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L’impresa personale di Marco, fotografo salentino che ha portato a termine il suo viaggio di oltre mille chilometri in bicicletta dal sud al nord dell’Italia in dieci giorni.
Qualcuno si starà probabilmente chiedendo come facesse Marco a ricaricare i propri strumenti tecnologici quando non ospite di amici o Couchsurfers o Warmshowers trovati online, e la risposta è presto data: “Approfittavo delle giornate soleggiate per ricaricare tutto tramite un pannello solare da 28 watt riposto sopra le sacche, mentre quando il meteo o l’orario non lo permettevano, sfruttavo un particolare dispositivo elettronico per ricaricare tramite dinamo”.
Una strumentazione che fa sicuramente pensare all’utilizzo di una costosa bicicletta professionale, che avrebbe sicuramente reso più semplice le cose per Marco. E invece… “e invece ho usato una vecchia bici del 1975, non di eccelsa qualità nemmeno per l’epoca, una “Motobecane”, credo sia francese. Tutta in acciaio con cambio modello Campagnolo che ha sostenuto con sorpresa un lavoro così gravoso; ci ho aggiunto un doppio manubrio ed ho realizzato io stesso i supporti per le sacche lavorando e piegando a mano l’alluminio. Ho voluto usare una bici super normale proprio per non esser agevolato in nulla, disperdendo sul nascere eventuali ipotesi personali su un’eventuale riuscita nell’impresa condizionata dall’utilizzo di bici professionali del valore di svariate migliaia euro; prima di partire alla bici, a cui lungo strada abbiamo collettivamente affibbiato il nome di “Leonida”, ho dovuto cambiare il cerchio posteriore che era storto, lubrificare rapporti e cuscinetti, cambiare gomme e camere d’aria. Fatto ciò rimaneva solo un’ultima cosa importante da fare: partire!”.
Nessun favore per sé stesso, dunque, mentre a dare una piccola ma molto significativa mano a Marco c’è stato comunque qualcuno: “I contadini! Spesso mi hanno offerto frutta, uova freschissime, pezzi di torta e tanto altro, mentre per ricaricare i 60-70 litri d’acqua delle mie borracce ho semplicemente suonato un campanello a caso e chiesto una cortesia: non mi è mai stata negata”.
In conclusione, una volta portata a termine la speciale impresa, ciò che restano sono i ricordi, ma anche alcuni pensieri: “Volevo dare un chiaro segnale a me stesso ed ai miei figli che fare ciò che si desidera, per quanto pazzo a volte possa sembrare, può essere raggiunto a patto prepararsi dando peso ad ogni piccolo dettaglio. In realtà ho solo riconfermato a me stesso che sono un pazzo, e che volere è potere: quest’esperienza mi ritornerà in mente con facilità tutte le volte che troverò difficile riuscire in qualcosa a Milano o nelle attività che mi troverò a fare nel futuro, e ripensare a quanto affrontato con questo viaggio tutto apparirà più semplice. Non è stata volta che faccio cose folli, e non sarà certo l’ultima: è solo che ogni tanto ho bisogno di una rinfrescatina all’autostima, questa volta occasione per acculturarmi geograficamente”.
Alla domanda postagli per sapere se qualcosa l’avesse colpito nel corso di questa avventura, Marco ha prontamente dato risposta: “Gli occhi di terrore ed apprensione con cui molta gente ha “seguito” questo mio viaggio. Ci sono delle domande che lascio aperte a tutti, a me in primis, che ho maturato in questi giorni:
perché si considera molto pericoloso e folle un viaggio come il mio, di paese in paese, quando invece è diventato normale sfrecciare in delle scatole di metallo a 130 chilometri orari, e mentre lo si fa non lo si considera più pericoloso? Alla fine, se ci mettessimo a pedalare sulle strade interne dei nostri paesi, ci riterremmo in pericolo? Io ho scelto quando possibile di percorrere solo strade secondarie, fuori dal traffico, ed ho dormito al caldo ed all’asciutto quasi sempre, in luoghi che ho ritenuto sicuri e le cose più strane che ho affrontato in quei momenti sono state le lumache sulla tenda; mi chiedo perché molte persone abbiano un’idea così disastrosa di un viaggio di questo tipo, che sarà sicuramente sprovvisto di troppi comfort, ma restituisce un’immensità di soddisfazioni semplici ed appaganti. E lo dice uno come me, abituato per lavoro a ritrovarsi in ambienti immersi nel lusso più sfrenato, come camere da albergo da 750 euro a notte o ville, dove ho svolto dei servizi, noleggiate al prezzo di oltre 1800 euro al giorno”.
Lo stesso Marco non ha paura di ammettere che in alcune occasioni la voglia di mollare tutto è stata tanta. “Sono stato sopraffatto da tante difficoltà, che viste a casa al caldo non fanno molta differenza, ma a ritrovarsi da solo lì fuori, con tutta quella stanchezza, alcune sere facevano la differenza. Contano di più, però, le volte in cui mi sono incitato, parlando anche da solo, facendomi coraggio e non dandomi per vinto, per cercare di raggiungere il traguardo prefissato”.
Marco quel traguardo, nonostante le mille difficoltà, è riuscito a raggiungerlo: sono quasi le 21 di sabato 8 ottobre quando il salentino arriva in sella alla sua bici a Conegliano, sull’uscio di casa dell’altra sua nonna, dopo aver percorso praticamente tutta l’Italia pedalando, aver conosciuto nuovi posti, gente, sapori e odori che non avrebbe mai avuto occasione di conoscere senza questa voglia di andar piano, superato ostacoli difficoltà e portato a termine la sua sfida personale. “È stato più bello di quanto inizialmente immaginassi: ho corso per strade semplici, baciato dal sole a 28-30 gradi, di paese in paese, percependo l’odore dei campi, il canto degli uccelli, la brina del mattino, facendo attenzione a non calpestare le lumache che attraversavano la strada alle tra Turi e Gioia Del Colle. Mi sono perso diverse volte e fermato altrettante nelle piazze, chiedendo informazioni a gente del posto seduta al bar, molto spesso mi sono preso mezz’ora per ascoltare le loro storie. Alcune di queste persone gentili mi hanno invitato a pranzare con loro a mezzogiorno come a Locorotondo, a Campo Marino Molise, e a Pineto in Abruzzo. Ho soprattutto dimostrato a me stesso che nella vita sta a noi decidere cosa si vuole ottenere, ben sapendo che per raggiungere un obiettivo vi è un “viaggio” che può essere a tratti lungo e tortuoso da affrontare ma quando qualcuno sente una cosa forte dentro di sé, non puoi assoggettare le proprie motivazioni al parere degli altri perché si troverà sempre persone che è saranno d’accordo; non altro da fare se non partire e andare per la propria strada!”
Articolo pubblicato in origine su Tagpress