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Approvato l’emendamento al bilancio regionale che consentirà la costruzione del mulino di comunità a Castiglione d’Otranto.
Con l’approvazione dell’emendamento al bilancio regionale che ho presentato sono state trovate le risorse – 50mila euro – per finanziare a Castiglione d’Otranto la costruzione del mulino di comunità con macine in pietra. Quest’opera servirà a chiudere e rilanciare il ciclo di produzione e trasformazione di qualità dei cereali antichi nel Salento.
Sono particolarmente soddisfatto per quello che può sembrare un piccolo risultato, ma che è invece un enorme investimento a favore di un futuro diverso per l’agricoltura del Salento. A muovere le macine di questo mulino ci sarà la passione e l’attivismo di numerosi giovani contadini che in questi anni hanno sottratto all’abbandono ettari di terreni agricoli e ricominciato a produrre i cereali antichi: farro, orzo e grani, con metodi rigorosamente naturali. Si tratta di un movimento che non è solo economico. Si tratta di un movimento che è innanzitutto culturale, proteso verso un futuro nel quale le coltivazioni tradizionali, il rispetto del ciclo delle stagioni, la sostenibilità delle coltivazioni e il rifiuto di pesticidi e veleni, possono essere le colonne del rilancio agricolo che il territorio attende da troppi anni.
Il mulino di comunità che costruiremo garantirà in maniera equa l’accesso a tutti quei contadini che hanno necessità di usufruirne. Perché non ha senso produrre cereali antichi se non si hanno gli strumenti per macinarli come si deve. I mulini a pietra sono l’unica alternativa per la produzione di farine di pregio e di gusto, poiché questo tipo di macinazione permette di conservare il germe, la parte più nobile del seme, al contrario del metodo industriale, che raffina, surriscalda e quindi impoverisce le farine di vitamine e proteine.
Il mulino sarà situato a Castiglione d’Otranto, dove un nutrito gruppo di giovani contadini ha intrapreso un percorso di riscoperta delle colture tradizionali del Salento. Questo percorso ha permesso di far tornare attivi 15 ettari di terre che erano abbandonate e di dare vita, grazie all’attivismo della Casa della Agriculture Tullia e Gino, ad appuntamenti di grande valore culturale e sociale come la Notte Verde. Il Consiglio Regionale, dunque, nell’approvare questo investimento simbolico ha anche voluto lanciare un segnale a questi giovani che hanno deciso di dedicare la loro energia all’agricoltura. I loro sforzi vanno sostenuti, anche per evitare che la loro intelligenza e le loro idee possano prendere la strada dell’emigrazione.
Articolo pubblicato in origine su TagPress