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Indagata anche TAP: ipotesi truffa e violazione normativa Seveso su rischi incidenti rilevanti. Nei giorni scorsi la Procura aveva aperto un fascicolo parallelo sui carotaggi di ottobre.
I lavori per il gasdotto vanno avanti, ma la riapertura delle indagini, da parte della Procura di Lecce sull’intera vicenda non fa passare sonni tranquilli ai diretti interessati, soprattutto se si considera che a febbraio la BEI dovrà di nuovo riunirsi per decidere se concedere il finanziamento da 2,5 miliardi a TAP.
La pendenza di più inchieste penali parallele di certo non gioca a vantaggio della multinazionale svizzera.
E infatti la Procura ha aperto un nuovo fascicolo relativo ai carotaggi effettuati a fine ottobre 2017 tra le contestazioni in nella pineta di San Basilio e in un sito nei pressi del fitodepuratore di Melendugno.
Secondo la Commissione tecnica del Comune di Melendugno, si sarebbe trattato di operazioni che avrebbero dovuto essere realizzate già in fase di VIA per sondare le condizioni del sottosuolo e invece sono state condotte in un momento successivo. Inoltre queste rilevazioni sarebbero state già effettuate circa 2 anni e mezzo prima e non si comprenderebbe la necessità di questa ripetizione.
La Procura, rappresentata dalla PM Paola Guglielmi, vuole accertare se sono stati commessi eventuali reati nell’esecuzione di queste operazioni.
Le indagini riguardano il rispetto dei termini temporali e le modalità previsti dalle autorizzazioni concesse a TAP. Inoltre si dovrà accertare se i piezometri utilizzati fossero regolari.
Il braccio operativo dell’attività inquirente è rappresentato dai carabinieri del NOE (Nucleo operativo ecologico), che già in precedenti occasioni erano stati inviati per svolgere alcuni accertamenti per conto della Procura di Lecce relativamente a TAP.
Furono loro in un verbale a certificare, in data successiva al 16 maggio 2016, che non era presente alcun cantiere relativo alla costruzione del gasdotto. Ma tanto la Procura, quanto il GIP di Lecce, disattesero il contenuto del verbale del NOE e sostennero che i lavori erano partiti regolarmente, archiviando così l’inchiesta.
Anche questo aspetto sarebbe nuovamente al vaglio della Procura dopo la richiesta di riapertura delle indagini presentata da 8 Sindaci della provincia di Lecce.
La Questione Seveso: emessi 4 avvisi di garanzia
La notizia di oggi riguarda gli avvisi di garanzia (o, più correttamente, informazioni di garanzia) notificati al country manager di Tap Italia, Michele Mario Elia, alla rappresentante legale di TAP Italia, Claudia Risso, al Direttore generale delle Infrastrutture energetiche del ministero dello Sviluppo, Gilberto Dialuce e alla stessa società TAP, che pertanto risultano formalmente indagati.
L’emissione degli avvisi di garanzia è strettamente legata alla richiesta di incidente probatorio avanzata dalla Procura al GIP di Lecce, con la quale si manifesta anche la necessità di nominare quali consulenti tecnici un esplosivista, ingegnere impiantistico ed un urbanista.
L’incidente probatorio è una procedura che anticipa la formazione della prova alla fase delle indagini preliminari. In questo modo la prova si “cristallizza”, non potrà più essere ripetuta e potrà essere utilizzata in processo in caso di rinvio a giudizio. La notifica delle informazioni di garanzia agli indagati permetterà loro di partecipare alle operazioni con facoltà di nominare dei periti di parte.
La questione è legata all’esenzione del progetto TAP dall’applicazione della normativa Seveso.
Ipotesi di reato: truffa, omissione informativa di sicurezza
Le ipotesi di reato per le quali si procede sono truffa e violazione dell’articolo 27 del decreto legislativo n. 334/99 (norma di attuazione della Direttiva Seveso), riguardante l’omissione di fornire informazioni sulla sicurezza.
TAP, come noto, ha ottenuto l’esenzione dall’applicazione delle speciali misure di sicurezza imposte dalla normativa Seveso, finalizzata a ridurre il rischio di incidenti rilevanti.
Le precedenti indagini furono archiviate in quanto la condizione per l’applicabilità di questa normativa era legata alla quantità di gas stoccato nella centrale PRT del TAP. La soglia massima consentita era di 50 tonnellate, mentre TAP ha fornito documenti che attestavano lo stoccaggio di 48,6 tonnellate di gas, quantità comunque prossima al limite.
Tuttavia non era stata considerata, in questa valutazione, la centrale SNAM che dovrebbe sorgere a ridosso del PRT di TAP, complementare al progetto della multinazionale svizzera, che dovrebbe spingere il gas di TAP verso la centrale SNAM attraverso l’opera di Interconnessione (ancora in fase progettuale), lunga circa 55 chilometri, da Melendugno a Mesagne, passando per circa 8 Comuni.
La quantità di gas totale presente nell’area potrebbe quindi essere ben superiore alle 50 tonnellate richieste per l’applicazione della Seveso.
Inoltre all’interno del PRT dovrebbe essere tenute anche ingenti quantità di gasolio da utilizzare per l’alimentazione dei gruppi elettrogeni.
All’esito dell’incidente probatorio potrebbero derivare conseguenze anche a livello autorizzativo, con la possibilità anche di arrivare alla sospensione dei lavori e alla ripetizione della procedura di valutazione di impatto ambientale. In questo modo il rispetto del termine per l’entrata in esercizio del gasdotto (2020) diventerebbe sempre più lontano.
Articolo pubblicato in origine su TagPress