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Disastro Ferrovie Sud Est, politica si indigna con anni di ritardo. Relazione dei commissari: “Missione smarrita per consulenze e esternalizzazioni volute per tornaconto personale più che della società”.
Quello che emerge dalla relazione stilata dal Commissario FSE Andrea Viero e dai subcommissari sulla gestione Fiorillo va oltre l’immaginabile. La più grande società di trasporti pubblici regionale, Ferrovie del Sud Est, è stata usata come una torta da spartire, senza preoccuparsi del servizio.
I soldi, che dovevano servire per ammodernare il servizio, per la manutenzione, per pagare i dipendenti, sono stati letteralmente buttati via, regalati. I risultati gravano in primis sulla pelle dei pendolari, ma anche sulle casse pubbliche e sul mancato sviluppo del territorio dovuto ad un grave handicap costituito dalla mancanza di un vero servizio di trasporti pubblici locali e della mancata realizzazoine di un diritto costituzionalmente garantito, rappresentato dal diritto alla mobilità.
I commissari non usano giri di parole: “Fse ha progressivamente smarrito la propria missione: il trasporto pubblico locale”, a causa di consulenze ed esternalizzazioni volute “per perseguire più il tornaconto dell’interessato che del committente”.
Luigi Fiorillo, amministratore unico di Ferrovie Sud Est dal 1993 al 2015, ha condotto una gestione “dalla forte autonomia” che “travalica la pur ampia monosoggettività dell’organo”. Agiva in ampia autonomia, ignorando le osservazioni del Collegio sindacale, unico organo di controllo interno, di cui è stata “fortemente ostacolata l’attività di controllo”.
Se si guardano i numeri si comprendo in pieno il senso delle parole contenute nella relazione. La società ha costantemente affidato incarichi esterni di natura professionale e di fornitura di servizi, “sia per quel che riguarda l’attività propria, sia in settori del tutto estranei, assegnati secondo “”intuitu personae”, senza un’adeguata valutazione di mercato”, anche “sulla base di una semplice lettera dell’amministratore unico”.
Fiorillo ha assegnato a sé stesso un contratto di collaborazione del valore di 7 milioni di euro, della durata di 7 anni. Inoltre ricopriva l’incarico al Rup e aveva un contratto come dirigente staccato di Sud Est in Trenitalia.
I commissari non riescono a risalire ai compensi totali percepiti da Fiorillo nei suoi quasi 23 anni di gestione, in quanto i bilanci risulterebbero “opachi e per nulla trasparenti”.
Fiorillo ha, a dir poco, abusato delle consulenze esterne e delle esternalizzazioni per dei servizi che avrebbero potuto essere svolti dal personale interno, per un totale di ben 272 milioni, così ripartiti: 83 milioni per servizi esternalizzati, 116 milioni per sistemi informativi e 73 per spese legali.
In tutta questa vicenda trova spazio qualcosa forse di unico al mondo: un dirigente che riceve l’indennità di trasferta quando lavora in sede.
Si tratta del direttore del personale, peraltro già in età pensionabile da diversi anni, che prende 220 mila euro di compensi per attività da svolgere a Roma per motivi di salute. Quando rientrava nella sede principale, a Bari, percepiva un’indennità di trasferta pari a 98 euro all’ora: “Una trasferta al contrario riconosciuta non per recarsi fuori dall’azienda, ma per andare in azienda”, si legge nella relazione.
La gestione Fiorillo sembra una barzelletta, se non fosse che pagare il conto sono i cittadini, non solo in termini monetari. Ma non finisce qui.
Per la gestione dell’archivio si ricorre ad un affido “familiare”. Compensi per un totale di 5 milioni di euro, elargiti a 3 consulenti: padre (professor Franco Cezza), madre (Rita Giannuzzi), figlio (Gianluca Cezza).
I servizi informatici vengono affidati a tre società che fanno capo allo stesso amministratore, con un appalto del valore di 30 milioni.
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Due avvocati, Angelo Schiano e Pino Larenzi, facenti parte degli organi di controllo, erano contemporaneamente anche consulenti dell’azienda. La cifra elargita a loro è pari a 73 milioni di euro per contenziosi legali e consulenze. Secondo i relatori costituiscono “cifre abormi”.
Un’assegnazine senza gara del valore di 294 mila euro è stato fatta a favore dello studio legale di Marcello Vernola, ex presidente della Provincia di Bari, per varie attività svolte tra il 2013 e il 2015 (redazione studi di fattibilità sul trasporto di rifiuti, progetti di valorizzazione di stazioni ferroviarie, “brokeraggio amministrativo”, ecc…).
Sono 116 milioni i compensi per i sistemi informativi esternalizzati, 83 milioni (dal 2006 al 2015) per servizi contabili, più di 1 milione per servizi informativi, 24 milioni per l’acquisto del software Eade, capitalizzati in 20 anni.
In totale sono stati spesi in questo modo 272 milioni negli ultimi anni, quasi il 18% degli incassi della società.
E quanto è stato destinato alla manutenzione e all’ammodernamento dei treni? 42 milioni e la cifra è anche gonfiata. Le esternalizzazioni e le consulenze hanno inciso per il 647% sui costi di manutenzione.
Poi c’è la questione, già nota, dell’acquisto dei treni fantasma e di quelli in servizio, tutti acquistati a prezzo maggiorato. Le carrozze Stadler, sono state acquistate a peso d’oro al prezzo di 5 milioni e 600 mila euro, con rate da 439mila euro annuali, non ancora estinte. Queste carrozze non sono state mai entrate in servizio e giacciono al deposito.
Difficile sintetizzare in un articolo tutta la situazione disastrosa delle Ferrovie Sud Est, dettagliatamente descritta in 100 pagine di relazione. Neanche dei bombardamenti aerei, forse, avrebbero potuto fare di peggio.
Ora arriva l’indignazione della politica, con un bel po’ di anni di ritardo. Renzi ha twittato: “Sulla vicenda squallida di Ferrovie Sud Est andremo fino in fondo. Abbiamo commissariato. E faremo pulizia totale. Il Sud cambia verso”.
Forse un tweet non risolve le esigenze dei pendolari. Il Governo ha elargito con la legge di stabilità la cifra di 70 milioni di euro, a fronte di un debito da 312 milioni e di un servizio fermo al secolo scorso.
La politica, regionale e nazionale, di centrodestra e di centrosinistra, arriva con un inaccettabile ritardo. I sintomi di una mala gestione erano evidenti a tutti, ma da destra a manca hanno continuato a dare fiducia a Fiorillo, senza preoccuparsi del declino del servizio e dei bilanci della società che, ricordiamo, è di proprietà del Ministero dei Trasporti e affidata in gestione alla Regione Puglia.
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