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I dati dei test di patogenicità xylella – ulivo peccano di trasparenza. Esperti del PLH evidenziano possibili benefici delle cure sperimentali.
La questione xylella / CoDiRO investe diversi aspetti, di natura scientifica multidisciplinare, giuridica, economica, politica, paesaggistica, ambientale, sociale, sanitaria. Non è facile coniugare tutti gli aspetti e le sfaccettature che si sono susseguiti e continuano a susseguirsi, all’interno dei quali è forte il sospetto che si annidino obiettivi che non vanno nella direzione di salvare gli ulivi, o quantomeno quelli esistenti.
Una partita importante è quella che si sta svolgendo davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Euoropea, organo a cui competono le questioni inerenti la corretta applicazione della normativa comunitaria.
Tutto è nato da un ricorso presentato da alcuni olivicoltori salentini l’anno scorso davanti al TAR Lazio, contro il decreto ministeriale n. 2180 del 19 giugno 2015, del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il quale ha costituito il fondamento normativo del Piano Silletti bis, che prevedeva – fra le altre cose – l’obbligo nella zona cuscinetto di abbattere gli ulivi segnalati come positivi a xylella e tutte le piante ospiti sane, compresi gli ulivi monumentali, nel raggio di 100 metri.
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Il TAR, aveva deciso di sospendere l’esecuzione del Piano e del decreto, e di rimettere gli atti alla Corte di Giustizia, in quanto aveva rilevato un possibile contrasto tra la normativa europea (in particolare quella contenuta nella Direttiva 2000/29/Ce dell’8 maggio 2000) e il decreto. Infatti, la normativa europea non prevederebbe “alcun obbligo di rimozione delle piante sane, quando non vi sia stata alcuna indagine scientifica preventiva che abbia motivato questa misura drastica come l’unica idonea a fermare la diffusione del batterio”.
La misura dell’abbattimento delle piante sane nel raggio di 100 metri intorno a tutti gli alberi individuati come positivi, avrebbe portato alla desertificazione del territorio del nord Salento, compreso tra le province di Brindisi e Lecce.
Si tratta di una questione pregiudiziale. Dopo la pronuncia della Corte, il procedimento davanti al TAR riprenderà sulla base di quanto deciso dall’organo di giustizia europeo.
E’ di ieri la notizia secondo la quale il Presidente della Corte ha deciso di optare per il procedimento accelerato “visto il presumibile rischio di danni irreversibili all’ecosistema e all’agricoltura del territorio pugliese che un prolungamento eccessivo di questa sospensione potrebbe produrre”.
Fin qui niente di particolare, non fosse altro per un fatto che farà quantomeno storcere il naso. La Commissione Europea, organo di governo dell’Unione Europea, nonché parte nel procedimento davanti alla Corte, ha depositato un parere redatto dall’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), su mandato della stessa Commissione. Questa aveva chiesto di rispondere a due ordini di quesiti: quanti ceppi di xylella fossero presenti nel Salento; quali risultati avessero dato le cure sperimentali portate avanti dai ricercatori Mario Scortichini, Antonia Carlucci e Francesco Lops.