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Su caso xylella il dibattito si riaccende. Antonia Battaglia: “Regione Puglia non ha presentato memorie né si è presentata in giudizio per sostenere proprie ragioni. Un anno perso”. Pankiewicz sarà alla manifestazione del Popolo degli Ulivi per dire no all’abbattimento.
La sentenza della Corte di giustizia UE, che ha sancito la legittimità delle norme che impongono l’abbattimento degli ulivi sani nel raggio di 100 metri dalla pianta infetta da xylella, continua a far discutere e gli animi non si placano.
Oggi si terrà la manifestazione a Lecce, organizzata dal Popolo degli Ulivi. L’associazione politica “Valori e Rinnovamento” ha fatto sapere che manifesterà a fianco degli attivisti, per dire“no all’ipotesi di abbattimento di massa dei nostri ulivi.
“Chiediamo con forza – afferma Wojtek Pankiewicz – che le piante siano risparmiate da tagli e capitozzature pesanti e che vengano invece curate. Chiediamo diagnosi certe che al momento non ci sono. Chiediamo che la ricerca sia ampliata e che si ridisegni lo scellerato piano che continua a prevedere tagli”.
Alla manifestazione sarebbe stato escluso l’intervento di Cristian Casili e di Antonio Trevisi, Consiglieri regionale del M5S. Gli organizzatori avrebbero deciso così per evitare strumentalizzazioni politiche. Il Consigliere neretino ha comunque inviato una nota. “Se non si individueranno altre forme di contrasto della Xylella – ha dichiarato – questo folle piano ricomincerà a distruggere il nostro territorio a cominciare da zone “pregiate” della nostra amata Puglia come Ostuni o Fasano. Emiliano non faccia l’errore di Vendola, dal momento che l’Ue non ha mai dato l’obbligo di estirpare gli ulivi ma si tratta di una decisione venuta dal governo nazionale e da quello regionale come confermato dall’ultima sentenza della Corte Europea, si proceda ad individuare misure alternative e meno pesanti per raggiungere l’obbiettivo del contenimento senza danneggiare irreversibilmente le comunità locali”.
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Casili parla di “pantomima inaccettabile” da parte di Bruxelles, del Ministro Martina e degli organi regionali dal momento che, la mancanza di dati scientifici precisi sui vettori e di un nesso di casualità tra Xylella e disseccamenti degli ulivi, renderebbe la decisione di “sradicare” “totalmente inutile ed infondata. Anche i monitoraggi al fine di individuare nuovi focolai di infezione sono inefficaci data la difficoltà di individuazione dei punti di infezione sulla pianta e la lentezza di colonizzazione dei vasi xylematici da parte del batterio.”
La Corte di Giustizia dell’UE, secondo Casili, non avrebbe preso in considerazione questi aspetti e quelli emersi dall’indagine della Procura di Lecce, e qualora il TAR del Lazio dovesse confermare la sentenza europea gli abbattimenti, “come già è avvento nel nefasto Piano Silletti, interesseranno gli ulivi infetti e tutte e piante sane nel raggio dei 100 metri. Ad essere interessati – prosegue Casili – saranno i territori della zona cuscinetto che interessa oggi i territori della provincia di Taranto e Brindisi”.
Poi si rivolge direttamente al Presidente della Regione: “Emiliano deve capire in fretta che non possono esserci misure compensative ed indennizzi a ristoro dei soggetti colpiti dalla mannaia dell’estirpazione, e ci auguriamo che ciò non accada perché a Ostuni o Fasano, tanto per fare qualche esempio, non accetterebbero mai di barattare per un piatto di lenticchie la desertificazione di un paesaggio cucito sull’ulivo”.
“Ad Emiliano – ha aggiunto – consiglio di lasciare perdere le chiacchiere come la promessa di salvaguardare gli alberi monumentali, o di rilanciare un tipo di agricoltura differente nelle aree colpite se già la nostra di agricoltura sta muovendo e non certo per la Xylella. Sono mesi che chiediamo con forza un coinvolgimento allargato del mondo della ricerca, un approccio sistemico e multidisciplinare che valuti ogni singolo tassello di un complesso mosaico di fattori. Il Governo regionale non può stare a guardare dalla finestra la distruzione del suo territorio, intimidita da procedure di infrazione e dal ricatto di aver diffuso un patogeno oggi già presente in altre zone d’Europa proprio per colpa degli stessi organi europei – conclude il consigliere salentino – che da anni sono responsabili e complici dell’importazione di materiale vivaistico dalle zone infette di più continenti.”
Antonia Battaglia, referente dell’associazione Peacelink, sottolinea come la Corte di Giustizia abbia emesso la sentenza senza evidenze scientifiche e senza tener conto delle cure sperimentali, e rimprovera alla Regione di non essere intervenuta nel giudizio davanti alla Corte, di non aver prodotto alcuna memoria per difendere gli alberi.
“È passato un anno da quando Peacelink chiedeva l’intervento della Regione Puglia in Europa. Un anno perso.” Ha commentato così Antonia Battaglia, che ha poi aggiunto:
“Un anno prezioso, durante il quale si sarebbe potuta coinvolgere Bruxelles negli esiti delle sperimentazioni e dimostrare che le cose accadono, vanno avanti, che le sperimentazioni c’erano ed erano di successo.
È passato un anno, durante il quale abbiamo chiesto, scritto, esortato. E non è accaduto nulla. Si, vero, finché i risultati non sono pubblicati non sono prove valide. Ma ci sono e valeva la pena di portarli a Bruxelles.Correre adesso ai ripari è inutile, demagogico.
Alla Corte di Giustizia la Regione Puglia non ha presentato memorie né si è presentata in giudizio per sostenere le proprie ragioni.
Di fatto, è rimasta inerte.
Era sicuramente il soggetto che poteva rappresentare al meglio la situazione e contrastare lo scenario apocalittico evocato durante la seduta dagli avvocati della Commissione.
Peccato”.
L’attivista si chiede anche come mai i risultati delle nuove prove scientifiche non siano “potuti arrivare a Bruxelles attraverso i canali ufficiali”. Sono state, infatti, le associazioni a portare questi dati all’Europa, non la Regione, non il Governo.
“Perché – si chiede, infine, la Battaglia – il Ministro delle Politiche Agricole non è mai intervenuto a favore di uno studio scientifico che prendesse in esame e presentasse alle autorità europee anche le sperimentazioni? Quale è la posizione attuale della Regione Puglia in questa questione?”