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Nuovo rinvio su domanda di prestito da 1,5 miliardi. No TAP: “Il progetto vacilla”. Necessari approfondimenti su impatto climatico e sociale.
La Banca Europea degli Investimenti (BEI) ha deciso nuovamente di rinviare la richiesta di finanziamento del progetto di gasdotto TAP, da 1,5 miliardi di euro. Si tratterebbe del quinto rinvio, su una richiesta presentata nel 2015 dalla società svizzera.
Se ne discuterà nuovamente non prima di febbraio 2018, circostanza che mette TAP in ulteriore difficoltà, dal momento che entro il 2019 il gasdotto dovrebbe essere completato per entrare in esercizio nel 2020.
Ma a pesare come un macigno, più che questo ulteriore rinvio, sono le motivazioni della mancata decisione, che metterebbero in serio il rischio l’accoglimento della domanda di finanziamento.
Le criticità da approfondire
Gli aspetti critici sono articolati principalmente in quattro punti: climatico-ambientale; pericolosità e impatto sanitario; violazione dei diritti umani e impatto sociale sulle comunità locali, rispetto del cronoprogramma.
Secondo quanto pubblicato su bankwatch.org, erogare un massiccio prestito pubblico a favore di un progetto che prevede il trasporto di combustibile fossile sarebbe incoerente con la partecipazione della stessa BEI al Summit One Planet di Parigi (conferenza sul clima), in occasione del quale la banca si è impegnata nuovamente ad allineare la sua politica finanziaria all’accordo sul clima di Parigi.
Il progetto TAP e quelli riguardanti l’intero Corridoio Sud del gas, in secondo luogo – si legge su bankwatch.org – servirebbero a sostenere“regimi corrotti che calpestano i diritti umani”. La BEI infatti non potrebbe finanziare progetti che coinvolgano Paesi che violano i diritti umani e in questo progetto è coinvolta la Repubblica dell’Azerbaijan, definita da numerose organizzazioni internazionali come stato autoritario che viola i diritti umani e le libertà fondamentali, dietro ad una democrazia di facciata.
Per quanto riguarda la sicurezza, “la tragica notizia di oggi dell’esplosione di gas a Baumgarten, in Austria, dimostra che questi i gasdotti aumentano il pericolo e la vulnerabilità, non la sicurezza energetica europea.”
Un altro aspetto che la BEI dovrà valutare è il rispetto del cronoprogramma e anche su questo TAP non è messa molto bene, in quanto ha accumulato oltre un anno e mezzo di ritardo. Entro il 16 maggio 2016 avrebbe dovuto partire con la realizzazione del microtunnel e del pozzo di spinta. Cosa che non sarebbe ancora avvenuta.
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Decisiva la cittadinanza attiva e le organizzazioni per la difesa dei diritti umani e dell’ambiente
A generare questa situazione di stallo, che potrebbe tradursi in un diniego del prestito, sarebbe stata la pressione esercitata dalla società civile, dalla cittadinanza attiva, sia a livello locale che a livello europeo.
Infatti, negli ultimi giorni oltre 4000 persone in tutta Europa hanno chiesto alla BEI e ai suoi amministratori di non finanziare TAP e in questi anni sono state diverse le relazioni sui diritti umani in Azerbaijan, sugli impatti a carico delle comunità locali lungo tutto il corridoio, inviate dalle associazioni per la tutela dei diritti umani e dell’ambiente.
Un altro argomento utilizzato dagli oppositori di TAP è quello del ritardo accumulato dalla multinazionale svizzera.
Il Board of Directors, l’organo della BEI chiamato a discutere del finanziamento, è composto da 29 membri, uno per ogni Paese che fa parte dell’Unione Europea. Il “peso” del voto dipende dalla quota di capitale posseduto. L’Italia è tra i primi quattro maggiori azionisti della banca.
Il delicato dibattito intorno alla scelta se concedere o meno il cospicuo prestito a TAP giunge proprio in un periodo di svolta per il futuro dell’energia e del clima, nell’ambito del quale la Banca Mondiale si è impegnata a terminare i finanziamenti per la prospezione di petrolio e gas e progetti di estrazione del gas.
E in questo contesto la BEI avrebbe riconosciuto “la miriade di problemi” che presenterebbe il progetto TAP. Va detto che la banca non ha formalmente accolto nessuna di queste eccezioni, ma ha ritenuto di dover approfondire la questione, in considerazione di tutti questi aspetti critici, decidendo quindi di dover discutere ulteriormente prima di deliberare su un prestito così importante e controverso. Se ne riparlerà non prima di febbraio 2018.