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Il controverso progetto della nuova discarica di Cavallino viene stroncato dai giudici amministrativi. Impianti troppo vicini a centri abitati e siti sensibili e affermazioni inesatte riguardanti al progetto.
Con sentenza emessa lo scorso 21 aprile, il TAR Lecce ha annullato gli atti su cui si fonda il progetto per l’ampliamento della discarica di Cavallino. E’ arrivata, forse, al termine una serrata battaglia, che ha visto l’Assemblea dei Sindaci dell’ATO Lecce 1 (ora OGA) ed il Comune di Cavallino scontrarsi con la Provincia di Lecce, i Comuni di San Donato di Lecce e San Cesario di Lecce e comitati e associazioni di cittadini dei paesi direttamente coinvolti e limitrofi. Tra le associazioni che si sono duramente opposte al progetto ricordiamo l’associazione La Sciciula di San Donato e l’associazione Sveglia cittadina di San Cesario.
Il sede di conferenza di servizi, il progetto aveva già ottenuto i pareri negativi di ARPA, Provincia di Lecce, AUSL Ufficio Sanitario regionale.
Il Tribunale amministrativo, in accoglimento dei “motivi aggiunti” presentati dal ricorrente, il Comune di San Donato di Lecce, ha deciso annullato la deliberazione n. 12 del 6/3/2015 – con cui l’Assemblea dei Sindaci dell’ATO ha approvato il “progetto per il riammodernamento, ristrutturazione, adeguamento e gestione dell’impianto di biostabilizzazione e discarica servizio/soccorso ubicati nel territorio del Comune di Cavallino” – e la deliberazione n. 14 del 16/06/2015, della stessa ATO, avente ad oggetto il “Progetto per il riammodernamento, ristrutturazione, adeguamento e gestione dell’impianto di biostabilizzazione e discarica servizio/soccorso ubicati nel territorio del Comune di Cavallino – Riapprovazione”.
I siti interessati dall’espansione o, più correttamente, da queste nuove opere riguardano principalmente le località Masseria Guarini e Le Mate.
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Il ricorso, come già ricordato, è stato presentato dal Comune di San Donato. Hanno aderito i Comuni di San Cesario di Lecce e di Lizzanello, mentre si sono costituiti in opposizione al ricorso il Comune di Cavallino e l’ATO Gestione Rifiuti della Provincia di Lecce (OGA).
I giudici hanno stroncato il progetto, sgretolando tre dei pilastri su cui si poggiava.
Innanzitutto, il Collegio rileva come l’impianto di compostaggio previsto in progetto sia troppo vicino al centro abitato e in siti sensibili: dista 400 metri dalla zona commerciale di Cavallino e appena 1000 metri dal centro abitato di San Donato. La discarica sarebbe sorta invece a 750 metri dal centro abitato di San Cesareo, a 1200 da quello di Cavallino, a 1500 da quello di San Donato. Le stesse distanze sussistono in relazione ai “siti sensibili”, quali asili, scuole, ospedali e case di riposo presenti nei territori degli stessi Comuni.
“Lo studio di prefattibilità ambientale, allegato al progetto, non contiene – scrivono i giudici – alcuna considerazione in merito alla vicinanza degli impianti progettati rispetto ai centri abitati e siti sensibili” e non ha alcuna rilevanza “la considerazione che il progetto fosse stato commissionato e sviluppato prima che venisse pubblicato il PRGRU (Piano Regionale Gestione Rifiuti Urbani, ndr) dovendo applicarsi la normativa vigente al momento dell’approvazione”.
Un altro punto cardine intorno al quale ruota il dibattito, riguarda la natura del progetto. Per gli oppositori si tratta di un nuovo impianto, mentre per i promotori il progetto consisterebbe in ampliamento e adeguamento dell’esistente. I giudici del TAR hanno dato ragione ai primi. Infatti nella sentenza si legge che “non è fondata l’affermazione contenuta nella relazione integrativa secondo la quale le nuove strutture costituiscono un mero adeguamento strutturale e/o riconversione o ampliamento, trattandosi invece di impianti nuovi e autonomi rispetto all’impianto di biostabilizzazione e alla discarica di servizio e/o soccorso attualmente in esercizio”.
I promotori hanno sempre sostenuto che l’opera fosse necessaria, non essendoci siti alternativi per il deposito e il trattamento dei rifiuti. Ma anche qui il TAR li smentisce, sostenendo che “non risponde al vero l’affermazione, contenuta nella relazione integrativa, che nell’intero territorio del bacino di utenza Lecce 1 non sussista alcun sito idoneo cui collocare gli impianti”.
Il Collegio, ritenuta l’illegittimità degli impianti progettati, in quanto in contrasto con il PRGRU circa la distanza dai centri abitati e dai luoghi sensibili, ha quindi deciso di accogliere il ricorso e annullare le deliberazioni. Ora serve una svolta nella strategia sul trattamento dei rifiuti solidi urbani, che tenga conto di tutte le problematiche connesse.
Non è ancora noto se le parti soccombenti, Comune di Cavallino ed ex ATO, proporranno appello contro la sentenza davanti al Consiglio di Stato.
L’esito del processo è stato accolto molto positivamente dalle associazioni La Scisciula e Sveglia cittadina, che rilanciano la loro proposta, consistente nel favorire il compostaggio domestico, agricolo e di comunità. In particolare l’associazione La Scisciula ha rilasciato la seguente comunicazione:
“Una notizia positiva, quella della bocciatura da parte del Tar del progetto di realizzazione di un nuovo impianto di trattamento rifiuti. Come associazione La Scìsciula e Sveglia Cittadina, insieme all’avvocato Francesco Calabro spedimmo una diffida sia all’ATO che all’amministrazione di Cavallino, proprio per evidenziare le molteplici criticità nascoste dietro la parola “riammodernamento” ma che di fatto prevedevano una vera e propria nuova discarica, in un territorio già abbondantemente martoriato.
Come associazione facciamo appello ai Comuni e alla Regione, affinché si adotti immediatamente il “compostaggio domestico” come primo passo per uscire dall’incubo delle discariche, che sappiamo benissimo non possono funzionare correttamente senza la frazione umida. Regolamentare il “compostaggio agricolo” per chi ha possibilità di portare il proprio umido in campagna e investire in “compostiere di comunità”. Impianti piccoli, a costo e impatto zero che potrebbero permettere la chiusura del ciclo dell’organico e generare del compost di qualità per le comunità. Continuiamo a chiederci: “perché delle pratiche così semplici ed economiche continuano a venir ignorate? E la strada dei mega impianti, costosissimi e dannosi per la salute sembra essere l’unica possibilità che la Politica riconosce? “ Esprimiamo inoltre una forte preoccupazione per quello che sta succedendo a Corigliano D’Otranto. Se la discarica dovesse essere aperta, avremmo letteralmente una bomba sopra la falda acquifera che fornisce l’80% di acqua potabile al Salento”.
Esprimono soddisfazione anche Fernando Coppola, Vicepresidente della Provincia, nonché Consigliere di opposizione al Comune di San Cesario, e Massimo Liaci, anch’egli Consigliere comunale di San Cesario per Forza Italia, i quali hanno rilasciato le seguenti dichiarazioni:
“Il TAR conferma quanto andiamo sostenendo da decenni: le discariche di Cavallino sono troppo vicine agli abitati urbani, San Cesario su tutti. Ma fosse stato per S.Cesario, anche stavolta, dopo Le Mate e Guarini, anche il mega ampliamento si sarebbe realizzato. Sindaco e Parlamentare del PD continuano a non intervenire su Emiliano.
Contenti per il pronunciamento del TAR Puglia che, su ricorso del Comune di San Donato, ha bocciato il megaampliamento della discarica di Cavallino e la realizzazione di una nuova piattaforma. E’ la conferma di quanto abbiamo sempre sostenuto anche quando si progettavano di realizzare gli impianti Le Mate e Guarini già esistenti: essi sono troppo vicini all’abitato urbano, solo 750 metri da quello di San Cesario. Ma proprio quanto affermato dai giudici ci lascia l’amaro in bocca: neanche gli impianti Le Mate e Guarini rispettano la distanza minima prevista dalla legge ma i Sindaci Serra, Girau e Romano, come stavolta, non hanno mai assunto assunto alcuna concreta iniziativa, limitandosi a “no” di facciata e andando solo a rimorchio dei Comuni che hanno preso l’iniziativa per non “farla sporca”.
Soprattutto dall’amministrazione comunale che esprime un Sindaco e addirittura un Parlamentare del PD, non si è ancora udita una presa di posizione pubblica rispetto al Presidente della Regione, del loro stesso partito, perché si dica finalmente basta alle discariche e si chiuda diversamente il ciclo dei rifiuti. E’ inspiegabile: Romano e Capone continuano a fare i furbi e giocare a nascondino”.