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Per Renzi il referendum è stato uno spreco di soldi, ma avrebbe potuto accorparlo alle elezioni di giugno. Quali sono i costi “accettabili” della democrazia”? E il premier è proprio così parsimonioso?
Il premier Matteo Renzi, visibilmente soddisfatto per la sua vittoria, dice chiaramente che sono stati buttati al vento 300 milioni di euro. Permettere ai cittadini di esprimersi su una norma che riguarda il loro futuro sarebbe una cosa inutile e dispendiosa.
La prima obiezione che potremmo fare è che sarebbe bastato accorpare il referendum alle elezioni amministrative e regionali per evitare questo sperpero di denaro. Ma la paura che il quorum potesse essere raggiunto ha spinto il Governo a stabilire due date distinte, al posto dell'”election day”, con aggravio dei costi a carico dei cittadini.
In secondo luogo, la questione sarebbe potuta essere risolta dialogando con i rappresentanti delle regioni, 9 regioni su 20, o semplicemente ponendo fine di propria iniziativa a questa anomalia tutta italiana costituita dalle concessioni illimitate di sfruttamento dei giacimenti di petrolio e gas.
A parte questo, il referendum è uno strumento di democrazia diretta, con cui i cittadini possono decidere direttamente se abrogare o mantenere una norma. Anche la democrazia ha dei costi.
L’esercizio di uno strumento di democrazia sono soldi buttati al vento secondo il premier?
Sappiamo che Matteo Renzi non ha un buon rapporto con le elezioni. Aveva promesso che non avrebbe ambito alla carica di Capo del Governo senza passare dal voto dei cittadini. Ma così non è andata ed infatti ha dato lo sfratto ad Enrico Letta da Palazzo Chigi, al quale ripeteva ogni giorno #EnricoStaiSereno.
Il passaggio dalle urne è un’operazione inutile evidentemente.
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Con una maggioranza ibrida, anomala, che scontenta tanto a sinistra quanto a destra, frutto del più lampante degli inciuci, con un Parlamento eletto in virtù di una legge giudicata incostituzionale dalla Consulta, Renzi vuole a colpi di maggioranza fare le importanti riforme strutturali e istituzionali, tra cui la Costituzione, in particolare il senato.
E’ riuscito pretestuosamente anche a far cadere il Sindaco democraticamente eletto Ignazio Marino, per commissariare la Capitale d’Italia nominando un uomo di sua fiducia, non certo eletto.
Non ci si può meravigliare se il premier considera inutile uno strumento che permette ai cittadini di decidere qualcosa.
Quelli sono soldi buttati al vento.
Non sarebbe uno spreco l’”Air Force Renzi”, il mega aereo presidenziale, un quadrimotore Aribus A340, voluto dal premier per dare sfogo alla sua megalomania. Quello ci è già costato 15 milioni di euro e non ha ancora volato. Si stima che il costo giornaliero, solo per stare fermo, sia di 40 mila euro. La voce di spesa annua riservata ai voli di Stato, che si aggirava intorno ai 2,5 – 3 milioni all’anno, è sestuplicata nel 2016, arrivando a 17,4 milioni di euro.
L’areo è stato acquistato, usato, in leasing e ha già 10 anni di servizio. Non sembra essere stato un buon affare. E a pagare non è certo il premier.
L’A340 ha poi dei consumi e dei costi di gestione elevatissimi, che graveranno tutti sulle casse dello Stato. Fino ad ora la democrazia italiana – o quel che le assomiglia – è andata avanti senza bisogno di un mega aereo presidenziale.
Quali sono i soldi buttati al vento?
Come viaggiano gli altri capi di stato? Il cancelliere tedesco e il premier britannico viaggiano su voli di linea. E i loro rispettivi Paesi non hanno il nostro debito, né la nostra delicata situazione economico-finanziaria.
Sulla scontrinopoli fiorentina, aspettiamo ancora di vedere gli scontrini del premier. Ha sempre dichiarato di aver sempre pagato di tasca propria le cene private, anche se Lino, ristoratore di Firenze, dice il contrario. Se non c’è nulla di compromettente, allora perché il Sindaco del capoluogo toscano Nardella continua a rifiutare le richieste di giornalisti e dell’opposizione a visionarli?
Che dire poi della fuga in America, alla finale degli US Open tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci? Nel giorno in cui era atteso all’inaugurazione dell’edizione 2015 della Fiera del Levante, volò a New York e per gustarsi la partita, voltando le spalle agli amministratori locali, al Governatore e alle imprese di Puglia, che erano a Bari per riceverlo.
Quanto è costato questo suo irrinunciabile viaggio a New York?
Il mese precedente, inoltre, erano stati registrati bene 45 voli di Stato, di cui avrebbero usufruito i membri probabilmente un record nella storia repubblicana.
Forse Renzi, proprio sugli sprechi di denaro pubblico, sarebbe la persona meno adatta ad invitare alla parsimonia. Ed una coscienza democratica dovrebbe evitare una visione utilitaristica degli strumenti democratici. La democrazia ha prezzo e questo prezzo è stato pagato con il sangue.