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“Criticità ambientali legate ai forni crematori. I tumori nel Salento sono in aumento. Perché allora rendersi responsabili di un ulteriore peggioramento della salute di una terra incantevole, ma già molto malata?”
Il Movimento civico ApertaMente, legato all’opposizione consiliare del Comune di Botrugno, torna a rivolgersi ai cittadini botrugnesi per sostenere la propria contrarietà alla realizzazione del progetto del tempio crematorio, già approvato nella sua fase preliminare dall’Amministrazione comunale. Il Movimento fa leva sulle potenziali, e in buona parte ignote, conseguenze dannose per la salute connesse all’attività del forno crematorio.
Di seguito la comunicazione integrale.
“Noi del Movimento civico Apertamente scriviamo alla popolazione del nostro paese alla quale vogliamo anzitutto rammentare che sono state raccolte e depositate circa 1500 firme di persone che consapevolmente e coscienziosamente hanno voluto dimostrare il loro dissenso alla creazione di un forno a Botrugno e, al contempo, ricordare che il Consiglio comunale del 15 febbraio 2016, tenutosi presso il cinema Aurora, ha visto una grande partecipazione di cittadini uditori, interessati come non mai ai contenuti trattati.
Se l’impianto crematorio verrà costruito, cosa porterà al nostro paese? Nel progetto preliminare ampiamente visionato e studiato (anche da esperti tecnici ambientali), e più precisamente nel documento denominato “Scheda Tecnica Ambiente”, viene esplicitato che le emissioni gassose consistono in: Polveri Totali, Monossido di Carbonio, Sostanze Organiche espresse come carbonio organico totale, Composti inorganici del fluoro espressi come HF, Composti inorganici del cloro espressi come HCL, Cianuro HCN, Ossidi di zolfo espressi come SO2, Ossidi di azoto espressi come NO2, Cadmio e Tallio e relativi composti espressi come Cd e Ta, Mercurio e relativi composti espressi come Hg, Zinco e relativi composti espressi come Zn, Antimonio, Arsenico, Piombo, Cromo, Cobalto, Rame, Manganese, Nichel, Vanadio, Stagno, policlorodibezodiossine e policlorodibezofurani (PCDD + PCDF).
Uno degli aspetti fondamentali dell’impatto ambientale associato alle emissioni in atmosfera dell’impianto di cremazione deriva dalla presenza nei fumi di combustione di diossine e furani, due delle 12 sostanze organiche inquinanti definite estremamente persistenti nell’ambiente dalla Convenzione di Stoccolma del 2001.
Trattasi di sostanze che non si dissolvono facilmente, anzi si accumulano e permangono nel suolo e nei sedimenti che diventano veri e propri serbatoi inquinanti: resistono infatti al degrado e sono capaci di essere trasportate per lunghe distanze. L’effetto di molte di queste sostanze è stato riscontrato anche entro un raggio di 3 chilometri.
Viene perciò da pensare che non solo le aree limitrofe al cimitero potrebbero essere contaminate, ma anche gli interi abitati di Botrugno e San Cassiano. D’altro canto, i camini bassi dei crematori provocano, rispetto a quelli alti, tipici degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani, una diluizione molto inferiore delle emissioni nell’aria, emettendo sostanze nocive in prossimità.
Bisogna aggiungere inoltre che in Italia, al momento attuale, non esiste una norma unitaria che disciplini l’installazione degli impianti di cremazione e le emissioni da essi derivanti e pertanto i valori emissivi sono in genere traslati per assimilazione dagli impianti di incenerimento rifiuti. Ma i limiti di legge tutelano veramente la salute?
Non esiste in natura una soglia, diceva il dottor Serravezza ad un convegno, specialmente per le sostanze bioaccumulabili come le diossine che vengono immagazzinate nel grasso e non smaltite dal corpo. Partendo da questo presupposto oggettivo, è chiaro che qualsiasi limite stabilito per legge resta un limite relativo e non assoluto…Per il benzene, ad esempio, nel 1946 veniva fissata una soglia di 100 parti per milione che nel 1978 veniva ridotta a 10 parti per milione ed infine nel 1994 si fissava a 0,3 parti per milione. Anche per le diossine nel 1991 veniva stabilito un limite che nel 2001 fu abbassato.
Ciò dimostra che non esiste un effetto soglia, ossia una concentrazione al di sotto della quale non si registrano effetti sulla salute. I limiti di emissione non scongiurano il bioaccumulo, cioè quel processo per cui, nel tempo, flora e fauna vicine alle zone inquinanti diventano esse stesse veicolo d’inquinamento. Un forno crematorio a Botrugno: perché?
Viviamo in un territorio già molto inquinato, dove le patologie oncologiche sono in continuo aumento. La costruzione e messa in funzione del tempio, che noi di Apertamente preferiamo chiamare col suo vero nome, cioè FORNO, creerebbe un effetto somma potenzialmente pericoloso per la salute dell’ambiente che ci ospita e della gente che in questo ambiente vive ogni giorno. In Italia circa 20 Comuni hanno rifiutato seccamente il progetto.
Nel Salento, in particolare, su 92 Comuni, solo pochissimi hanno preso in considerazione la proposta giunta nel 2013. Sarà mai possibile che tutti gli altri amministratori della penisola salentina abbiano avuto gli occhi chiusi e si siano lasciati sfuggire una così grande occasione economica e un’importante fonte di lustro per il proprio paese? Oppure avranno ben ragionato e valutato che tanto interesse non esisteva e che il potenziale lustro sarebbe stato controproducente?
“Sarebbe paradossale che un sindaco pneumologo realizzasse sul suo territorio un impianto che può nuocere alla salute durante il suo mandato. Pertanto insieme verificheremo prima che il progetto (il forno più precisamente, dal momento che un progetto sulla carta non crea conseguenze!) non inquini: per fare ciò al tavolo tecnico deve essere sottoposto un progetto esecutivo, il preliminare non basta,…” queste le parole di Macculi durante il suo intervento al Consiglio aperto.
Ma che senso ha tutto ciò? La valutazione dei possibili danni sarebbe significativa, secondo noi, se fatta prima. Perché procedere con un iter che potrebbe poi richiedere un diniego formale e ufficiale del primo cittadino allo scopo di tutelare il proprio paese e i suoi concittadini?
Il progetto del forno non è stato preceduto da alcuno studio epidemiologico, come qualunque atto e decisione avente ripercussioni sulla salute pubblica e sull’ambiente impone. La numerosa giurisprudenza in essere, sia di natura nazionale che comunitaria, ha chiarito in modo netto e definitivo come la tutela all’ambiente e alla salute costituisca, nella gerarchia da tutelare, carattere prioritario e preponderante su altri, ivi incluso quello di fare impresa ai sensi dell’art. 41 della Costituzione italiana.
Per quanto qui sinteticamente evidenziato, i tre consiglieri di minoranza, in data 6 giugno 2016, hanno presentato al Sindaco del Comune di Botrugno, medico pneumologo, dott. Pasquale Barone, e per conoscenza al Prefetto di Lecce e al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lecce, un ATTO di SIGNIFICAZIONE e DIFFIDA con il quale significano ad ogni effetto al Sindaco la responsabilità penale, civile, amministrativa , da accertarsi nelle competenti sedi, per le conseguenze di ordine sanitario possibili a breve, medio e lungo termine nella popolazione residente nel territorio comunale, e nel contempo diffidano il Sindaco, nella sua veste di autorità sanitaria locale, in ossequio all’art. 32 della Costituzione e al principio di precauzione sancito dal diritto comunitario e italiano, al fine di fronteggiare la minaccia di danni gravi e irreversibili per i cittadini, a desistere dal dare esecuzione alla relativa delibera di Giunta nonché ai successivi atti amministrativi inerenti la realizzazione del tempio crematorio.
Esistono una letteratura scientifica e una serie di articoli giornalistici che evidenziano le criticità ambientali legate agli impianti di cremazione. E a prescindere da ciò, purtroppo assistiamo direttamente al dramma delle malattie tumorali crescenti nelle nostre famiglie. Perché allora rendersi responsabili di un ulteriore peggioramento della salute di una terra incantevole, ma già molto malata, con conseguenze inevitabili anche per la popolazione botrugnese? Ne abbiamo davvero bisogno?”
Articolo pubblicato originariamente su TagPress