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È stato approvato e Pubblicato con D.A.G. n. 50 del 01/04/2016 il Bando Misura 11 – Agricoltura Biologica Regione Puglia del PSR 2014-2020.
Adesso, molti agricoltori, possono istruire la pratica che permette loro di aderire al nuovo bando che struttura due misure dello Sviluppo rurale per convertire la loro azienda dal regime convenzionale a quello biologico.
Prerogativa fondamentale è adottare quello che è definito nel regolamento CE 834/07. La misura contiene due direttive: la misura 11.1 e la misura 11.2. La prima, sostiene l’impegno di convertire la superficie agricola utilizzate, mentre la seconda, di mantenerle.
Chi per la prima volta si assoggetta al sistema dei controlli e delle certificazioni, deve adottare la misura 11.1 per i primi tre anni, giusto quanti ne prevede il regolamento comunitario per passare attraverso il periodo di conversione variabile per coltura. In seguito, per gli anni successivi il proseguimento con la misura 11.2, chiude l’impegno quinquennale.
Ciò vale sia per chi si assoggetta per la prima volta sia per chi è già notificato nel sistema dei controlli e voglia percepire il premio anche inserendo nuove superfici. I beneficiari sono gli imprenditori individuali agricoli, società di persone e di capitali, agricoltori attivi associazioni di agricoltori.
Accanto ai requisiti di ammissibilità che riguardano sia gli agricoltori singoli sia gli associati, c’è l’entità degli aiuti concessi ogni anno, sotto forma di pagamento per unità di superficie in base al tipo di coltura e agli ettari impegnati.
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Da una prima analisi i premi previsti sembrano incoraggianti. Tecnici e associazioni locali di categoria aspettavano l’uscita del bando per scegliere questo o quell’ente di controllo privato cui notificare le aziende. Le domande scadono il 16 maggio per quelle iniziali e il 31 maggio per quelle di modifica.
Ricordiamo che gli innumerevoli enti di controllo attivi in base al regolamento sull’agricoltura biologica, sopravvivono grazie alla “quota controllo e certificazione” che l’azienda bio corrisponde in base alla superficie al tipo di coltura.
A questo proposito, si può dire, che i tariffari che gli stessi enti propongono hanno, euro in più o in meno, sono equipollenti. In ogni caso, il tecnico consiglia di scegliere sempre le professionalità serie e preparate, perché i controlli ci saranno.
Già negli anni novanta, con il Regolamento regionale 2078/92, prima dell’attuale norma sulla condizionalità che prevede il non abbandono colturale, migliaia di aziende avevano aderito in provincia di Lecce ma quelle che richiedevano la certificazione di prodotto, per finalità commerciali erano poche decine. Ad oggi è cambiato di poco. Le aziende che scelgono di produrre in modo biologico per una questione di principio sono ancor di meno.
Le aziende reclamano corsi tecnici specifici su tale metodo di produzione. Con tale bando non si tratta solo di produrre documenti per notificarsi al sistema di controllo o fare numero senza produrre. Occorre rafforzare la filiera produttiva, cooperare in grado di mantenere e assicurare la vendita delle produzioni. Alla luce dei precedenti dati sventolati, nel Salento sono pressoché nulle le realtà specifiche in grado di valorizzare il prodotto bio come avviene in altre regioni.
Rivendicare il 14% del territorio biologico salentino, non serve a molto, se sono assenti dati circa quelle superfici agricole trattate con pesticidi. Oggi il risultato importante di nuove adesioni deve rendersi concreto con l’aumento dei consumi che al Sud è, purtroppo, ancor molto basso rispetto alle medie europee.
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