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Perquisizioni a Roma, Bari e Lecce presso uffici e abitazioni dell’ex numero uno FSE Luigi Fiorillo di altre tre persone.
Prosegue l’inchiesta giudiziaria della Procura di Bari sul dissesto delle Ferrovie Sud Est (FSE), causato da consulenze d’oro, sperperi di denaro, stipendi della dirigenza gonfiati e, secondo quanto ipotizzato dai magistrati, anche da distrazioni di cospicue somme della società in conti privati.
La Guardia di finanza, lo scorso 14 luglio, su disposizione della Procura ha svolto delle perquisizioni presso gli uffici e le abitazioni di 4 persone iscritte nel registro degli indagati, tra Roma, Bari e Lecce. Si tratta dell’ex amministratore unico di FSE, Luigi Fiorilo, degli avvocati romani Angelo Schiano e Pino Laurenzi e dell’ingegnere salentino Vito Antonio Prato.
I reati per i quali si indaga sono peculato, abuso di ufficio e truffa aggravata ai danni dello Stato. Nell’abitazione di Fiorillo sarebbero stati trovati 37 mila euro in contanti, posti sotto sequestro.
Alla luce del disastro ferroviario delle ferrovie del Nord barese, con le falle nella sicurezza dei trasporti sulle vecchie linee locali, lo sperpero di denaro appartenente alle FSE assume ora un peso maggiore nella coscienza collettiva. La società avrebbe accumulato un debito di circa 360 milioni di euro a causa della mala gestione. Risorse che sarebbero dovute essere impiegate per migliorare il servizio e la sicurezza, oltre che per tenere i conti a posto e pagare fornitori e personale.
Sebbene i fatti a rilevanza penale siano venuti alla luce solo nel 2014, la situazione debitoria e le condizioni del servizio e di sicurezza erano note a Governo e Regione Puglia. Il bilancio annuale della società è sottoposto all’approvazione del Ministero dei Trasporti, proprietario di FSE. Nessun ministro sembra essersi preoccupato di far luce sull’accumulo di tutti quei debiti. Fiorillo è stato riconfermato da 16 ministri diversi negli anni.
Articolo pubblicato originariamente su Tagpress