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Associazioni pro loco dei territori interessati e Movimento 5 Stelle contrari alla discarica, paventano forte rischio inquinamento.
Una nuovo terreno di scontro si è aperto nel nord Salento, precisamente nel territorio di Lecce, al confine con i territori di Surbo, Trepuzzi e Squinzano, nella porzione centrale delle cave Trio, in parte ancora attive. Qui dovrebbe sorgere una discarica di rifiuti speciali non pericolosi, su tre settori distinti per lo stoccaggio.
L’area si trova a ridosso dei centri abitati di Surbo e Trepuzzi, tra gli uliveti e le masserie diroccate, a pochi passi dall’abbazia di Cerrate e dalla marina di Casalabate, lungo la strada Trepuzzi-Casalabate.
La pubblicazione del progetto su Bollettino Ufficiale della Regione Puglia è avvenuta lo scorso 8 agosto, pertanto il procedimento per la sua approvazione è nella sua fase iniziale. Il progetto, corredato da studio di impatto ambientale, è stato presentato dall’associazione temporanea di imprese (ATI) composta dalle società Geoambiente e Trio, quest’ultima proprietaria delle cave.
Si tratta di una megadiscarica dalla capacità volumetrica totale di ben 650mila metri cubi, che verrà colmata attraverso la sovrapposizione di 4 strati di rifiuti dell’altezza di circa 5 metri. Potenzialmente la struttura potrebbe accogliere circa 80mila tonnellate di rifiuti all’anno. Ora per il progetto sarà necessaria la valutazione di impatto ambientale.
Le popolazioni interessate sono già in allarme e le associazioni e i comitati per la difesa del territorio sono sul piede di guerra. Il progetto preoccupa sia perché potrebbe pregiudicare il paesaggio e lo sviluppo turistico dell’area, ma soprattutto per il rischio inquinamento della falda acquifera. Infatti la discarica sorgerebbe su un terreno fortemente permeabile, dove in passato si è estratto tufo.
Le associazioni Pro Loco di Surbo, Trepuzzi, Squinzano, Casalabate Marina di Trepuzzi, Casalabate Marina di Squinzano, Guagnano, Novoli, Salice Salentino, Spiaggia Bella, Villa Convento e Villa Baldassarre, si sono unite contro l’ipotesi dell’apertura di questa discarica “in un territorio già fortemente “stressato”, considerato ad elevato rischio ambientale, crocevia di varie fonti di inquinamento, da Cerano all’Ilva di Taranto, e il cui registro tumori registra una altissima incidenza in molti Comuni della provincia”.
Oltre alle preoccupazioni per la salute delle popolazioni locali, queste associazioni manifestano perplessità per la relaizzazione di opere quali discariche ed inceneritori, considerate “fonti di inquinamento che mal di sposano con il lento processo verso una vocazione turistica del territorio avviato negli ultimi anni e che rischiano di destabilizzarlo. Nonchè di vanificare le iniziative volte a migliorare le nostre città e la vita dei cittadini oltre che a creare i presupposti di accoglienza e cura dei visitatori, indispensabili per un turismo di qualità”.
“Alla luce della situazione ambientale in cui viviamo – affermano – consideriamo prioritaria e urgente una programmazione finalizzata al risanamento ambientale e non l’apertura di una ulteriore discarica. Il nostro territorio ha già pagato e sta pagando un prezzo troppo alto in termini di vite umane”.
Anche il Movimento 5 Stelle ha preso una posizione netta sul progetto ed è scettico sulle rassicurazioni secondo le quali la discarica non inquinerebbe. Secondo il Consigliere regionale Antonio Trevisi c’è un grave rischio di aumento dell’inquinamento.
“Nel progetto per la discarica, i cui documenti sono pubblici, ho potuto constatare – dichiara Trevisi – che i proponenti hanno inserito numerosi codici CER inerenti rifiuti speciali non pericolosi, tra cui sono presenti anche codici CER in cui sono inseriti materiali poco identificabili come il codice 19 12 12, che classifica i materiali misti, prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce precedente, con il rischio che in questa discarica ci vada a finire un po’ di tutto”.
“E’ evidente che nessuno di questi territori possa accettare la realizzazione di questo progetto, non ci faremo prendere in giro dal possibile bluff di chi vuole raccontare che questa discarica non inquina. Le cave Trio furono realizzate in passato per estrarre il tufo del sottosuolo e le rocce di quella zona sono tutte permeabili per cui l’acqua di precipitazione si infiltra nel sottosuolo andando ad alimentare la falda che defluisce attraversando il sottosuolo di aree irrigue ed urbane. Il vero rischio è che i fluidi che si accumulano sul fondo siano destinati ad infiltrasi nel sottosuolo raggiungendo la falda provocando l’inquinamento dell’acqua sotterranea anche perché come molti tecnici sanno nessuna membrana impermeabile è resistente in eterno”.
“Accanto a queste indicazioni tecniche – conclude Trevisi – personalmente ritengo opportuno valutare l’effettiva necessità di conferimento in questa nuova discarica, al fine di scongiurare un’autorizzazione finalizzata probabilmente a coprire esigenze di smaltimento di altre regioni. E’ assurdo utilizzare un discarica di rifiuti speciali soprattutto privata, per accogliere i rifiuti provenienti dal Trattamento meccani biologico dei rifiuti urbani”.
Pubblicato originariamente su TagPress.it