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Ieri l’udienza in camera di consiglio per discutere su richiesta di archiviazione indagini su TAP. Il Gip dovrebbe decidere a giorni.
E’ durata ben 4 ore l’udienza in camera di consiglio davanti al Giudice per le indagini preliminari (Gip) presso il Tribunale di Lecce, Cinzia Vergine, in cui si è discusso delle richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Lecce in merito all’inchiesta sul procedimento di autorizzazione al progetto di gasdotto TAP e sul presunto avvio dei lavori che sarebbe avvenuto il 13 maggio 2016.
Alla richiesta dei PM si erano opposti il Comune di Melendugno, il Comitato No TAP e il Movimento 5 Stelle (nella persona di Diego De Lorenzis), i quali avevano presentato i rispettivi esposti che hanno dato il via alle indagini.
Un primo filone di indagini riguarda l’iter di approvazione del progetto, con particolare riguardo all’applicabilità della normativa Seveso sul rischio incidenti rilevanti, dalla cui applicazione il progetto TAP era stato esentato.
Il secondo filone di riguarda il presunto avvio dei lavori entro il termine perentorio assegnato a TAP, il quale scadeva il 16 maggio 2016. TAP e il Ministero dello Sviluppo economico sostengono che i lavori siano partiti il 13 maggio.
Il presunto avvio dei lavori
Comitato NO TAP e Comune di Melendugno affermano che TAP abbia solo messo su un rete di cantiere, peraltro in un punto diverso da quello previsto per l’inizio lavori, e che sono state realizzate solo opere ante operam, che avrebbero dovuto essere completate ben prima del termine per l’inizio dei lavori. A dar man forte a questa tesi ci sarebbe un verbale dei carabinieri del NOE, che non avrebbero ravvisato alcun cantiere nelle aree interessate, e una nota del Ministero dell’Ambiente secondo la quale il progetto TAP sarebbe ancora fermo alla fase 0, ossia alla fase di preparazione del cantiere.
Ma la Procura non ha rilevato la presenza di fatti penalmente rilevanti ed ha anche affermato che i lavori per la realizzazione del gasdotto sono partiti entro i termini previsti: “Deve affermarsi – si legge nella richiesta di archiviazione – che i lavori sono iniziati entro il termine previsto, dovendosi ricordare che anche quelli inerenti alle indagini archeologiche e alla bonifica da eventuali ordigni bellici sono, ovviamente, lavori a tutti gli effetti e la loro esecuzione comporta l’inizio dei lavori al fine dell’osservanza del relativo termine”. Con ciò la tesi della Procura si è discostata da una lunga consolidata giurisprudenza la quale ritiene invece che operazioni preliminari e bonifiche, così come operazioni di sbancamento di terreno e rimozione alberi, non siano da considerarsi avvio dei lavori.
Nelle camera di consiglio di ieri, gli avvocati dei No TAP, Tagliaferro e Vantaggiato, hanno anche depositato nuova documentazione, nella quale è riportata una nota del Ministero dell’Ambiente inviata alla Regione, da cui si evincerebbe la mancata realizzazione di alcune necessarie operazioni preliminari, senza le quali i lavori non sarebbero potuti partire.
L’avvocato Tagliaferro ha inoltre evidenziato come TAP avrebbe avviato il 13 maggio delle operazioni inerenti la fase 2, non la fase 1, a diversi chilometri di distanza rispetto al punto indicato per l’inizio dei lavori.
Il mancato rispetto dei termini per TAP significherebbe decadenza dell’autorizzazione unica e dell’esenzione dell’utilizzo esclusivo dell’infrastruttura.
L’applicabilità della normativa Seveso
Per quanto riguarda la normativa Seveso, la questione è ancora più delicata, perché l’esenzione dall’applicazione della normativa si gioca sul filo del rasoio. Secondo la relazione dei consulenti nominati dalla Procura, per l’applicazione della Seveso, per quanto riguarda i gasdotti, sarebbe prevista in caso di superamento della soglia di 50 tonnellate di gas. TAP ne stoccherebbe 48,6.
Ma questa è la cifra indicata da TAP, mentre i consulenti – secondo quanto denunciato da Comune e Comitato No TAP – si sarebbero semplicemente affidati a quanto comunicato dalla società al Comando provinciale dei Vigili del fuoco.
Nella stessa relazione, i tecnici però mettono in guardia sui probabili rischi di un superamento di quella soglia (48,6 tonnellate sono il 97,6% della soglia massima di 50 tonnellate), sostenendo la necessità di predisporre una sistema di monitoraggio, allarme e comunicazione per queste eventualità.
Il Gip Cinzia Vergine, ieri mattina, ha preferito prendere tempo per approfondire ulteriormente la questione prima di giungere ad una decisione. Nel ventaglio delle possibilità, il Gip potrebbe archiviare le indagini, disporre un supplemento di indagini o disporre (meno probabile) l’imputazione coattiva.
La decisione dovrebbe arrivare a giorni.
Articolo pubblicato originariamente su TagPress