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L’impresa personale di Marco, fotografo salentino che ha portato a termine il suo viaggio di oltre mille chilometri in bicicletta dal sud al nord dell’Italia in dieci giorni.
Un viaggio impegnativo come quello intrapreso da Marco richiede, oltre ad una giusta dose di coraggio e preparazione, anche il trasporto di una attrezzatura adeguata: “avevo con me il necessario per resistere a vari imprevisti ed incidenti di percorso – racconta Marco – ciò che sarebbe potuto venire a mancarmi era soltanto la determinazione. Sulla mia bici avevo installato ben cinque sacche: nelle due anteriori erano riposti il reparto medicazioni con vari cerotti, disinfettanti che per fortuna non sono mai serviti ed il reparto notte, composto da una tenda capace di ospitare me e la bici, un sacco a pelo (fino a 5 gradi di tenuta), un cuscino e un materasso fino tecnico gonfiabili super-tech, che con poco posto a disposizione divenivano indispensabili per riposare al meglio. Nelle tre sacche posteriori invece, invece contenuti in una gli abiti utilizzati in occasione di un matrimonio, da riportare a casa, gli indumenti usati e non ancora lavati, in un’altra vestiti di ricambio puliti ed il reparto asciugatura (avendo sempre trovato il modo di lavare quotidianamente quanto usato in viaggio), assieme ad un computer Portatile, un Kindle, alimentatori ed hard disk, necessari per il mio lavoro”. Nell’ultima sacca, sopra tutte le altre, Marco riponeva in un reparto speciali abiti e strumenti da utilizzare in caso di pioggia e dall’altro scorte alimentari, proteine vegetali e sali minerali. “Ho fatto fuori tre chili di proteine isolate e concentrate del riso, del pisello e della canapa, oltre a grandi dosi di frutta di cui facevo incetta quotidiana. In più, nel mio stomaco sono finiti ben due chili di pasta fatta in casa, cucinata da me con l’ausilio di un fornelletto a gas e condita con gli insuperabili sughi della nonna ed altri prodotti acquistati e cucinati sul posto come tonno, olive, sgombri alla piastra, verdure; sono stato spontaneamente ospitato tre volte in tavola a mezzogiorno da anziani del borgo di Locorotondo, ed altra gente comune conosciuta lungo il percorso”.
Durante il viaggio, come era lecito aspettarsi, non sono mancati gli imprevisti: “il primo di tutti – spiega Marco – si è rivelato essere il peso della bici una volta riempite le sacche: 19 chili la bici con le sole strutture montate, 5 chili il peso delle sacche ancora da riempire e ben 38 chili di bagagli che sulle salite del Tavoliere delle Paglie da Brindisi fino a Termoli mi hanno fatto passare un inferno, mentre in occasione, mentre scendevo da Putignano, ho sentito un strano rumore proveniente dalla ruota posteriore, inspiegabilmente ho scoperto che il mozzo della ruota stava per fuoriuscire, essendosi svitato in qualche modo”.
A tutto ciò vanno ad aggiungersi anche alcuni momenti di tensione, come lo stesso Marco ha avuto modo di raccontarci: “È accaduto una sera, a San Severo, e c’è mancato poco che non venissi alle mani con un ragazzotto che, non avendo di meglio da fare mentre riposavo su una panchina, si era impossessato della mia bici mettendo le mani sul mozzo centrale. L’ho intimato due volte di lasciarla con solerzia ma garbo, ma è alla terza volta che ha capito che non stavo affatto scherzando. Ha fatto bene: dovevo difendere il mio unico mezzo; fu quando mi accorsi di aver perso la mia giacca a vento a Pescara che mi resi conto di quanta importanza dessi ormai ad ogni piccolo dettaglio tecnico del mio equipaggiamento: ogni cosa era con me per un motivo ben preciso!”
Un altro imprevisto, che ha sicuramente fatto innalzare la velocità con cui l’avventuriero salentino era solito pedalare, è stato rappresentato da alcuni cani: “Per ben 4 volte nella sola Puglia ed una in Molise sono stato rincorso da cani più o meno enormi! E un altro problema è stato rappresentato dalle strade di collegamento pugliesi: ho optato per percorrerle di proposito, ma di sera sono veramente molto buie e pericolose, soprattutto se non si è in bici ma a piedi”.
A frenare Marco vi è stato anche un affaticamento ad un ginocchio: “Le piogge cadute durante il sesto giorno hanno causato un abbassamento della sella – spiega Marco – di cui non mi sono immediatamente reso conto. Per circa una cinquantina di chilometri ho continuato a pedalare seduto con un angolo molto ristretto della gamba, aumentando la fatica, ed entrambe le ginocchia ne hanno risentito; uno si è ripreso quasi subito una volta rialzata la sella, mentre l’altro è ancora in uno stato di convalescenza anche in questi giorni, non essendo ancora passato del tutto”.
L’avventura di Marco, nonostante tanti piccoli e grandi intoppi (tra cui una sosta forzata a Pescara per rispondere alle richieste di un cliente che necessitava di materiale fotografico), è stata molto seguita sui social, grazie agli aggiornamenti che lui stesso forniva attraverso post e foto: “Non era previsto, assolutamente, questo continuo pubblicare i progressi del mio viaggio sui Social, ma molta gente è risultata essere seriamente preoccupata per le mie condizioni: ero contattava di continuo privatamente, e non riuscendo a rispondere a tutti tempestivamente, ho optato per questo sistema in modo da rassicurare tutti in una sola occasione, aggiornandoli sull’avanzamento del mio viaggio”.