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L’ulivo e la Xylella ”sono un’accoppiata inedita in natura. Non sappiamo quindi come il batterio interagisce con la pianta, e come questa reagisce”.
Strano ma vero. La pianta dell’ulivo accompagna l’uomo da oltre 6 mila. E’ citato in numerosi passi della Bibbia, il suo frutto è immancabile nella nostra alimentazione quotidiana, eppure fino ad ora il DNA non era stato mappato.
La mappa del genoma dell’ulivo è stata ottenuta grazie ad uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Centro per la regolazione genomica di Barcellona guidato da Toni Gabaldon. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Gigascience.
I ricercatori sono convinti che lo studio offrirà importanti informazioni utili alla difesa dell’ulivo da patogeni e funghi, tra i quali la xylella ed il temutissimo verticillium dhailae, un fungo che potrebbe essere, secondo alcuni pareri, alla base del disseccamento rapido degli ulivi nel Salento.
Ci sono circa 1,31 miliardi di sequenze genetiche nel genoma dell’ulivo, il quale regola fattori importanti, come le differenze tra le diverse varietà, dimensioni e aromi delle olive, la longevità dell’ulivo e l’adattamento all’agricoltura.‘ ‘Siamo sorpresi – commentaa Tyler Alioto, uno dei ricercatori – perché abbiamo rilevato più di 56.000 geni, molti di più di quelli di altre piante ‘parenti’, e il doppio di quelli del genoma umano”.
I ricercatori hanno anche messo a confronto il Dna dell’ulivo con quello di altre varietà, come quello delle olive selvatiche, e individuato i geni che determinano le differenze nelle foglie, radici e frutti ai diversi stadi di maturazione.
Il prossimo passo nella ricerca sarà quello di decodificare la storia evolutiva di quest’albero. ”Conoscere il genoma completo dell’ulivo – aggiunge Pasquale Saldarelli, ricercatore del CNR di Bari – ci aiuterà a classificare meglio i dati già in nostro possesso, che però si basavano sull’Rna e quindi non erano completi, e capire le funzioni dei geni e come lavorano, e perché alcuni geni si attivano e altri no”.
L’ulivo e la xylella ”sono un’accoppiata inedita in natura – continua – Non sappiamo quindi come il batterio interagisce con la pianta, e come questa reagisce. Con ulteriori studi si potrà vedere se l’ulivo possiede dei geni che possono renderlo resistente al batterio”.
Lasciano piuttosto perplessi queste affermazioni, che contrasterebbero con le tesi scientifiche sostenute da colleghi di Saldarelli. La prima è che il ricercatore sostiene che non si conosce ancora come la pianta reagisce al batterio, mentre invece uno studio inviato dal CNR di Bari a EFSA vorrebbe dimostrare il nesso tra la presenza della xylella e il disseccamento degli ulivi. La seconda è che grazie alla mappatura del DNA dell’ulivo si spera di trovare dei geni resistenti che conferiscano all’ulivo la resistenza al batterio; eppure è stato da poco pubblicato uno studio, degli stessi ricercatori, in cui si dimostrerebbe la tolleranza alla xylella da parte del leccino.
Quanto affermato da Saldarelli non fa che creare ancora più dubbi sulla questione xylella. Proiettandosi più nel futuro, cosa succederà una volta individuati i “geni resistenti”? Verrà proposto di affidarsi l’ingegneria genetica per creare in laboratorio delle varietà più resistenti, non necessariamente OGM? E’ ancora presto per dirlo.
Articolo pubblicato originariamente su Tagpress