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Un reportage fotografico nell’epicentro della xylella. Non tutto è come sembra. Scopriremo cultivar “resistenti” che seccano come le altre e ulivi dati per morti che risorgono grazie a cura semplici. E non solo.
Domenica 5 giugno 2016. Con Ivano Gioffreda (associazione Spazi Popolari), Gabriella Spano (movimento Popolo degli ulivi), Emi Rizzo e Giovanni Greco (Belsalento), facciamo un sopralluogo nell’epicentro del CoDiRO, negli uliveti delle zone di Parabita, Collepasso, Alezio, Sannicola, e Gallipoli.
Ricordiamo che i ricercatori di Bari insistono nel sostenere che la causa del disseccamento degli ulivi sia da imputare alla presenza del batterio della xylella fastidiosa, che gli alberi colpiti dal patogeno non hanno possibilità di rigenerarsi, che una volta colpiti dalla malattia del disseccamento nei vasi xilematici non passa la linfa, e che alcune varietà di ulivo, come leccino e frantoio, sono più resistenti al batterio o al CoDiRO.
Sarà proprio così? Queste tesi sono oggetto di controversia a livello scientifico.
Noi proviamo a documentare, a toccare con mano. Pur non essendo scienziati abbiamo comunque la capacità e il dovere di documentare ciò che sta accadendo, pur consapevoli dei nostri limiti.
A guidarci è il “santone” Ivano Gioffreda. E’ stato definito con disprezzo così dai suoi detrattori, perché sostiene che grazie a cure semplici gli ulivi si riprendono. Ironicamente il diretto interessato continua a presentarsi così.
Le cure proposte da Gioffreda, in verità, non hanno nulla di metafisico. Gioffreda è un contadino che da circa 10 anni ha abbandonato l’uso di prodotti chimici, abbracciando l’agricoltura organica e biologica, sebbene non abbia chiesto la certificazione in tal senso.
I trattamenti che attua consistono nelle “buone pratiche agricole”, alcune delle quali sono state utilizzate con sapienza per secoli dai nostri avi, prima che venissero in buona parte spazzate via con l’avvento dei pesticidi e di altri preparati chimici.
Si tratta di pratiche quali trinciatura dell’erba, potatura leggera e pulizia del secco nei periodi di riposo vegetativo, trattamento con grassello di calce e solfato di rame o ferro, uso di concimi naturali, ecc…
Gioffreda dimostra di avere molta competenza e di avere una buona conoscenza della biologia degli alberi e del terreno, delle molecole dei prodotti chimici e del loro effetto sulle piante, sui terreni e sull’ambiente in generale. Non stiamo parlando con uno sprovveduto.