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Attualmente ne parlano tutti e il nostro è un paese appassionato di droni. Non si tratta ancora di un fenomeno che potremmo definire “di massa”, ma possiamo sicuramente affermare che stanno avendo una diffusione crescente ed importante.
Questa nuova tecnologia, nonostante il boom che sta vivendo oggi giorno, non è però nata ieri. Era il 1918 quando il primo velivolo autopilotato venne sperimentato in Italia. Il suo nome era “Torpedine aerea” ed è stato studiato per l’impiego a fini militari. Il loro successo è arrivato circa un secolo dopo, convertendosi nei protagonisti di un vero e proprio boom.
Cosa li ha resi così popolari?
In primis possiamo affermare che si tratta di ragioni prettamente economiche. Negli ultimi tempi la crisi e la disoccupazione ha indotto molti italiani a pensare che questi velivoli potessero essere utili per inventarsi un nuovo lavoro. Sono migliaia le macchine volanti, di varie tipologie e prezzo, che sono state vendute in tutta la penisola, mentre intanto cresceva il numero delle scuole di pilotaggio. Tuttavia, il fenomeno, sembra essersi ridimensionato: basta pensare ai negozi di compro-oro o delle sigarette elettroniche.
Le cose non sono così semplici come sembra: infatti, dedicarsi ad un’attività imprenditoriale che abbia a che fare con i droni, comporta l’osservazione di norme rigide contenute nel Regolamento dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC) e non solo. Il mercato, non ancora maturo, è caratterizzato da molto abusivismo. Eppure attualmente in Italia si contano quasi un migliaio di operatori per le cosiddette “operazioni critiche” e oltre tremila per le “operazioni non critiche” (le prime con il sorvolo di aree urbane e assembramenti di persone, le seconde senza).
Impiego dei droni: Settore professionale vs Settore amatoriale
Rappresentano ormai una presenza costante nei servizi fotografici per i matrimoni e nelle produzioni tv e cinematografiche. Vengono inoltre impiegati per la gestione delle aree urbane con l’aerofotogrammetria, per il monitoraggio di grandi infrastrutture, in agricoltura, per il trasporto e nelle attività di polizia e della protezione civile. I droni professionali più utilizzati attualmente hanno un peso di alcuni chilogrammi e la maggior parte di questi vengono costruiti in Cina (DJI è il colosso cinese che controlla gran parte del mercato mondiale); sono dotati di videocamere e sensori. Siamo però in attesa di una nuova rivoluzione tecnologica rappresentata dall’implementazione di piccoli droni che pesano meno di 300 grammi, e che inoltre il Regolamento ENAC considera inoffensivi. Ciò significa che potranno essere utilizzati senza limitazioni.
Il settore amatoriale supera di gran lunga l’impiego dei droni rispetto al settore professionale. Negli ultimi anni sono stati decine di migliaia i mini-multirotori comprati solo per puro divertimento. Si tratta di una specie di aeromodellismo 2.0. L’interesse sta crescendo anche in ambito sportivo: si stanno infatti moltiplicando le corse di “drone racing<, che vedono l’impiego di droni super-veloci i quali si inseguono su appositi circuiti guidati da piloti che indossano speciali video-occhiali.
Quanti droni vengono venduti in Italia. Cosa riserva il futuro?
Uno studio recente pubblicato su Meteoweb ha rivelato che le vendite di droni quadricotteri, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2016, sono aumentate del 16%. I più venduti vengono utilizzati per effettuare riprese e recupero immagini. Il 46% dei droni acquistati sono dotati di fotocamera e GPS congiunti; il 26% è dotato di sola fotocamera. In netto distacco troviamo droni professionali di vario genere: mini droni e droni da gara. Il 44% degli acquirenti ha tra i 25 ed i 34 anni ed è un hobby prevalentemente maschile (92% degli acquirenti).
Sicuramente i droni, non solo volanti, ma anche terrestri e marini, saranno sempre più diffusi e sofisticati. un po’ come è avvenuto per i telefoni cellulari: pesanti ed esclusivi nei primi tempi, minuscoli e di massa oggi.
Articolo pubblicato in origine su TagPress