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Informativa dei carabinieri del NOE attesterebbe assenza del cantiere. Comitato No TAP e Comune preparano opposizione a richiesta archiviazione indagini.
Comitato No TAP e Comune di Melendugno sono al lavoro in questi giorni per trovare ogni elemento utile per convincere il Gip di Lecce a rigettare la richiesta di archiviazione delle indagini su TAP presentata dalla Procura di Lecce.
L’inchiesta, partita da alcuni esposti presentati dal Comune e dal Comitato, riguarda l’iter che ha portato TAP ad ottenere le autorizzazioni alla realizzazione del gadotto, l’esenzione dall’applicazione della normativa “Seveso” (sul rischio incidenti rilevanti) e l’effettività dell’inizio dei lavori entro il termine del 16 maggio 2016.
Su quest’ultimo aspetto il Comitato ha reso noto che la Commissione tecnica comunale incaricata di occuparsi del progetto di gasdotto TAP, ha visionato un’informativa dei carabinieri del NOE contenuta nel fascicolo della Procura, secondo la quale le reti rosse ed il cartello di cantiere frettolosamente messi su dagli incaricati di TAP a maggio, non sono da considerarsi cantiere. Secondo il Comitato, questa presa visione, formalmente verbalizzata, “ha portato a scoprire parti dell’inchiesta che a nostro avviso non sono state correttamente tenute in conto”.
“In particolare, dopo un’accurata indagine su incarico della Dottoressa Rotondano – afferma il Comitato No TAP – il NOE, il 6 giugno, concludeva che le reti che TAP definisce “cantiere” e “avvio lavori” non sono da considerarsi tali”.
“Nell’ambito dell’inchiesta – prosegue – il NOE ha effettuato sopralluoghi, acquisizioni di documenti in regione, ministero e nella sede di TAP e ascoltato persone informate sui fatti in tutte le sedi. L’inizio lavori dalla lettura del documento risulta stridere con la mancanza di un progetto esecutivo e la mancata ottemperanza delle prescrizioni assegnate a TAP dalla CTVIA in sede di formazione del parere del DM 223/2014 (VIA)”.
“Il documento in questione con dovizia di particolari e acquisizione di atti – conclude – rafforza la tesi sollevata dal Comune a dai rappresentanti dei comitati che negli anni sono intervenuti sulle questini cardine del progetto. Ci fa specie che solo noi abbiamo preso visione di questo rapporto finale di una lunga e complessa indagine”.
La questione dell’assoggettabilità alla “Seveso”
Per quanto riguarda l’assoggettabilità alla normativa Seveso, nei giorni scorsi il Comitato aveva tirato fuori un documento dei Vigili del fuoco che contrasterebbe con i dati forniti da TAP, ai quali si sono attenuti i tre consulenti tecnici della Procura.
TAP, nel suo progetto parla di un contenuto di gas del PRT (terminale di ricezione) pari a 46,8 tonnellate, mentre la soglia oltre la quale scatterebbe la Seveso è 50 tonnellate. Praticamente TAP è esentata da questa speciale normativa di sicurezza giusto per un soffio.
Ma secondo il Comitato i numeri non quadrano. “Ci teniamo a specificare – affermano in una nota – che in nessun documento TAP ha reso dati come pressioni d’esercizio e volumi del PRT per progetto attuale. Tanto è vero che ancora manca un progetto definitivo e i Vigili del Fuoco si riservano di controllare le assoggettabilità alle normative vigenti a progetto esecutivo presentato”.
La consulenza tecnica, così come le indagini nel suo complesso, si baserebbero su un unico dato finale che parla di 48,6 tonnellate di gas. Ma non è chiaro, secondo il Comitato, come si sia giunti a questo numero, soprattutto se si considera che i Vigili del fuoco, chiamati a rilasciare il NOF (nulla osta di fattibilità), nella documentazione del 2013 parlavano di una quantità di gas di 100 tonnellate, pare al doppio della soglia per l’applicabilità della Seveso.
“Chiediamo – proseguono gli attivisti – che vengano resi noti i dati di partenza da cui si è giunti a questo “fortunato” risultato e magari un progetto esecutivo. A buon conto nel 2013 il comando dei vigili del fuoco di Lecce calcolavano 100 tonnellate, sembra che non per tutti 2+2 fa 4″.
Il Gip, sulla base delle motivazioni della Procura e dalle memorie che verranno presentate dai No TAP, dovrà decidere se archiviare l’inchiesta o disporre un supplemento di indagini.
La magistratura penale è chiamata alla repressione e alla prevenzione di reati, quindi di illeciti di natura penale. Ma quand’anche non fossero ravvisate possibili responsabilità penali in tutta questa vicenda, restano tutte in piedi le incognite e le perplessità legate a questa controversa opera.
Articolo pubblicato in origine su TagPress