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Era stato notificato il provvedimento di abbattimento in quanto positivo alla xylella, da dopo 10 mesi si è rigenerato.
C’è grande entusiasmo dopo l’ufficializzazione dei risultati della cura Scortichini su 110 alberi positivi alla xylella.
Il simbolo di questa che possiamo definire come una vittoria, è un albero condannato a morte, in quanto positivo al batterio. L’albero ora sta bene, germoglia e produce frutto.
La data dell’esecuzione era stata fissata per il 14 aprile 2015, con provvedimento di estirpazione e distruzione dell’albero. Ma la mobilitazione del “popolo degli ulivi” è riuscito a fermare le motoseghe e a salvare quell’ulivo, insieme ad altri esemplari che condividevano con lui la stessa sentenza di morte.
L’albero sfuggito al boia si trova a Veglie e per lui si è tentata la cura guidata dal batteriologo Marco Scortichini, del Crea (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) di Caserta, istituto pubblico che opera sotto la vigilanza del Ministero per le Politiche agricole.
Un anno addietro non veniva dato molto credito a questa cura sperimentale, chiamata endoterapia. Tant’è che nell’ambito del vertice tenutosi in Prefettura a Lecce nello scorso 20 luglio, a cui erano presenti anche il Ministro Maurizio Martina ed il Commissario eruopeo Andriukaitis, a Scortichini non venne nemmeno data la possibilità di parlare e spiegare la sua cura.
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Le sperimentazioni del Crea, parallelamente ad altre (come quelle dell’Università di Foggia e quella della Basilicata), sono comunque andate avanti. Gli unici a non credere alla possibilità di salvare gli ulivi sono il Governo e i ricercatori di Cnr Bari, Iam e Ufficio fitosanitario regionale.
I risultati dell’endoterapia si sono visti già dopo alcune settimane, ma occorreva prudenza prima di poter affermare di che ci fosse una cura. Il ricercatore parlò già verso la fine del 2015 di risultati incoraggianti. L’endoterapia consiste in una leggera e mirata potatura unita alla somministrazione di un prodotto brevettato in Israele a base di zinco, rame e acido citrico, utilizzabile anche in agricoltura biologica. Questo prodotto è stato sottoposto su 110 alberi d’ulivo compresi nei territori di Veglie, Galatina e Galatone e colpiti da CoDiRO.
Ieri il Nuovo Quotidiano di Puglia ha reso noto il progresso della terapia e gli ottimi risultati. Prima di affermare con certezza di avere la cura contro il CoDiRO occorrerà aspettare un altro anno. Ma intanto tutti gli alberi sottoposti a trattamento hanno dimostrato chiari segni di miglioramento, di riduzione degli effetti del disseccamento e di ripresa vegetativa e produttiva. Nessun albero è peggiorato.
Come esempio è stato preso proprio quell’albero salvato in extremis dall’abbattimento, con due foto affiancate, una scattata all’inizio del trattamento (maggio 2015), l’altra ripresa 10 mesi dopo (marzo 2016). E le differenze sono evidenti.
C’è più di una speranza concreata per salvare gli ulivi del Salento dal disseccamento e dagli abbattimenti. Mentre la sostituzione degli attuali uliveti con le cultivar che si presumono essere più resistenti alla xylella o al CoDiRO sembrano più funzionali al passaggio ad un’olivicoltura intensiva e superintensiva, che non ad un rimedio contro il batterio o contro il CoDiRO. Ma la scelta di un modello di sviluppo è una scelta politica.
Ora si pone il problema dei costi necessari per effettuare il trattamento endoterapico sugli alberi. Ma se i fondi per gli abbattimenti, per l’Arif, per i consorzi di bonifica sono saltati fuori, magari il Governo potrebbe riuscire a sostenere gli olivicoltori che decideranno di applicare la cura Scortichini. Scelte politiche.