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Sempre più difficile sostenere che i lavori di TAP siano iniziati. I nodi da sciogliere sono tanti. La Regione ha chiesto revoca in autotutela delle autorizzazioni.
La vicende che stanno interessando il progetto di gasdotto TAP, che dovrebbe approdare a San Foca, non spianano di certo la strada al consorzio svizzero.
C’è un cantiere fantasma, inaugurato il 13 maggio 2016, tre giorni prima del termine imposto con il rilascio dell’autorizzazione unica.
Ma a credere nell’esistenza di quel cantiere sono veramente in pochi, tra cui il Ministero dello Sviluppo economico e la Procura di Lecce. Non sono invece dello stesso avviso il Ministero dell’Ambiente, che ha sancito che TAP è ancora nella fase precantiere, e i carabinieri del NOE, i quali hanno rilevato l’assenza di cantieri nell’area interessata.
E’ ancora più evidente in questi giorni che i lavori non sono mai iniziati, perché di quella rete arancione con il cartello di cantiere è rimasto ben poco ed il terreno racchiuso nell’area dei “lavori” si presenta intatto. Non ci sono state quelle trasformazioni irreversibili richieste dalla giurisprudenza affinché ci sia un effettivo “avvio dei lavori”.
Ad accorgersene sono stati anche gli inviati di Reuters, che raccontano di aver visto solo “alcune reti arancioni, peraltro senza alcuna scritta con riferimento ai lavori, e una guardia privata che presidia giorno e notte i primi 231 ulivi numerati che dovranno essere espiantati per consentire l’avvio dei lavori”.
In realtà quelle che TAP ha svolto all’interno delle reti arancioni sono operazioni ante operam, che avrebbe dovuto fare tanto tempo fa, ben prima dell’inizio dei lavori, che effettivamente non sembra esserci stato. E comunque l’inizio lavori era previsto in un altro punto, a qualche chilometro di distanza rispetto a quello recintato.
Anche i sondaggi sulla spiaggia, condotti nei giorni scorsi, era operazioni ante operam. Il Comune di Melendugno e il Comitato No TAP, inoltre, continuano a sottolineare come TAP non abbia ancora ottemperato alle prescrizioni contenute nell’autorizzazione né presentato i progetti esecutivi. Come si può avviare un cantiere senza progettazione esecutiva?
Dire che TAP ha avviato i lavori sarebbe come dire che uno studente ha iniziato gli studi universitari, mentre ancora sta preparando gli esami di maturità, peraltro senza la sicurezza di riuscire a superarli.
Il mancato rispetto del termine comporta la decadenza dell’autorizzazione unica. Il Comune si è già pronunciato lo scorso 17 maggio per la decadenza delle autorizzazioni acquisite, invitando alle altre amministrazioni competenti di fare altrettanto.
Ora anche la Regione Puglia si è mossa ed ha richiesto al MISE la revoca in autotutela dell’autorizzazione. “Il governo non intende parlare con la Regione Puglia. Per questo abbiamo chiesto la revoca in autotutela della autorizzazione – ha dichiarato il Presidente Michele Emiliano – e speriamo di non dover ricorrere alla Corte Costituzionale. Abbiamo messo un termine, 30 giorni”.
“Chiediamo che si ricominci tutto daccapo perché, non essendo mai stati interrogati – ha aggiunto – per dare il via libera all’intesa, riteniamo siano state lese le nostre attribuzioni costituzionali in sede di redazione del progetto”.
Resta poi il nodo degli ulivi, che potranno essere espiantati e spostati solo nel periodo compreso tra novembre e marzo, durante il periodo di riposo vegetativo, e TAP non avrebbe ancora ricevuto l’autorizzazione ad eseguire queste operazioni. C’è il rischio che gli alberi, 231 solo nell’area del micro tunnel, possano non sopravvivere.
Ma TAP deve fare i conti con degli aspetti tecnici che, secondo quanto sostenuto dai referenti tecnici del Comitato No TAP, potrebbero rendere impossibile la realizzazione dell’opera, a casa delle caratteristiche del suolo e del sottosuolo del sito che dovrebbe ospitare il gasdotto, caratterizzato da fenomeni carsici e terreno argilloso. E’ la tenuta dell’infrastruttura ad essere a rischio.
Il 30 novembre ci sarà l’udienza in camera di consiglio davanti al Gip Cinzia Vergine, relativamente alle indagini sul procedimento di autorizzazione dell’opera, sull’esenzione dall’applicazione della normativa Seveso sul rischio incidenti rilevanti e su un’ipotesi di falso relativo al presunto avvio dei lavori.
Si apprende che sarebbero stati indagati il country manager Italia di TAP, Michele Mario Elia, e il direttore generale delle Infrastrutture energetiche del MISE, Gilberto Dialuce.
La Procura ha chiesto l’archiviazione, ma Comune e Comitato No TAP hanno presentato delle articolato opposizioni.
Il Gip dovrà decidere se accogliere la richiesta della Procura o se disporre ulteriori indagini.
In tutto ciò non si è considerata la situazione energetica internazionale, che non è delle più rosee per quest’opera. Ma questo è un capitolo a parte.
Articolo pubblicato in origine su Tagpress