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L’incidente di Corato ha fatto emergere tante falle nella sicurezza del trasporto ferroviario locale pugliese. Laterza: “Uno degli elementi choc è che la Ferrotramviaria ha sempre goduto di ottima reputazione, mentre pare che FSE sia un ginepraio di scandali”.
Il disastro ferroviario ci ha fatto aprire gli occhi sulla questione sicurezza, una questione che molto spesso nel nostro Paese viene ignorata fino a quando non si concretizza una sciagura.
In base ai primi elementi di indagine emersi, il treno proveniente da Corato non sarebbe dovuto partire. E’ in corso di accertamento cosa non abbia funzionato, se al macchinista sia stato dato erroneamente il via libera o se, piuttosto,sia partito credendo erroneamente di averlo. Il treno avrebbe poi proseguito per circa 10 minuti, senza che nessuno lo potesse fermare.
Se su questa tratta fossero stati adottati i sistemi di sicurezza già in uso da FS-RFI, quel treno probabilmente sarebbe stato arrestato automaticamente.
Le misure di sicurezza in molte tratte, tra cui quella dove è avvenuto il disastro, sono affidate sostanzialmente all’uomo e, in caso di errore umano, non scatta alcun sistema automatizzato.
In tutta Italia, su circa 16.700 chilometri di rotaie gestite da RFI, vengono adottati sistemi di sicurezza automatizzati, tecnologicamente avanzati, sia a terra che a bordo dei treni. Ci sono però 3.700 chilometri di rotaie che sono gestite da altri operatori, 34 in tutto, che non seguono standard di sicurezza omogenei e non sono sottoposti allo stesso ente di controllo. RFI risponde all’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (ANSF), mentre questi altri 34 operatori sono sottoposti controllo dell’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi (USTIF) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Col decreto legislativo n. 112/2015 è previsto il passaggio di tutti questi enti sotto il controllo di ANSF, ma per essere realizzato occorre l’emanazione del decreto attuativo da parte del Ministero, che ancora manca.
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Un aspetto degno di nota è che i treni delle Ferrovie del Nord Barese, quelli coinvolti nell’incidente, della Ferrotramviaria SPA, erano dei treni elettrici nuovi e sicuri. A livello di trasporto locale la società rappresenta l’eccellenza della Puglia. Buona parte della tratta è elettrificata, circa metà è a doppio binario e i lavori di ammodernamento e messa in sicurezza, sebbene in ritardo, sono una speranza concreta e i fondi sono stati già stanziati.
Le Ferrovie Sud Est stanno messe molto peggio. In un’intervista al Corriere.it, Alessandro Laterza, ex vicepresidente di Confindustria, nonché amministratore delegato dell’omonima casa editrice, ha dichiarato:
“Uno degli elementi choc è che la Ferrotramviaria ha sempre goduto di ottima reputazione, mentre pare che la Sud-Est sia un ginepraio di scandali. Non so a chi spetti verificare la sicurezza, ma lo scaricabarile non è accettabile”.
Le FSE sono molto lontane dagli standard offerti sulle tratte di competenza della Ferrotramviaria. I lavori di elettrificazione sono solo all’inizio, il parco treni è interamente a gasolio e la maggior parte dei mezzi sono vecchi di decenni, alcuni addirittura di fine anni ’50 e sono stati registrati diversi casi di convogli andati a fuoco con i pendolari a bordo. Sono sempre più frequenti i casi di passaggi a livello che non si abbassano all’arrivo del treno nemmeno si contano. La sicurezza pesa quasi interamente sulle spalle del personale a bordo treno, chiamato ad accertarsi volta per volta se le barriere si sono abbassate e procedere a passo d’uomo seguendo la procedura d’emergenza prevista in questi casi.
Un filmato girato a bordo di un treno FSE, pubblicato da NoiNotizie, dimostrerebbe come talvolta il segnale di stop nemmeno si attivi.
Doppio binario? Nemmeno a parlarne, non è nemmeno sulla carta. Le misure di sicurezza si basano essenzialmente sulla comunicazione tra personale a terra e personale di bordo. I pendolari finora sono sempre scesi dal treno sani e sicuramente lo devono anche all’attenzione, alla preparazione e alla prudenza solerzia del personale FSE.
Laterza, nella stessa intervista, conferma la tesi del divario tra nord e sud, sostenendo che “l’attenzione per le ferrovie si è fermata a Salerno, mentre il Sud e la dorsale adriatica sono rimasti materia di serie B. Il divario c’è sotto il profilo del trasporto locale e c’è in generale e non ci si è adoperati tanto per colmarlo”.
Sul fatto che l’azienda coinvolta fosse una società privata, l’editore ha aggiunto che “il servizio pubblico è pubblico, anche se è gestito da un privato. Sotto il profilo giuridico non c’è una responsabilità diretta dello Stato, ma tutti i cittadini hanno diritto alla incolumità. Non si può affidare a terzi il servizio pubblico senza regolazione e controllo”.
“Accertare le responsabilità – prosegue – non basta, lo dico pensando ai morti. Oltre che intervenire su quel che non è stato fatto, mi aspetto una azione energica in tutta Italia. I pendolari non devono essere sfiorati dal dubbio che, salendo su un treno, stanno rischiando la vita”.
Articolo pubblicato originariamente su Tagpress