Warning: Attempt to read property "post_excerpt" on null in /home/mhd-01/www.salentometropoli.it/htdocs/wp-content/themes/morenews/single.php on line 53
I NAC, dopo l’udienza del processo ENEL: “I cittadini di questa terra, dopo aver perso diritto di determinare proprio sviluppo economico, hanno perso quello di conoscere loro stato di salute….”
Lo scorso 13 giugno si è tenuta al Tribunale di Brindisi l’udienza del processo contro ENEL, avviato nel 2012, in cui il Comitato No al Carbone di Brindisi si è costituito parte civile insieme ad altre associazioni, quali GreenPeace, Salute Pubblica, Legambiente, Medicina Democratica, la Provincia di Brindisi e numerosi proprietari di terreni circostanti alla centrale termoelettrica “Federico II” di Cerano, di proprietà di ENEL.
Sono 15 manager gli imputati del processo e sono accusati di danneggiamento e gettito pericoloso di cose, per la dispersione di polvere di carbone dal nastro trasportatore e dal carbonile della centrale nei terreni adiacenti. I fatti sono riferibili al periodo 2009-2013 e il PM della Procura di Brindisi, Giuseppe De Nozza, ha chiesto la condanna a 3 anni di reclusione per 13 dei 15 imputati, mentre per gli altri due ha chiesto la pronuncia del “non luogo a procedere” per intervenuta prescrizione.
Da anni questa centrale è al centro di contestazioni e studi riguardanti le potenziali emissioni nocive ed il possibile nesso con l’incremento di malattie gravi, come i tumori e, in generale, con le contiminazioni ambientali, in particolare delle coltivazioni circostanti.
“Non ci sono dubbi quindi (e per noi non ci sono mai stati) – scrivono in una nota i No al Carbone – che la polvere nera che ha contaminato i campi coltivati, come denunciato dagli agricoltori, fosse polvere di carbone. Campi coltivati con prodotti che negli anni sono entrati nella catena alimentare”.
“Nella serata del 13 giugno 2016 intorno alle 21.00 – aggiungono gli attivisti – la torcia di Punta di Torre Cavallo di ENI-Versalis brucia tanto da rendere rosso e lampeggiante il cielo di Brindisi, con una fiamma visibile a distanza di molti chilometri. Sulle ripetute sfiammate delle torce ENI che vanno continuamente in blocco abbiamo presentato diversi esposti. L’Arpa comunica che in concomitanza con la fermata programmata dell’impianto di cracking del petrolchimico, avvenuta fra il 30 e il 31 maggio, si sono registrati picchi di benzene”.
Il Comitato si chiede che fine abbia fatto l’indagine epidemiologica avviata nel 2014 in Puglia per indagare sulle potenziali connessioni tra le attività antropiche e insorgenza di malattie gravi.
“Oggi la ASL comunica ufficialmente l’accreditamento del Registro Tumori di Brindisi – prosegue la nota – ma non si sa che fine ha fatto l’indagine epidemiologica avviata dal 2014 presso il Centro Salute e Ambiente regionale che nel 2013 aveva ampliato le azioni di intervento anche a Brindisi, area ad elevato rischio di crisi ambientale e sito di interesse nazionale per le bonifiche.
Il gruppo di ricerca era guidato dal dott. Forastiere del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio che aveva già condotto su Taranto uno studio di coorte residenziale. In occasione di un incontro che abbiamo avuto con la ASL di Brindisi nel mese di ottobre 2014, è stato comunicato dalla Direzione che l’Azienda Sanitaria è impegnata istituzionalmente nell’elaborazione dell’indagine. Sono passati quasi due anni dall’avvio dello studio che doveva essere effettuato nell’area di Carovigno, San Vito dei Normanni, Brindisi, Mesagne, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Cellino San Marco, come previsto dalla delibera regionale del 2013″.
“Un’indagine epidemiologica – sottolineano – può rendere più chiaro un quadro già delineato da precedenti studi effettuati da ricercatori ed esperti, anche se siamo convinti che già quelli disponibili basterebbero a ideare soluzioni concrete per risolvere una situazione sanitaria a rischio come la nostra. E’ quello che ci aspettiamo dai prossimi amministratori senza ulteriori rinvii. Non si può perdere altro tempo”.
“Vogliamo sapere cosa mangiamo e cosa respiriamo. Vogliamo – concludono – sapere perché un territorio come il nostro debba essere costretto ad aspettare i risultati di un’indagine epidemiologica mai finita come la tela di Penelope. Quanto ancora devono aspettare i cittadini di Brindisi, di Torchiarolo, di S.Pietro e di tutti quei paesi coinvolti dalle emissioni della più grande centrale a carbone italiana e di un polo petrolchimico obsoleto che continua a produrre senza controllo, per conoscere gli effetti nefasti sulla propria salute e su quella dei propri figli. Perché i cittadini di questa terra, dopo aver perso il diritto di determinare il proprio sviluppo economico, hanno perso anche il diritto di conoscere il loro stato di salute….. a chi fa paura quest’indagine epidemiologica?
Articolo pubblicato in origine su TagPress