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Casili su misure anti xylella: “Disattese non per colpa dei produttori. Vessarli con salatissime multe è ulteriore dimostrazione che questo piano non andrà da nessuna parte”.
Scattano a partire da oggi controlli e possibili sanzioni per chi non attua le “buone pratiche agricole”. Su cosa si intenda per buone pratiche agricole è argomento dibattuto, ma quelle che la Regione ha definito tali sono obbligatorie e sono previste sanzioni pesanti per chi non ottempera.
Entro il 30 aprile, secondo le misure varate dalla Regione, era previsto il completamento delle operazioni di aratura, trinciatura, erpicatura su tutte le superfici, finalizzate alla riduzione della popolazione della sputacchina (il presunto insetto vettore della xylella) allo stadio larvale. Tempi ristrettissimi se si considera che la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione (BURP) era avvenuta il 26 aprile. Solo 5 giorni di tempo quindi. Come si poteva immaginare le operazioni sono tutt’altro che completate. Anzi…
“Da oggi è operativo il nuovo piano dei controlli e temiamo che sul territorio vengano comminate multe e sanzioni – afferma Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – a tutti coloro i quali non hanno attuato le buone pratiche, ovvero gli interventi fitosanitari concentrati nel periodo primaverile – estivo e autunnale e sulle potature della parte aerea delle piante di olivo per contenere la fonte di inoculo, laddove le piante sono infette, o per ridurre la trasmissione delle infezioni nelle zone indenni, potature selettive dei rami secchi per ridare respiro alle parti dell’ulivo in vegetazione e secco no a tagli profondi sulla struttura portante dell’albero.
“Determinante in questa fase – aggiunge – la lotta ecocompatibile alla Xylella fastidiosa attraverso trattamenti che contemplino principalmente i metodi dell’agricoltura biologica”.
A non ottemperare a queste misure sarebbero stati innanzitutto gli enti pubblici. Secondo Coldiretti Puglia il 90% dei terreni pubblici e demaniali delle province di Lecce, Brindisi e Taranto, sono ancora “in balia per il 90% dei casi della sputacchina”.
Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia, sottolinea l’importanza di aver evitato l’abbattimento delle piante sane nel raggio di 100 metri, ma insiste sulla necessità di dare attuazione alle buone pratiche agricole:
“La Regione Puglia con il nuovo Piano anti Xylella ha inteso lanciare il messaggio all’Unione Europea che le piante nel raggio di 100 metri da alberi infetti non si toccano, perché oltre ad essere un provvedimento inaccettabile in termini di distruzione del patrimonio olivicolo con esemplari monumentali introvabili al mondo, è improponibile sul fronte dei costi economici e della tensione sociale. Però, tutto il territorio pugliese deve a questo punto essere rispettoso del percorso chiaro indicato affinché siano svolte regolarmente in campo le buone pratiche agronomiche. Per questo Coldiretti ha organizzato il ciclo di incontri tecnici, in cui i ricercatori danno consigli su cosa fare nell’immediato negli uliveti per contrastare e prevenire la malattia”.
Critico con questo piano il Consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Cristian Casili:
“Il rischio più che fondato è che il nuovo piano degli interventi per combattere il disseccamento degli ulivi rimanga solo uno sterile tentativo di contenimento incapace di produrre gli effetti sperati. Il motivo è da ricercarsi nella sua precoce pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia, in data 26 aprile, solo pochi giorni dopo la sua approvazione dell’8 aprile: troppo poco tempo per ottemperare a sterili misure di contenimento imposte dalla normativa europea e dagli osservatori fitosanitari che rimarranno solo su carta”.
Le arature, trinciature, erpicature da effettuarsi su tutte le superfici entro il 30 aprile – ricorda il consigliere pentastellato “sono già state disattese e non per colpa dei produttori. Vessarli oggi con salatissime multe è l’ulteriore dimostrazione che questo piano, così concepito, non andrà da nessuna parte.”
Il Consigliere neretino ribadisce quanto detto in passato:
“Ad oggi pochissimi sono gli olivicoltori e i proprietari di ulivi ad aver effettuato queste lavorazioni sui terreni; e comunque, le condizioni socio economiche, la forte polverizzazione aziendale, la mancanza di politiche commerciali a livello regionale e nazionale, non permetteranno mai di strappare all’incuria tanti ulivi abbandonati.
Occorre un piano strategico regionale che metta insieme queste micro realtà aziendali salvaguardandone storia, cultura ed identità. Sarebbe, invece, opportuno monitorare chi non ha ottemperato, e ancora non ottempera, alle norme di condizionalità disperdendo utili risorse per l’applicazione delle tanto decantate buone pratiche agricole. Non solo, ma come ho detto in sede di task force, sarà pericolosissimo finanziare le potature estreme nelle fasce di contenimento al nord del Leccese, potature che molto spesso si sono rivelate dannose e inutili in quanto dove effettuate hanno accelerato i disseccamenti e indebolito ulteriormente le piante. Se deve avere un qualche effetto questo piano deve avere alla base un disegno anzitutto culturale, che metta nelle condizioni tutti di poter intervenire nella cura dell’olivo. Ancora oggi l’informazione data ai produttori è confusa, e spesso gli allarmismi hanno sortito effetti opposti: così a perderci è l’immagine di un intero territorio”.
Articolo pubblicato originariamente su TagPress.it