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Anche tra gli ulivi dei Paduli sembra essere diffuso il CoDiRO. Abbiamo fatto un sopralluogo, notando alcune cose interessanti.
A seguito di alcune segnalazioni, circa sintomi da disseccamento ai danni di alcuni uliveti, abbiamo fatto un sopralluogo nel Parco Paduli.
Il Parco Paduli, non è propriamente un parco. Possiamo considerarlo come il più grande uliveto della provincia di Lecce. Sorge nell’entroterra salentino e comprende il territorio di diversi Comuni. E’ ciò che resta dell’antica Foresta Belvedere, “riconvertita” alla fine dell’800 in un grande uliveto.
Col passare del tempo, con le trasformazioni sociali, economiche e culturali, l’economia olivicola ha perso progressivamente la sua centralità, con l’abbandono delle attività rurali.
I Paduli sono il simbolo dell’abbandono degli uliveti, ma anche dell’abuso dei pesticidi e dell’oblio di una cultura delle buone pratiche agricole e del sapere contadino, sostituiti dall’abuso della chimica e soprattutto dall’uso scriteriato delle pratiche rurali.
Già negli anni ‘80 qualcuno avvisava che i Paduli non erano certo il luogo ideale per prendere una boccata d’aria, per portarci i bambini, per fare un pic nic o per svolgere sport all’aria aperta, perché l’aria e la terra erano impregnate di veleno.
Forse il tempo ha dato ragione a queste poche persone dotate di senso critico. Anche la popolazione faunistica si è ridotta. Anfibi, serpenti e uccelli hanno visto di gran lunga ridotto via via il loro numero di esemplari. Ciò che uccide gli animali, di certo non gioverà all’uomo. Facendo seccare l’erba con la chimica è stato tolto nutrimento al terreno e alle piante, è stato rotto un equilibrio millenario. E prima o poi la natura il conto ce lo porta. La perdita di biodiversità ormai è un dato indiscusso ed è alla base del deperimento delle piante, spesso incapaci di difendersi dall’attacco dei patogeni.
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Il nostro sopralluogo si è svolto nei territori compresi tra San Cassiano e Botrugno. Percorrendo le strade che attraversano i Paduli, si scorge subito l’ingiallimento o l’inscurimento delle foglie. Niente a che vedere, comunque, con gli uliveti delle zone del gallipolino.
La diffusione di questi sintomi non sono omogenei. Alcuni fondi sembrano più colpiti, mentre altri sembrano essere stati risparmiati dalla sindrome. Sarà quindi una conferma che la minore o maggiore vulnerabilità dipende il larga misura da come gli uliveti vengono trattati?
Anche all’interno di uno stesso podere si possono riscontrare ulivi con segni di disseccamento ed altri senza sintomi apparenti. Proviamo ad osservare meglio e toccare alcune foglie ingiallite. Le foglie non sono tuttavia secche, sebbene inscurite e accartocciate. Si presentano elastiche e all’interno sono verdi. Una biologa a nostro supporto spiega che l’accartocciarsi della foglia è dovuta ad un fenomeno chiamato turgescenza (o turgore), un meccanismo di difesa delle piante che riduce la superficie fogliare esposta al sole per limitarne la disidratazione.
Nella parte posteriore delle foglia si notano spesso i segni della fumaggine e della presenza di funghi. Inoltre, in diverse foglie è presente la clorosi, mentre molti rami presentano i sintomi della rogna dell’ulivo.
Notiamo un albero all’apparenza fortemente colpito dal disseccamento. Tuttavia, osservando bene, scorgiamo una frattura del ramo, non immediatamente percettibile, ma comunque importante. E’ l’unico ramo di quell’albero con i segni del disseccamento, mentre tutto il resto dell’albero si presenta rigoglioso.
Ci sorge quindi un dubbio e proviamo ad osservare meglio lo stato dei rami di altri alberi che appaiono in cattivo stato. Non sono pochi gli ulivi che presentano dei rami danneggiati, solo che i proprietari non si preoccupano di intervenire oppure non se ne accorgono. Talvolta, infatti, i segni della frattura di uno o più rami ramo sono difficili da scorgere. Un ramo fratturato, non interrompe l’idratazione ed il passaggio di sali minerali e nutrimento, ma se non opportunamente trattato rende la pianta maggiormente esposta all’attacco dei parassiti e degli agenti patogeni.
Un altro aspetto che ha dato nell’occhio è che, nell’area del sopralluogo, il fondo con i sintomi più evidenti di disseccamento, è costituito da esemplari giovani. Non è stato possibile chiarire con certezza che tipo di varietà fosse. Sembra comunque trattarsi di quelle cultivar considerate più resistenti al CoDiRO, quel complesso di fattori (che comprende funghi, rodilegno e xylella fastidiosa) alla base dell disseccamento rapido degli ulivi del Salento.
Oltre che documentare le impressioni visive, non è possibile per noi, ovviamente, fare affermazioni scientifiche su ciò che sta accadendo agli ulivi dei Paduli. Possiamo comunque fare qualche riflessione. Innanzitutto sarebbe il caso di effettuare delle analisi, non solo agli alberi, ma anche ai terreni. Non risulta, almeno ufficialmente, che via stato un prelievo dei campioni nella zona dei Paduli.
I sintomi da CoDiRO possono essere facilmente confusi con disseccamenti o imbrunimenti delle foglie dovuti a cause diverse, come la rottura di rami. Purtroppo si assiste spesso ad uliveti in stato di abbandono o trattati con pesticidi, il cui contenitore viene puntualmente appeso ad un albero una volta esausto. Questo è sintomo di scarsa conoscenza della pericolosità di queste sostanze e della legge. I contenitori esausti di pesticidi, infatti, sono classificati come rifiuti pericolosi e vanno consegnati alle ditte specializzate nello smaltimento di questo tipo di rifiuti.
Gli alberi spesso presentano i segni di attacchi di diversi parassiti. Questo farebbe pensare ad un generale indebolimento delle difese immunitarie di questi ulivi.
Prima di poter affermare quanto sia diffuso il CoDiRO e se tutti gli ulivi che presentano sintomi da disseccamento ne siano affetti, occorrono specifiche analisi, di cui al momento non si ha notizia.