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Per la Procura nessun reato nell’autorizzazione e nell’avvio lavori. Comitato No TAP: “Lavori mai iniziati, siamo ancora nell’ottemperanza delle prescrizioni ANTE OPERAM della “fase 0”.
La Procura della Repubblica di Lecce ha chiesto l’archiviazione delle indagini inerenti presunti reati commessi durante l’iter autorizzativo del progetto di gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) e un asserito falso relativo all’avvio dei lavori per la realizzazione del gasdotto TAP nel termine prescritto (16 maggio).
Gli esposti che hanno dato il via alle indagini erano stati presentati dal Sindaco di Melendugno Marco Potì e dal Comitato No TAP.
I magistrati della Procura, coadiuvati da tre consulenti tecnici, non hanno ravvisato fatti di rilevanza penale, così il Procuratore Capo Cataldo Motta ha firmato la richiesta di archiviazione delle indagini.
Il primo filone di indagini riguarda in generale l’iter seguito nell’approvazione del progetto ed in particolare l’applicabilità della normativa “Seveso” relativa alle opere a rischio incidenti rilevanti, di cui l’opera TAP è stata esentata. La denuncia era partita a maggio 2015 e portava la firma del Sindaco di Melendugno e del Comitato No TAP.
Per quanto concerne l’applicabilità della Seveso, secondo il parere dei tecnici (un chimico e due ingegneri), condiviso dalla Procura di Lecce, l’iter seguito è stato corretto. In particolare a fare la differenza sarebbe la quantità di gas che il terminale di ricezione (PRT) andrebbe a contenere, che nello specifico è pari a 48,6 tonnellate, mentre l’applicabilità della Seveso scatterebbe al superamento delle 50 tonnellate. Nessun illecito penale è stato riscontrato in tutto l’iter autorizzativo.
Il secondo fascicolo di indagini riguarda l’avvio dei cantieri, che secondo il Comune di Melendugno, il Comitato No TAP, questo non sarebbe mai avvenuto. L’autorizzazione unica al progetto prevedeva come termine ultimo per l’inizio dei lavori il 16 maggio 2016, pena la decadenza dell’autorizzazione stessa.
TAP avrebbe dovuto, entro questa data, avviare la “fase 1”, che prevede la costruzione del micro tunnel e del pozzo di spinta in località San Basilio (San Foca). La “fase 1” presupporrebbe il superamento della “fase 0”, quella di preparazione dell’area di cantiere e della realizzazione della strada d’accesso, il che prevede anche l’espianto e lo stoccaggio in altra sede di 231 alberi di ulivo, da ripiantare a lavori ultimati.
Tutto questo non è avvenuto. Anzi, secondo il Comune di Melendugno ed il Comitato non è stato ancora realizzato un progetto esecutivo e la società TAP non avrebbe ancora ottemperato alle prescrizioni contenute nell’autorizzazione.
TAP, quanto il tempo era ormai agli sgoccioli, ha messo su una rete rossa flessibile e un cartello da cantiere intorno ad un’area diversa da quella del micro tunnel ed ha avviato delle operazioni consistenti in saggi archeologici e rilevamenti di eventuali ordigni bellici nel terreno, sostenendo che queste fossero da considerarsi inizio “soft” dei lavori.
Il Direttore generale del Ministero dello Sviluppo Economico, Gilberto Dialuce, dopo alcuni giorni confermerà con una nota l’avvio dei lavori. Non sono stati dello stesso avviso Comitato e Comune, i quali hanno fin da subito sostenuto che si trattasse di un cantiere finto, messo su alla buona solo per non perdere l’autorizzazione. A sostegno della loro tesi hanno citato diverse sentenze dei giudici amministrativi emesse in casi analoghi.
E’ quindi presentato un successivo esposto, per l’ipotesi di reato di falso, anche sulla base di una diversa attestazione, proveniente dal Ministero dell’Ambiente, con nota del 5 luglio, secondo cui TAP sarebbe ancora nella “Fase 0”, cioè nella fase di preparazione del cantiere “consistente in particolare nella rimozione degli ulivi e realizzazione della strada di accesso all’area di cantiere del microtunnel”.
Ma la Procura, con la richiesta di archiviazione, non solo non ha rilevato la presenza di fatti penalmente rilevanti. Ha anche affermato che i lavori per la realizzazione del gasdotto sono partiti entro i termini previsti: “Deve affermarsi – si legge nell’atto – che i lavori sono iniziati entro il termine previsto, dovendosi ricordare che anche quelli inerenti alle indagini archeologiche e alla bonifica da eventuali ordigni bellici sono, ovviamente, lavori a tutti gli effetti e la loro esecuzione comporta l’inizio dei lavori al fine dell’osservanza del relativo termine”.
Ed è proprio questo passaggio a lasciare maggiormente perplessi il fronte No TAP. Infatti secondo un orientamento giurisprudenziale consolidato nemmeno lavori di scavo o sbancamento del terreno, né il taglio degli alberi possono considerarsi inizio dei lavori, ma solo un “processo costruttivo di modificazione edilizia iniziato ed irreversibile”. Operazioni di bonifica e pulizia del terreno e l’apposizione del cartello di cantiere non concretizzerebbero, invece, un inizio lavori.
Il Comune di Melendugno non ci sta e ha già fatto sapere che si opporrà alla richiesta, anche sulla base della nota del Ministero, che attesa che TAP sarebbe ferma alla “fase 0”.
Ora il Gip (Giudice per le indagini preliminari) dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta, o se disporre ulteriori indagini.
Intanto anche il Comitato No TAP ha voluto commentare sulla richiesta della Procura:
“Come scrive il ministero dell’Ambiente il 6/07/2016, 50 giorni dopo la scadenza del 16 maggio, siamo ancora nell’ottemperanza delle prescrizioni ANTE OPERAM della “fase 0”.
La “fase 0” concerne la costruzione della strada d’accesso e l’espianto degli ulivi, oggi, 7/09/2016, nessuna delle prescrizioni della “fase 0″ è ottemperata. E’ chiaro che non vi è la possibilità che i lavori siano iniziati il 16 maggio, termine previsto per la scadenza dell’autorizzazione unica.
Siamo ancora in sede di ottemperanza a prescrizioni che autorizzano l’espianto degli ulivi che non è l’inizio della costruzione”.Articolo pubblicato in origine su TagPress