Warning: Attempt to read property "post_excerpt" on null in /home/mhd-01/www.salentometropoli.it/htdocs/wp-content/themes/morenews/single.php on line 53
Nella cala di Porto Miggiano sotto sequestro, il costone roccioso continua a franare e le piattaforme, realizzate con i lavori di consolidamento, collassano
Molti rimasero increduli e sospettosi nei confronti della Magistratura quando, nel giugno 2015, i Sostituti Procuratori Antonio Negro ed Elsa Valeria Mignone chiesero il processo per 10 persone per delle presunte irregolarità nei lavori di consolidamento del costone roccioso della baia di Porto Miggiano.
In effetti le ipotesi di reato sembravano assurde e paradossali tenendo conto che, secondo la Procura, gli stessi lavori avrebbero compromesso il consolidamento, deturpando la falesia e aumentando il disequilibrio idrogeologico, rendendo la baia più pericolosa per l’incolumità dei bagnanti rispetto a prima. Sembrava stranissimo il fatto che dei lavori, finanziati con 3 milioni dal Cipe e portati a termine anche con l’intervento dell’Amministrazione Comunale dell’epoca, pronta a contrastare le tante critiche, provenienti soprattutto dal Comitato di tutela per Porto Miggiano, avessero non solo non risolto il decennale problema, ma addirittura peggiorato la situazione.
Osservando la situazione della baia a sei anni dal suo sequestro (inizialmente probatorio ma reso poi preventivo), i dubbi nei confronti della Procura, forse, vengono meno. Analizzando attentamente le foto inviate alla nostra Redazione da un lettore è possibile notare come non solo siano presenti nuovi, seppur piccoli, crolli, ma addirittura le piattaforme destinate ai bagnanti stiano collassando.
In particolare i crolli si stanno verificando sulla parete ovest della cala, in prossimità delle scale d’accesso.
Per quanto riguarda invece le piattaforme, destinate secondo la Procura ai bagnanti e realizzate durante i lavori di consolidamento, si può notare che esse si reggono sul nulla, poiché il loro interno è completamente vuoto, privo di fondamenta.
O per l’erosione del mare o per un difetto di costruzione, certo è che i lavori sarebbero dovuti durare nel tempo, ma le foto dicono il contrario.
I massi spostatisi hanno fatto emergere anche dei ferri arrugginiti, usati per i lavori, che si trovavano al di sotto di essi e che ora spuntano sulla superficie scogliosa.
Intanto, a causa delle presunte irreogolarità commesse con i lavori di consolidamento, la meravigliosa spiaggia rimane sotto sequestro. Otto sono le persone sotto processo. Le accuse, formulate dai Sostituti Procuratori di Lecce Antonio Negro ed Elsa Valeria Mignone, sono quelle di lottizzazione abusiva di un’area sottoposta a vincolo, essendo inserita nel Sic (Sito di Interesse Comunitario) Otranto-Santa Maria di Leuca, nell’IBA (Important Bird Area) 147 e nel Parco regionale Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase, la mancata autorizzazione dell’Ufficio demanio della Capitaneria di Porto di Gallipoli e il nulla-osta rilasciato dalle Autorità preposte al vincolo per la realizzazione delle piattaforme e della “rozza spianata”, soprastante la cala, da adibire a parcheggio.
Il tempo continua a scorrere e anche per quest’estate la spiaggetta non sarà a disposizione di turisti e bagnanti, almeno dal punto di vista legale, perché comunque la gente, stanca, continua a violare i sigilli.