro nero. E’ quanto denunciato da una donna, che poi è stata licenziata, dopo aver subito pressioni per ritirare la denuncia.
“Pazza”, per aver denunciato le irregolarità dell’associazione presso cui lavorava. Qualcuno l’avrà pensato. Meglio farsi i fatti propri, far finta di non vedere, pensare al proprio orticello e se le cose non vanno prendersela con i politici. “Pazzia”, o forse coraggio, integrità, senso civico. Qualità che non sempre sono percepite come un valore, ma appunto come una pazzia: “ma chi gliel’ha fatto fare?!”. “Pazza, pericolosa e psicopatica”: così l’ha definita il suo ex datore di lavoro, forse per delegittimarla.
La storia ha inizio nel 2014, quando la protagonista, una soccorritrice del 118, con 12 anni di esperienza e vari attestati, denunciò alle autorità il ricorso alla pratica del volontariato fittizio in una associazione onlus convenzionata con ASL, nella quale la donna prestava servizio. Secondo quanto riportato, l’associazione si reggeva sul lavoro nero del personale, che veniva pagato regolarmente con tanto di turni. Insomma, i volontari erano in realtà lavoratori in nero.
La notizia è stata portata alla luce da SanitaSalento.net. In base a quanto si legge sul sito, questa denuncia “squarciò il silenzio che per anni ha regnato nel sistema 118 convenzionato, dove venne fuori dalle dichiarazioni anche dell’ex assessore regionale Gentile e direttore dell’Asl Valdo Mellone, la piaga del finto volontariato, di infermieri e lavoratori dipendenti che arrotondavano in maniera illegale con l’attività nelle pseudo onlus. Si accese così un faro sulle convenzioni delle Asl. Sulle gare assegnate sempre agli stessi, sui finti volontari, ecc…
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In seguito alla denuncia iniziò a vacillare questo sistema. La donna, successivamente, era stata assunta da un’altra onlus che, anche grazie all’esperienza e agli attestati della stessa soccorritrice, aveva vinto una gara indetta dalla ASL nel 2014 per l’assegnazione della postazione 118.
Ed è qui che le viene presentato il conto per la denuncia alle autorità. Almeno di questo è convinta la donna, che racconta di aver subito pressioni, sempre più insistenti, per poi divenire minacce, da parte del suo attuale datore di lavoro, affinché ritirasse la denuncia nei confronti del suo precedente datore.
Secondo SanitaSalento.net la donna “sta pagando a caro prezzo la sua lotta contro un sistema malato che regnava sino a poco tempo fa, in diverse associazioni convenzionate con l’Asl salentina, per il servizio 118”.
Collabora con la magistratura, denuncia le irregolarità e per questo sarebbe considerata “soggetto pericoloso” dal suo ex datore di lavoro. Di qui il sospetto che sia stata licenziata come ritorsione, da parte di entrambi i sui ex datori.
Ecco cosa ha dichiarato a SanitaSalento.org:
“Più volte sono stata minacciata dal mio datore di lavoro, a ritirare la denuncia che avevo fatto contro il vecchio presidente della precedente onlus, poi espulsa. L’ultima minaccia risale al 24 settembre 2015, pochi giorni prima dell’udienza fissata contro la vecchia onlus associazione da me denunciata. Non capisco quale interesse possa avere il mio datore di lavoro, a che ritiri la denuncia fatta, ho pensato che fosse a sua volta minacciato o pressato. Quando gli inviti a ritirare la denuncia da parte sua sono diventati ripetuti, vere e proprie minacce, ho deciso di raccontare tutto alla finanza”
“Pochi giorni dopo nell’associazione dove lavorava sino a un mese fa, il presidente minacciava il licenziamento a chi avesse fatto l’esposto in procura contro di lui. Guarda caso sono stata licenziata. Come se non bastasse mi sono dovuta sottoporre a test e visite mediche per dimostrare il mio sano stato mentale, dal momento che chi mi ha licenziato ha avuto e continua ad avere anche l’ardire di definirmi una pazza, pericolosa e psicopatica”.
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