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Il Frecciarossa farebbe guadagnare 7 minuti da Bari a Lecce, mentre impiegherebbe 1 minuto in più da Lecce a Bari, rispetto al Frecciabianca. Con quali costi? E intanto i trasporti locali mancano.
Potrebbe essere imminente l’annuncio ufficiale del Frecciarossa Milano-Lecce. Secondo quanto riportato dal sito web ferrovie.it, lo scorso 5 maggio, mancherebbe solo l’ufficialità da parte di Trenitalia. Lo scetticismo però aleggia nell’aria e c’è chi sospetta che dietro si nasconda una diatriba interna ad alcuni partiti, in particolare nel Partito Democratico.
Ad oggi modo, se è vero che manca solo l’ufficialità, dal prossimo 12 giugno i treni ad alta velocità ETR 500 arriveranno anche a Lecce, lungo la tratta per Milano. Le corse sarebbero limitate ai sabati, alle domeniche e ai giorni festivi.
Il Frecciarossa 9597 dovrebbe partire da Milano alle ore 6, giungere a Bari alle 12.39. Il treno, poi, (ed è questa la novità che si prospetta) proseguirebbe verso Brindisi, dove giungerebbe alle 13.38, per poi fare capolinea a Lecce per le 14.06. Da qui ripartirebbe come Frecciarossa 9598 alle 15.40, con fermata a Brindisi alle 16.05, a da Bari alle 17.04. L’arrivo a destinazione è previsto per le 23.50.
Da Bari a Lecce il tempo di percorrenza del Frecciarossa sarebbe di 1 ora e 28 minuti (contro 1 ora e 35 minuti del Frecciabianca), mentre da Lecce a Bari è di 1 ora e 24 minuti (contro 1 ora e 23 minuti del Frecciabianca). Rispetto al Frecciabianca, attualmente operativo, si risparmierebbero 7 minuti da Bari verso Lecce, mentre da Lecce verso Bari si impiegherebbe addirittura 1 minuto in più.
Quali sarebbero allora i vantaggi di avere il Frecciarossa fino a Lecce?
Il Frecciarossa ha una velocità di servizio di 300 km/h, ma per poter viaggiare a questa velocità ha bisogno di infrastrutture adeguate, che da Bari in giù mancano. Avere il Frecciarossa a sud del capoluogo pugliese è un po’ come comprare una Ferrari per spostarsi in città.
Se non altro, un salentino che prende il Frecciarossa da o per Milano, non avrebbe la necessità di scende a Bari e cambiare convoglio per proseguire verso la sua destinazione. Sarebbe questo l’unico vantaggio. Ma a che prezzo?
In circa 5 mesi di esercizio, il Frecciarossa Milano-Bari ha accumulato 2 milioni e 500 mila euro di perdite, con una media di soli 68 passeggeri che scendono al capolinea pugliese. E’ chiaro quindi che il servizio non si reggerà sul prezzo del biglietto e dovrà di conseguenza essere sostenuto da cospicui investimenti pubblici.
Ma vale la pena impiegare ingenti risorse pubbliche per un servizio che gioverebbe solo a decine di pendolari per ogni corsa, per sole due corse settimanali, che è sostanzialmente equivalente ad un servizio quotidiano già attivo e molto meno costoso?
Il Frecciarossa sembra rappresentare più un totem che un’esigenza reale, sul quale diversi esponenti politici locali hanno rilanciato la propria immagine. Resta sempre in ombra quella che dovrebbe rappresentare, invece, una priorità, che è quella del trasporto locale.
Chi arriverà alla stazione di Lecce, velocemente o lentamente, dovrà vedersela con un servizio praticamente inesistente, che chiude proprio durante domeniche e altri giorni festivi, privo di corse notturne e che lascia a terra tre quarti del territorio.
L’estate scorsa, la provincia di Lecce, ha toccato un picco di 1 milione di turisti, che si sono aggiunti ai circa 900 mila residenti. Eppure la politica sembra non rendersi ancora conto non solo che i cittadini del Salento sono stati sempre privati da sempre del diritto costituzionale alla mobilità, ma che con un flusso turistico di questa portata non si può più aspettare, perché queste persone non potranno spostarsi tutte in macchina.
La situazione sarebbe insostenibile, tanto per i visitatori, quanto per i residenti. Allora c’è una domanda che meriterebbe una puntuale risposta: meglio dare priorità alla creazione di un sistema capillare di trasporti pubblici locali, di cui fruirebbero ogni giorno migliaia, o decine di migliaia (se non centinaia di migliaia) di persone, o puntare su un servizio destinato ad alcune decine di persone, erogato due volte a settimana, senza portare sostanzialmente nulla di nuovo rispetto all’esistente?
Articolo pubblicato originariamente su TagPress.it