Warning: Attempt to read property "post_excerpt" on null in /home/mhd-01/www.salentometropoli.it/htdocs/wp-content/themes/morenews/single.php on line 53
La blues therapy (d’ora in avanti “b.t.”) non è la terapia della tristezza, bensì la terapia del blues. Si tratta di un’applicazione terapeutica finalizzata al recupero di musicisti entrati in oscuri tunnel apparentemente senza uscita.
Ad oggi non è ancora possibile stilare delle categorie patologiche, per cui occorre adattare la terapia alle caratteristiche sintomatiche, personali e attitudinali che presenta ogni singolo paziente. Insomma la terapia è da personalizzare.
Il nome “b.t.” si deve ad un mio paziente (che per ragioni di privacy non cito), il quale ha sintetizzato con questa locuzione inglese una mia espressione equivalente in lingua italiana.
La b.t. va bene anche per chi non suona, con gli opportuni adattamenti, considerando che sono solo ascoltatori e non anche esecutori. L’arte non si rivolge solo agli artisti. Ma l’arte ha bisogno di essere apprezzata. La b.t. può fornire degli ottimi strumenti per apprezzare meglio la musica. E ce ne sarebbe un gran bisogno.
Quando è opportuno intervenire?
Ci sono delle figure sintomatiche piuttosto evidenti che rendono necessario un intervento. Laddove questo non si riveli necessario, la b.t. è comunque consigliabile in quanto non ha controindicazioni, anzi…..
Le principali figure sintomatiche sono le seguenti:
- cattivo uso delle dinamiche, poca sensibilità al tocco;
- cattivo uso delle principali tecniche espressive;
- uso anomalo dei virtuosismi;
- difficoltà espressive;
- mancanza di creatività;
- monotonia;
- assenza o deficienza del senso ritmico;
- assenza o deficienza di senso del suono (cattiva cura delle timbriche);
- difficoltà ad improvvisare;
- eccessiva dipendenza dallo spartito;
- tendenza abnorme a memorizzare le parti;
- assenza o deficienza di pause durante l’esecuzione;
- evidente frattura con il lato artistico della musica;
- …………………
Ne è principalmente soggetto chi studia esclusivamente musica classica e generalmente chi si chiude intorno ad alcuni generi musicali (ad es. metal, tarantelle, ecc…) o ad un numero limitato di artisti (o presunti tali); o ancora i fanatici della tecnica.
Il principio attivo
Il blues nella musica ha un’importanza fondamentale; non conoscere l’essenza del blues significa avere una cognizione pressoché superficiale della musica. E’ un po’ come guardare l’arcobaleno e distinguere due soli colori. Rimanendo sempre in tema, così come nel mondo dei colori esistono 3 colori primari, che combinati insieme danno un numero indefinito di sfumature e tonalità, nella musica esistono tre generi fondamentali che combinati insieme danno vita ad un numero altrettanto indefinito di sottogeneri musicali. I generi fondamentali sono:
- classica
- popolare
- blues
Il blues, rispetto ai primi due, ha un origine più recente, risalente alla fine dell’800. Veniva suonato dagli schiavi africani che erano stati deportati nella “civilissima” America. In pieno stato di segregazione, l’unico modo che avevano gli schiavi, per comunicare tra di loro, era la musica.
Non vi ripeto tutta la storia, basta cercare. Col passare degli anni il blues ha straripato dai campi di lavoro, arrivando a diffondersi dappertutto, sia allo stato puro, sia contaminando i generi “autoctoni”.
Il blues, in poco più di un secolo, ha consentito di dare vita ad una serie innumerevole di (sotto)generi. Faccio alcuni esempi:
- jazz (inclusi swing, be-pop, dixieland, new orleans)
- rock’n’roll
- country
- beat
- rock-blues
- hard-rock
- funk
- soul
- discomusic
- metal
- raggae
- ska
- rap
- …….
Il blues, rispetto alla musica classica, ha il pregio di avere poche regole e di lasciare la massima libertà d’espressione al musicista e di renderlo cosciente di tutti gli elementi della musica (melodia, armonia, ritmo, timbro).
Studiare musica classica è molto importante, ma la rigidità delle regole, la complessità strutturale il più delle volte “ingessano” il musicista, il quale non riesce a suonare senza uno spartito davanti.
La musica popolare, invece, almeno nella sua dimensione essenziale, limita il ruolo di musicista, che sovente non fa altro che “accompagnare” un canto.
E’ per queste ragioni che preferisco la terapia del blues.
Un musicista che conosce il blues, si nota; e, forse, si nota di più uno che non lo conosce. A mio avviso una delle ragioni della decadenza qualità della musica degli ultimi è costituita dalla mediocrità di molti musicisti, che spesso hanno dalla loro solo carisma, immagine, ma scarso bagaglio artistico.
Ma, si avverte, il musicista completo non è quello che ascolta o suona solo blues.
Come si può intervenire?
Fase preliminare
Non ci sono particolari difficoltà allorquando il paziente è cosciente del suo problema ed è fortemente motivato, in quanto dimostra viva collaborazione.
Accade spesso, però, che il paziente è sì, cosciente, ma è molto scoraggiato. Si dovrà quindi intervenire motivandolo, facendogli prendere coscienza dei miglioramenti che potrà conseguire se userà pazienza e impegno.
Notevoli difficoltà potrebbero incontrarsi se il paziente non ha coscienza del proprio stato patologico. In questi casi occorre stimolare la sua voglia di migliorarsi e di emulare i propri idoli; cosa che richiede un attento esame del profilo musicale e personale del paziente. Bisogna, ad ogni modo, affidarsi alla propria inventiva.
I fase
Superata la fase preliminare, è possibile la somministrazione.
Il terapista deve aver cura di scegliere dei brani che ritiene, in base al profilo del paziente, abbiano maggiore probabilità di essere recepiti. Dalla reazione del paziente alle prime somministrazioni il terapista deve trarre una serie di informazioni, sulle quali basare le successive somministrazioni.
II fase
Quando il paziente manifesterà interesse, apprezzamento; quando sembra essersi sintonizzato con il blues si può passare, quindi, all’attività didattica.
Questa dev’essere prevalentemente pratica. E’ controproducente riempire di nozioni teoriche il paziente. Ricordiamo che questi va, prima di tutto, disintossicato e recuperato.
Il terapista in questa fase, ha anche l’importante compito di evidenziare la scelta del suono (dallo strumento fino all’ultimo elemento della catena, plettro o bacchette comprese), l’importanza del tocco, il ritmo, la struttura del brano, l’esecuzione (sia ritmica che solista), l’Improvvisazione.
III fase
Dopo questa fase, con gradualità si può passare ad uno studio più approfondito, allargando il novero degli artisti e dei brani, studiandone le diverse sfumature, le influenze ricevute e prodotte, la fusione del blues con gli altri generi, ecc…
L’attività è simile a quella oggetto della II fase, ma molto più approfondita.
Il successo non è garantito, ma la terapia, se applicata bene, ha ampie possibilità di riuscita.
Attenzione, comunque, a non forzarne l’applicazione, perché potrebbe ottenersi il risultato opposto. La terapia va somministrata a piccole dosi, commisurate alla ricettività del paziente. Richiede spesso tempi lunghi.
(pubblicato sul blog personale live spaces ad agosto 2007, nonché sul sito www.accordo.it l’8 aprile 2008)