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L’intervista di Salute Salento a Paolo Graziano, direttore dell’unità di Anatomia Patologica dell’Irccs di San Giovanni Rotondo.
La frontiera della lotta al tumore del polmone. Parla Paolo Graziano, anatomo patologo di chiara fama, a Lecce per un convegno. Riportiamo di seguito l’intervista, preceduta da una breve introduzione, curata e divulgata dall’associazione di volontariato Salute Salento.
Paolo Graziano, è nato a Roma, oggi è direttore dell’unità di Anatomia Patologica dell’Irccs di San Giovanni Rotondo. Salute Salento lo ha intervistato in occasione del convegno sulle “Nuove evidenze in Oncologia” che si è tenuto all’Hotel Tiziano nei giorni scorsi.
In cosa consiste l’immunoterapia e come può combattere il tumore del polmone che oggi preoccupa molti maschi della provincia di Lecce?
L’Immunoterapia è un’altra arma che abbiamo nella nostra faretra da utilizzare su pazienti che sono affetti da cancro del polmone. Ma non solo del polmone. I risultati emersi da studi nazionali e internazionali su altre patologie tumorali, rene, cute come il melanoma, ma anche altri campi, confermano che si tratta sicuramente di un’opzione terapeutica che sta prendendo piede nelle Oncologie italiane.
Tornando all’immunoterapia, come si riesce a sbloccare il sistema immunitario che si annulla in presenza di una neoplasia?
«Non annoiamo chi legge con dettagli tecnici. Conoscere l’ambiente all’interno del quale si sviluppa un tumore, per esempio del polmone, consente di poter utilizzare dei farmaci che vanno proprio ad interagire con lo stato di rapporto tra le cellule tumorali e l’ambiente in cui si sviluppa. In alcuni casi i risultati sono assolutamente promettenti. I farmaci che si sono sviluppati sono molteplici e probabilmente a breve li avremo anche disponibili non soltanto all’interno dei trials controllati in Italia ma anche come opzione terapeutica nelle oncologie che devono trattare i pazienti.
Si tratta di farmaci biologici?
Sono farmaci che vengono definiti “immuno-check point”; farmaci. che intercettano dei meccanismi biologici alla base di un rapporto cellula-microambiente e che fanno parte dell’immunoterapia come uno scenario nuovo e un’opzione diversa da adottare nei vari casi.
Per ottenere un allungamento della sopravvivenza o anche la guarigione?
Bisogna essere onesti e dire che nei centri seri sono stati condotti studi con la valutazione di diverse variabili che sono: la tossicità, l’efficacia, in quali pazienti, con quali risposte, all’interno del controllo di un comportamento globale nei confronti del paziente nel quale venga valutato il suo stato oncologico, il suo Ps (performant status) e le condizioni generali. Anche questa è un’opzione da considerare. Per quanto riguarda le risposte a questi trattamenti sono diverse variabili che l’oncologo saprà valutare prima di poterle prospettare al paziente con un colloquio franco.
Qual è oggi la situazione della migrazione dei malati oncologici che arrivano a San Giovanni Rotondo?
La migrazione in generale è un’analisi che il nostro paese dovrebbe prendere in considerazione come fotografia di una non propria capacità di assolvere alle esigenze dei cittadini. Laddove si sviluppa un’offerta sanitaria ragionata che risponde ai bisogni dei pazienti oncologici, si è raggiunto un risultato accettabile. Laddove invece l’offerta o i tempi non sono adeguati o non c’è un percorso chiaro e definito, il paziente si sposta dove sa di potersi aspettare una qualità umana e scientifica da parte dei professionisti. Dovrebbe essere possibile rivolgersi a centri di riferimento della propria regione per poter sostenere una terapia adeguata.
Articolo pubblicato originariamente su TagPress.it