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Si chiede chiarezza su regolarità tecnica e procedimentale, su singole attività propedeutiche al concreto avvio dei lavori di TAP. Presentata anche interrogazione sui costi sostenuti dell’ordine pubblico.
“Dopo la presentazione di due interpellanze urgenti rimaste inascoltate e di innumerevoli interrogazioni, dopo sopralluoghi, manifestazioni, missive, accessi agli atti e chi più ne ha più ne metta, la nostra battaglia contro TAP continua. Per questo, ho depositato la proposta di istituire una commissione di inchiesta su questo gasdotto destinato a incidere irreversibilmente sul territorio pugliese”: così in una nota la Senatrice salentina Daniela Donno (M5S), Vice Presidente della Commissione Diritti Umani.
“Chiediamo che sia fatta chiarezza sulle singole attività propedeutiche al concreto avvio dei lavori e sui vari profili di regolarità tecnica e procedimentale. E che venga accertata – prosegue la Senatrice – la tempestività delle azioni poste in essere dalle Istituzioni centrali, regionali, o locali, per capire fino a che punto si sia effettivamente salvaguardato e protetto il territorio e per individuare, una volta per tutte, eventuali omissioni”.
“Vanno appurate tutte le responsabilità del caso – aggiunge – dall’effettiva adozione di tutte le misure idonee a proteggere le praterie di Posidonia e Cymodocea nodosa fino alla questione legata ai forti disagi, anche economici, sofferti dai proprietari dei terreni agricoli ricadenti o limitrofi alle aree di cantiere, a causa dei danni ai raccolti e ai connessi mancati introiti. Se TAP pensa di agire indisturbata, distruggendo le nostre coste, il nostro mare e le nostre campagne, si sbaglia di grosso, noi continueremo a lottare pacificamente, fuori e dentro le Istituzioni” conclude la pentastellata.
Due settimane fa la stessa Senatrice aveva presentato un’interrogazione indirizzata ai Ministri dell’Interno e dello Sviluppo Economico per chiedere lumi “sui costi sostenuti e su quelli programmati in riferimento alla politica di sicurezza e di difesa adottata in questi giorni sul cantiere TAP e sulle aree limitrofe, che starebbe mettendo in atto “un terrorismo psicologico e materiale sulla cittadinanza, con tanto di assetti antisommossa e zona rossa realizzata a protezione del cantiere, cinturata con barriere antisfondamento sormontate dal filo spinato a lama piatta”.
“Questo innaturale e sproporzionato dispiegamento di uomini – aggiunge Daniela Donno – non solo sta comprimendo i diritti e le libertà dei singoli cittadini, ma avrà anche pesanti effetti in termini di costi. Il Governo tiri fuori tutte le cifre di questo assurdo piano di militarizzazione e dia conto di come vengono spese le risorse pubbliche”.
Nel frattempo l’ordinanza prefettizia che assegnava nella disponibilità delle forze dell’ordine l’area circostante i terreni interessati dalle operazioni TAP non è stata rinnovata, mentre il filo spinato e i jersey sono stati smantellati, ma l’imponente servizio di ordine pubblico non è cessato e non cesserà ora. Quanto sarà costato e quanto costerà ancora ai cittadini?
Articolo pubblicato in origine su TagPress