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“Essendo concepiti per combattere organismi ritenuti dannosi, i pesticidi possono comportare effetti negativi per tutte le forme di vita. In seguito all’uso, in funzione delle caratteristiche molecolari, delle condizioni di utilizzo e di quelle del territorio, possono migrare e lasciare residui nell’ambiente e nei prodotti agricoli, con un rischio immediato e nel lungo termine per l’uomo e per gli ecosistemi”.
Questo riporta l’introduzione del recente rapporto nazionale pesticidi nelle acque 2103-2014 (ISPRA). Un lungo e dettagliato report suddiviso dallo stesso Istituto di tre parti: uno con i dati nazionali, l’altro regionale e le informazioni tabellari sul sito web.
Con tre finestre aperte sul tuo desktop, puoi confrontare dati rilevanti sullo stato ambientale in cui abiti. L’importante lavoro è anche un valido strumento per gli addetti ai lavori. È una base importante che smentisce eventuali dubbi di sorta sulla presenza di pesticidi.
Per quanto riguarda la Puglia, “i dati a disposizione riguardano solo il monitoraggio delle acque superficiali. Nel 2014 sono stati indagati 58 punti di monitoraggio e sono state cercate 28 sostanze, ben al di sotto della media italiana. Ci sono residui nel 6,9% dei punti e nello 0,8 % dei campioni investigati. Le tre sostanze trovate sono diuron, pentaclorofenolo e isoproturon. I dati disponibili non sono rappresentativi dell’impatto dei pesticidi nella Regione e il risultato non consente di esprimere un giudizio adeguato sullo stato di qualità delle acque. Il livello di contaminazione è superiore ai limiti di qualità ambientale in un solo punto di campionamento delle acque superficiali (1,7% del totale)”.
“Per ogni regione è riportata la cartografia delle stazioni di monitoraggio con l’indicazione dei livelli di contaminazione misurati, ottenuta secondo il criterio di classificazione descritto nella prima parte del rapporto: il colore rosso indica i punti di monitoraggio con un livello di contaminazione superiore agli SQA, il blu quelli con un risultato entro i limiti, il grigio quelli dove il risultato non è quantificabile. Un risultato è non quantificabile quando non ci sono misure analitiche superiori al limite di quantificazione (LQ). Come già sottolineato il grigio può indicare l’assenza di residui pesticidi nelle acque, ma può anche (e accade in larghe aree del paese) dipendere dal fatto che gli LQ sono inadeguati e il numero delle sostanze indagate è ridotto e non rappresentativo degli usi sul territorio. È necessario precisare ancora che il livello di contaminazione può essere solo riferito ai singoli punti di monitoraggio e che, sulla base delle informazioni disponibili, non si può derivare una classificazione di qualità per i corpi idrici. Quest’ultimo compito, d’altra parte, va oltre lo scopo del presente rapporto e viene svolto dalle strutture regionali competenti”.
Il pallino rosso che evidenzia il risultato superiore ai limiti è posizionato nel comune di Nardò, località torrente Asso.
Articolo pubblicato originariamente su TagPress