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“TAP, con la solita arroganza, proverà a forzare o proporrà soluzioni “alternative” per convincere i suoi finanziatori dell’inizio lavori. Restiamo vigili e cercheremo di sventare quella che sembra una TRUFFA AI CONTRIBUENTI”.
La società TAP da diversi giorni annuncia la partenza imminente dei lavori, per il 13 maggio, secondo la comunicazione formale inviata alle varie amministrazioni coinvolte. Lo ha ribadito in conferenza stampa, tenutasi venerdì scorso a Bari, con un imponente servizio d’ordine.
Tuttavia, a partire non saranno i lavori. Infatti il cantiere non potrà essere allestito, almeno non prima dell’autunno prossimo, quando potranno essere espiantati gli ulivi, sempre che la società riesca a ottenere tutti i permessi necessari. Gli unici lavori che TAP potrebbe (forse) fare sono quelli della bonifica del terreno dalla presenza di ordigni bellici e relativi alla valutazione del rischio archeologico.
L’Autorità di Bacino e il Comune di Melendugno hanno chiesto chiarimenti in ordine a questo “inizio lavori”, ravvisando alcune possibile incongruenze con quanto contenuto nell’autorizzazione e nei successivi provvedimenti.
Ma la società ha bisogno di dimostrare di essere riuscita ad avviare i lavori entro il 16 maggio. Perché?
E’ il termine ultimo assegnato dall’autorizzazione unica al gasdotto per poter avviare i lavori, altrimenti l’autorizzazione stessa decade. E’ questo il primo, ma non l’unico motivo. Infatti la società perderebbe due privilegi, se mai questo gasdotto dovesse essere realizzato ed entrare in servizio, rappresentati rispettivamente dall’esenzione accesso terzi e dall’esenzione proprietaria. Si tratta di due deroghe che l’Unione europea accorderebbe a TAP, permettendole di escludere altre operatori dall’uso del gasdotto (quindi verrebbe garantito il monopolio di TAP) e di essere contemporaneamente produttore, venditore, trasportatore di gas.
Inoltre TAP uscirebbe dalla lista dei Progetti di interesse comune (PIC) dell’Unione Europea. L’appartenenza all’elenco dei PIC garantisce privilegi normativi, procedurali e finanziaria.
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Abbiamo più volte scritto che, secondo la Commissione Tecnica di VIA, l’inizio da lavori debba intendersi coincidente con l’avvio del cantiere della fase 1a (realizzazione micro tunnel e pozzo di spinta), che presuppone il completamento della fase 0 (preparazione area di cantiere, che comprende lo spostamento di 231 ulivi e la realizzazione della strada di accesso al cantiere). La fase 0 non è mai iniziata, pertanto si dedurrebbe che i lavori non potranno partire il 13 maggio. L’ultima carta giocata in questa fase dalla società è quella di eseguire due operazioni che sarebbero comunque dovute essere effettuate prima dell’inizio degli scavi, sostenendo, tramite il proprio ufficio legale, che queste operazioni per la legge equivalgono a inizio lavori.
Nella conferenza stampa di venerdì TAP ha colto l’occasione per parlare anche di compensazioni a favore del territorio, strategicità e ricadute positive e investimenti per il territorio. Aspetti tutti puntualmente contestati dal Comitato No TAP, che ha pubblicato un nuovo comunicato e definisce la conferenza di TAP come una “commedia all’Italiana”. Subito si chiede come mai la società abbia scelto Bari e non Lecce per presentare “il suo mega progetto lacunoso, dannoso ed inutile”, chiedendo “tanto servizio d’ordine, soldi dei contribuenti, a presidio di una conferenza stampa”.
Alcuni esponenti del Comitato si sono recati a Bari venerdì, rimanendo fuori dall’Hotel in cui si è tenuto l’incontro. Hanno raccontato di essersi trovati di fronte “a tre camionette della polizia, Digos di Bari e Lecce ed in più i Bravi dell’AlmaRoma sempre pronti a scambiare chiacchiere e sorrisi con l’addetto alla sicurezza di TAP, personaggio alquanto strano che ci fotografa in continuazione ed entra nei fondi delle persone senza autorizzazione; infatti, come altri esponenti di TAP, è stato allontanato dai carabinieri di Melendugno durante un sopralluogo”.
I No TAP affermano che la scelta di Bari abbia avuto l’obiettivo di “evitare la contestazione puntuale e corretta, perché basata su documenti che accertano: la non strategicità; il malaffare; la carenza di autorizzazioni e il non adempimento delle prescrizioni” oppure “per provocare una reazione esagerata e violenta, cosa che siamo stati ben attenti non avvenisse”. Nei giorni scorsi TAP aveva smentito che fosse il motivo per cui sia stato scelto Bari.
Nel comunicato vengono contestate fortemente anche le affermazioni di Michele Elia, nuovo country manager di TAP, che – ritengono – “o non conosce il progetto, o fa finta di non conoscerlo” e “scambia delle operazioni ante operam come inizio dei lavori. Come dice la stessa VIA ciò che loro vorrebbero fare, bonifiche belliche e rischio archeologico “preventivo”, non possono dirsi inizi lavori”.
Quanto alle compensazioni a favore del territorio è stato fatto notare, innanzitutto, che la stima di 18 milioni che sarebbero entrate nelle casse del Comune grazie a TAP sarebbe stata fortemente gonfiata e comprenderebbe anche la parte che sarebbe andata allo Stato anziché al Comune.
In secondo luogo il Comitato ha ricordato la mancanza dell’accordo HGA tra Stato e società. Si tratta di un accordo in cui vengono pattuiti una serie di condizioni legate all’erogazione del servizio, alla sicurezza, alla politica energetica, ai ristori, ecc… Ma di questo accordo non c’è traccia e il Governo non ha ancora risposto all’interrogazione parlamentare di Annalisa Pannarale (SEL), che chiedeva spiegazioni in merito. Il Comitato ricorda inoltre che le royalty, “mentre nel resto del mondo sfiorano o toccano il 75%, in Italia siamo su 7 massimo 10%”.
TAP ha annunciato il finanziamento di progetti per il territorio, che comprendono anche la pulitura delle spiagge. Ma la società avrebbe fatto una “gaffe”, facendo vedere la foto di una spiaggia sporca, che il Comitato avrebbe riconosciuto essere quella delle Cesine, oasi protetta che sta sul territorio di Vernole a 5 chilometri da San Foca. “Una cosa che noi del comitato troviamo non interessante per la battaglia, ma interessante per capire a che livello di disinformazione TAP è arrivata”, commenta a tal proposito il Comitato.
Gli attivisti smentiscono, inoltre, che l’approdo di San Foca sia il meno impattante, come sostenuto da TAP, affermando che sia la Commissione Tecnica VIA della Regione che il Ministero dei Beni Culturali abbiano ritenuto che la valutazione delle 13 alternative proposte da TAP sia stata “falsata da un uso non corretto delle griglie di comparazione”. “In questi documenti ufficiali – aggiungono – è chiaramente scritto che utilizzando correttamente le griglie l’approdo di San Foca risulterebbe in ordine il quarto meno impattante.
Tengono a ribadire, però, la loro contrarietà a ogni ulteriore approdo: “Riportiamo questa valutazione, fatta ufficialmente da altri, non perché riteniamo l’opera utile in un altro punto d’approdo ma per far capire quanto sull’iter autorizzativo il governo sia andato con le fette di salame sugli occhi”.
Dopo aver ricordato che TAP non ha ancora ottemperato a tutte le prescrizioni della fase 0, il Comitato No TAP conclude con un’affermazione al vetriolo: “TAP, con la solita arroganza, proverà a forzare o proporrà soluzioni ”alternative” per convincere i suoi finanziatori dell’inizio lavori. Restiamo vigili e cercheremo di sventare quella che sembra una TRUFFA AI CONTRIBUENTI”.